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Gli interessi politici dietro i negoziati per la manovra. L’analisi di Xinhua

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Non ci sono ancora certezze sui numeri della legge di bilancio per il 2019. Il premier Giuseppe Conte, uscendo dal vertice sulla manovra che si è svolto ieri sera con i vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio, ha risposto “vediamo” alla domanda se domani si chiuderà la trattativa con l’Europa su un taglio del deficit-Pil del 2019 dal 2,4% al 2,04%. I due vicepremier, invece, hanno rimandato a Conte. Che cosa succederà? “Parla il presidente del Consiglio”.

Invece, forse qualcosa sta già accadendo. Un’analisi pubblicata dall’agenzia Xinhua sostiene che la manovra di bilancio del 2019 dell’Italia ha già importanti conseguenze economiche. Il governo Lega-Movimento 5 Stelle e la Commissione europea continuano le trattative, ma la situazione di stallo resta ed è questa la causa principale della lenta crescita economica del Paese. Indicatore che ha un impatto diretto sul rating dell’Italia da parte della Banca centrale europea.

“Il governo del primo ministro Giuseppe Conte e l’esecutivo dell’Unione europea sono stati trincerati nelle loro posizioni sul progetto di bilancio per settimane […] Ci sono state diverse segnalazioni di potenziali accordi, ma le due parti rimangono in disaccordo – si legge su Xinhua -. È probabile che la situazione cambi presto. La legge italiana prevede che il bilancio venga completato entro il 23 dicembre”.

Tuttavia, i problemi restano. L’economista dell’Università Bocconi di Milano, Carlo Altomonte, ha spiegato all’agenzia cinese che il nodo centrale è la crescita economica: “Se l’economia crescesse di più, questi problemi relativi ai deficit diventerebbero molto meno significativi”.

Il governo afferma che il deficit elevato contribuirà a stimolare la crescita economica, ma purtroppo questo non è stato in grado di farlo. “Rendimenti più elevati, innervosiscono gli investitori, aumentano i costi di finanziamento del governo e agiscono come un freno alla crescita spingendo i tassi d’interesse più in alto”, aggiunge l’analisi.

Per Cesare Imbriani, economista dell’Università La Sapienza di Roma, sostiene che l’ostacolo principale tra l’Italia e la Commissione europea è più politico che economico: “Nessuna delle due parti vuole arrendersi per motivi politici […] Non si può vedere un arretramento, entrambi le parti devono giocare con la linea dura […] In Italia c’è una mancanza di volontà politica per fare scelte difficili che avranno un impatto reale sulla crescita. Le priorità sono politiche”.

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