Come appariva ormai abbastanza chiaro, salvare contemporaneamente promesse e faccia è risultato praticamente impossibile. Scriviamo quando la trattativa è ancora ben lontana dall’essersi conclusa felicemente, ma comunque il punto di caduta sembra confermare quello che era stato sempre smentito, con una certa leggerezza, dai leader di maggioranza. Si cede un po’ su tutto.
Detto che un compromesso va trovato e che il compromesso è parte stessa dell’arte della politica, fa un po’ tenerezza quel cercare di mantenere il “quattro”, nel livello di deficit trattato con la Commissione. Quasi un monumento alla memoria delle granitiche certezze e promesse che furono…
A parte questo, poco più che un riflesso condizionato, emerge la sostanza: la Commissione Europea e il suo presidente, a lungo indicati come arcigni difensori dei numerini, contro l’interesse italiano, sono diventati il partner pressoché unico, in un’inevitabile e vitale trattativa. Staremo a vedere come verranno preservati i delicati equilibri, all’interno della maggioranza, ma resta il fatto che il governo abbia trovato una sponda proprio in coloro che aveva additato pubblicamente come avversari dichiarati. Forse un po’ più di prudenza, da questo punto di vista, non avrebbe guastato. Dei supposti amici della prima ora, posizionati tutti ad est Europa, non si hanno più tracce.
Con la prudenza del caso, visto che ancora tutto può accadere, altre conseguenze positive sembrano profilarsi all’orizzonte: evitare al Paese, oltre che la procedura d’infrazione, mesi di fibrillazioni elettorali, di cui nessuno sente il bisogno, nonché l’emergere della figura del presidente del Consiglio. Dovesse portare a casa la trattativa, per la prima volta Giuseppe Conte potrebbe intestarsi un ragguardevole risultato politico ed economico, in buona autonomia rispetto ai due vicepremier. Non necessariamente una brutta notizia anche per Salvini e Di Maio.
C’è da augurarsi, a questo punto, che tutti sappiano rinunciare a qualcosa, compreso un pezzettino di faccia oggi, per risultati decisamente più importanti domani.