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Trasformiamo il successo di Milano nella ripresa dell’Italia

Nessuna sorpresa. Il primo, storico trionfo di Milano e della sua provincia, nella tradizionale classifica del Sole 24 Ore, è solo la certificazione di una realtà, che chiunque osservi l’Italia non può non conoscere già. Milano svetta, al di là dei tecnicismi delle categorie, che fra 12 mesi potrebbero riportarla in seconda o terza posizione, per una vera e propria specificità: è l’unica città di respiro europeo d’Italia. Un respiro forte, ma soprattutto diverso da quell’aria un po’ rassegnata che si avverte in troppi angoli dello stivale.

Si potrà obiettare che un’affermazione del genere risulti quasi un luogo comune, ma talvolta i luoghi comuni riflettono banalmente un dato di fatto. Milano, sfruttando il poderoso volano di Expo 2015, ha inanellato una serie di scelte di lungo respiro positive e vincenti. Lo ha fatto, ed è un unicum nel nostro Paese, a prescindere dal colore politico dell’amministrazione locale. L’aver confermato le scelte fatte, resistendo alla tentazione di sostituire la strategia con l’ideologia, è probabilmente risultato il cemento del rilancio. Milano offre, ai propri cittadini innanzitutto e poi agli investitori stranieri o italiani, un quadro di certezze e di coerenza. Esattamente ciò che l’Italia, nel suo complesso, fatica sempre di più a garantire. Nulla è casuale. Questo è un altro, decisivo insegnamento della crescita esponenziale della città.

Il genio e lo stellone italici non bastano. Sono stati presupposti del successo del nostro Paese, l’unico ad essere riuscito a trasformarsi, in una sola generazione, da realtà agricola in potenza industriale. Nel mondo di oggi, però, vanno sostenuti e integrati: Milano ce lo dice ad alta voce, quasi lo urla. È legittimo il dubbio che il resto d’Italia sia in grado di sentire.

Iniziativa privata, voglia di fare, elevata competitività, amministrazione efficiente, inclusione sono gli ingredienti del boom. Ho già avuto modo di scrivere da queste pagine, però, di come Milano debba resistere alla tentazione del suo stesso successo: far da sola, alla lunga, potrebbe spezzarle il fiato. Vivere con fastidio la lontananza ideale e materiale dalla capitale e dalle aree del Paese meno sviluppate finirebbe con l’inaridire l’entusiasmo di oggi. È un difficilissimo equilibrio, per una città che ha avuto in sorte la missione di rappresentare la punta di diamante del Paese. Un ruolo che, in un contesto storico completamente differente, Milano seppe ricoprire. Non resta che accogliere di nuovo la sfida, in un terzo millennio così difficile da interpretare, ma anche ricchissimo di opportunità.

Trasformare il successo di una città nella ripresa dell’Italia, dovrebbe diventare l’ossessione di tutti. Sappiamo come si fa, non è il momento di egoismi e ripicche. Nelle vere squadre, si vince e si perde insieme.

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