Inizia ad esserci un progressivo miglioramento nelle strategie di controllo dei tumori a livello globale. Ma il caso italiano si configura come un’eccellenza in grado di distinguersi dagli altri Paesi.
Questi risultati sono stati presentati martedì 4 dicembre al Senato nel corso del convegno “Il complesso paradigma assistenziale e gestionale delle patologie tumorali. Pazienti, caregiver, clinici, istituzioni e accademia a confronto, per soluzioni sostenibili e percorsi strutturati”, promosso da FAVO e organizzato da MA Provider, con il contributo non condizionato di Mylan.
A fronte di un’incidenza sostanzialmente invariata con 370-380mila casi di tumore l’anno, in Italia, la mortalità, che negli anni precedenti tendeva ad aumentare, negli ultimi 5 anni ha raggiunto un plateau. Diverse le ragioni: l’informazione sulla prevenzione primaria, un corretto stile di vita, i risultati degli screening, le nuove terapie. L’effetto benefico di questi elementi è stato di portare quasi 3 milioni e mezzo di cittadini italiani malati ad avere nuove chance di vincere la lotta contro il cancro e in alcune casi a superare la malattia. Come sanità pubblica italiana abbiamo i migliori tassi di sopravvivenza dell’Europa occidentale.
“Questi risultati li abbiamo raggiunti su 11 tumori tra i 17 esistenti” afferma il dott. Carmine Pinto, direttore dell’Unità Operativa di Oncologia Medica del Clinical Cancer Center di Reggio Emilia. “In alcuni casi i risultati sono particolarmente brillanti: riscontriamo percentuali di sopravvivenza fino al 90% per la prostata e all’85% per la mammella; per altri, come pancreas, epatocarcinoma, polmone, le possibilità di sopravvivenza devono ancora essere migliorate, ma la ricerca promette sviluppi positivi. Serve dunque una nuova visione della sanità pubblica in tema di oncologia: l’esigenza infatti sta diventando quella della riabilitazione di questi malati, non solo fisica, ma anche per ciò che concerne altri aspetti, come la fertilità o le tossicità a lungo termine. Sono temi ancora oggetto di studio, in quanto prima non erano immaginabili queste possibilità di sopravvivenza”.
“Gli italiani vivi dopo una diagnosi di tumore sono circa 3 milioni e mezzo, pari al 5% della popolazione” afferma il Prof. Francesco De Lorenzo, Presidente della Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia – FAVO. “Di questi, il 30% è guarito mentre un altro 20% convive con la malattia per un periodo sempre più lungo. Pertanto, è crescente il numero di persone che sopravvivono con pensioni di invalidità e inabilità con gravissime conseguenze sul piano della sostenibilità previdenziale e della produttività”.
Una grande vittoria per la scienza e per la medicina, ma anche il principio di nuove sfide per il Sistema Sanitario Nazionale. Emergono infatti nuovi bisogni e altri diritti sociosanitari che vanno assicurati ai malati di cancro per un ritorno alla vita normale e produttiva, a cominciare dalla riabilitazione oncologica precoce, oggi negata. La continua evoluzione di contesto rende necessario individuare nuovi approcci gestionali globali, capitalizzando le esperienze specifiche di tutti gli attori di sistema, paziente e caregiver in primis, giacché appaiono cruciali ruolo e contributo di 5 milioni di persone che si prendono cura direttamente dei malati, con 33% di disabilità e inabilità riconosciute dall’INPS. In questo quadro rientra anche il Disegno di Legge, a cui ha contribuito anche FAVO, su “Disposizioni in materia di caregiver familiare”, attualmente in discussione nella Commissione Lavoro del Senato, di cui è prima firmataria la Senatrice Roberta Toffanin.
Un’opportunità essenziale per l’ottimizzazione dell’efficienza dei Sistemi Sanitari ed assistenziali deriva poi dallo sviluppo e dall’utilizzo dei farmaci biosimilari. “Proprio l’impatto in termini di costi sociali ci deve far riflettere sulla necessità di ampliare e accelerare l’accesso alle cure efficaci” aggiunge il prof. Francesco Saverio Mennini, Direttore EEHTA – Ceis, Facoltà di economia Università di Roma “Tor Vergata”. “Tra il 2009 e 2015, infatti, sono state fornite 22,7 mln di prestazioni riferite alle neoplasie da parte dell’INPS. La spesa totale calcolata in questo periodo per le malattie neoplastiche, fornite e supportate dall’INPS ammonta a circa €14 mld (pari al 19% del totale spesa per disabilità fornita dall’INPS) così suddivise: 48.8% alle pensioni, 32.5% all’invalidità e 18.7% all’inabilità. L’utilizzo anche dei biosimilari potrebbe aiutare ad accelerare l’accesso alle terapie efficaci ed anche a liberare risorse da poter impiegare per finanziare l’arrivo delle terapie innovative”.