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Il partito dei cattolici o quello dei vescovi? Di fatto, c’è già il manifesto

pell iom paolo vi becchetti

La notizia bomba è deflagrata nei giorni scorsi, dopo l’indiscrezione uscita sul quotidiano La Repubblica. Un partito dei cattolici appoggiato dai vescovi? Innegabile che il tema sia all’ordine del giorno. Da tempo si assiste infatti a un crescendo di appelli del mondo ecclesiastico all’impegno diretto nell’agone politico del Paese, e le soluzioni avute finora hanno dato come risultato, prima su tutte, la caratteristica della frammentarietà. Quindi la dispersione delle energie. Così la miccia del dibattito si è accesa, e alle parole del vescovo emerito di Prato Gastone Simoni, in cui si mette in primo piano il noto “Appello ai liberi e ai forti” di don Luigi Sturzo del quale nel prossimo 18 gennaio ne cade il centenario, hanno fatto seguito diverse reazioni. Editoriali, commenti, richieste di chiarimenti, molte sui canali social. Così il giornalista Giancarlo Infante, uno dei promotori del gruppo denominato “Insieme”, ovvero il soggetto al momento ancora allo stato embrionale ma a cui ci si riferisce, si fa avanti per diradare “la voluta confusione sul partito dei cattolici o dei vescovi”.

“Si tratta di dare vita ad una iniziativa politica capace di mettere insieme, su di una base paritaria ed inclusiva, altre associazioni e gruppi, ma anche le tante persone singole che in questi anni hanno pensato, e ancora stanno pensando, su come dare finalmente voce a quel filone ideale presente nel Paese che si collega ed incarna la tradizione popolare e democratico cristiana”, scrive il giornalista sul quotidiano Il Domani d’Italia, chiarendo che “non si tratta, così, di abbandonarsi acriticamente alla sola lettura dei titoli dei giornali perché nessuno è così sciocco e sprovveduto di pensare di  fare nascere il partito dei cattolici o, tanto meno, dei vescovi”. E spiegando che “la formula dell’associazione è, nel contesto attuale, la più perseguibile nell’immediato, la più aderente e conseguente a ciò che ci troviamo di fronte”.

È invece il quotidiano dei vescovi Avvenire a parlare, più nello specifico, di “una nuova associazione di impegno politico ancora in fase di strutturazione che conta già su circa 500 aderenti, espressione di tutte le aree del Paese”. L’evento di nascita, se così si può dire, è previsto per la mattinata di domani, Solennità della Immacolata Concezione di Maria, presso l’istituto di Santa Maria Bambina in via Paolo VI, ovvero a due passi dalla finestra da cui Papa Francesco reciterà l’Angelus. “Un’iniziativa spirituale”, specifica Infante a Formiche.net, sottolineando però che la “cosa più importante è che partecipano un ampio numero di gruppi e associazione invitate per cominciare a ragionare insieme”. Ovvero ci sarà nel pomeriggio, al termine della celebrazione eucaristica, l’occasione “per confrontarci e in un clima di amicizia scambiare le migliori nostre opinioni sugli appuntamenti che interpellano la nostra responsabilità di cristiani chiamati a declinare in politica la grammatica del bene comune”, come si legge nell’invito all’evento, con apposte le firme del vescovo di Velletri monsignor Vincenzo Apicella, del vescovo emerito di Prato monsignor Gastone Simoni e di don Gianni Fusco.

La scelta della data non è infatti un caso, “sia per fermo desiderio e auspicio che sotto la protezione della celeste Madre del Signore potremo sperare i migliori esiti sia richiamando che tutte o quasi le associazioni che sono di ispirazione cristiana e cattolica si affidano alla Vergine Maria”, è infatti scritto nel testo in cui si spiega che “l’incontro è aperto a quanti sono sensibili al richiamo che la Chiesa ci rivolge di farci costruttori di bene comune sia a quanti sono interessati a tradurre in azione politicamente condotta la propria responsabilità sociale”. Il che non deve però di certo sviare dal fatto che si tratta di un “movimento di laici cattolici”, come mettono in risalto i promotori, che nel frattempo hanno anche già stilato un vero e proprio documento politico-programmatico, a cui hanno contribuito anche economisti e intellettuali del calibro di Leonardo Becchetti e Stefano Zamagni. Che in questo modo risponde in maniera diretta agli incoraggiamenti, ad esempio, del presidente della Cei Gualtiero Bassetti o dal segretario di Stato della Santa Sede Pietro Parolin, ben evidenziati.

Nel testo del documento, un manifesto di 31 pagine con tanto di simbolo dell’associazione, un colorato fiore con dei personaggi stilizzati al posto dei petali, c’è di tutto, a partire dal titolo che recita “Cristiani impegnati per una nuova Italia. Rigenerare il lavoro, sostenere la famiglia, salvaguardare l’ambiente e la salute, rinnovare Scuola e cultura”. “Il lavoro, la questione economica, la famiglia, il sistema educativo e i giovani, lo sviluppo equilibrato e la lotta al degrado ambientale, la cooperazione internazionale e i problemi delle migrazioni”, sono i temi evidenziati subito dopo. Poi, “le trasformazioni economiche, sociali e politiche in atto nel mondo non sono ancora del tutto chiare e precisate per la loro dimensione sempre più planetaria”, “l’insicurezza, talvolta anche la rabbia” che “si diffondono perché sono state perse progressivamente fiducia e rispetto nei governanti ed appaiono messe in discussione anche tanta considerazione ed attese riposte nelle istituzioni”. E ancora, “l’avanzare del nuovo” che “allarga i quesiti sulla incompiutezza della democrazia sostanziale”, “le questioni delle libertà, del diritto e della sua applicazione”, “la necessità di operare per la cura e la ripresa delle relazioni tra le persone, le istituzioni, le entità naturali e spontanee che si organizzano ad ogni livello”.

Il “processo di globalizzazione”, la “rivitalizzazione delle istituzioni”, la “crescita complessiva del mondo”, la “quarta rivoluzione industriale”, il “principio di responsabilità”, la Pace. Oppure il “modificarsi dei valori di riferimento economico produttivi e del vivere civile”, il perduto “senso di un impegno civile basato su di un rinnovato spirito di convivenza, di ragionevolezza e di riaffermazione di valori e di consapevolezza etica”, la “questione giovanile”, il “problema dell’occupazione delle giovani e dei giovani, a partire da quelli delle regioni del Mezzogiorno”. Insomma, il discorso è lungo, articolato, ma soprattutto molto dettagliato, e l’idea che ne traspare è che la visione dei promotori è chiara, ben delineata. Si tratta solo di metterla a frutto, o meglio, di darle una forma compiuta. “La nostra ispirazione cristiana si concretizza in una partecipazione laicamente concepita in piena aderenza alla sostanza ed allo spirito della Costituzione che ha collocato il lavoro a fondamento del vivere comune. Lavoro inteso come il principale presupposto della dignità dell’essere umano e sua liberazione dal dominio del denaro, il quale deve servire e non governare”, è uno dei passaggi del testo.

Sfogliando ancora le pagine, si nota altresì che i temi sono affrontati con estremo realismo: dal problema di “migliorare lo Stato e le istituzioni” a quello di un “nuovo modello di sviluppo”, dalla “questione morale della politica” alla legge elettorale, dai “nuovi strumenti per il sostegno del lavoro” all’andare “oltre la logica degli 80 euro e del reddito di cittadinanza”, dal mettere “fuori la cattiva politica dai mondi vitali della società” fino alla “funzione etica e sociale della famiglia” e alla questione della “donna e la necessità di raggiungere un’autentica parità”, o al fatto che “bisogno di un ripensamento profondo del sistema scolastico”. “Fornire gli strumenti alle Forze dell’ordine, piuttosto che le armi ai cittadini”, è un altro capitolo. E ancora: “Ripensare il problema della salute ponendo al centro la Persona”, “il malato non deve essere vittima di visioni ideologiche”, “ripensare le politiche europee dell’immigrazione e della salvaguardia ambientale”. E in Europa, “cambiare tutto quello che non va, unica strada per reagire all’ostilità”, oltre a “pensare anche ai nostri interessi, tra cui quelli dell’ambiente”.

“Non si tratta di una presenza autoreferenziale, integralista e, certamente, non siamo animati da uno spirito di parte o clericale”, si evidenzia tuttavia in un’altro dei passaggi a conclusione del documento. “Siamo consapevoli del fatto che gli ultimi anni hanno dimostrato quanto l’assenza di questa voce, autonoma e specifica, sostenuta da un’intenzione costruttiva, capace di mettere insieme proposte economiche ed il richiamo a valori ideali e morali forti, abbia contribuito ad aggravare i problemi dell’Italia”, si legge poi giusto poche righe prima della spiegazione in cui si afferma, senza girarci troppo intorno, che “l’esperienza degli ultimi 25 anni, con la dispersione dei cattolici nei mille rivoli costituiti dalle diverse formazioni politiche nazionali, è sboccata solo nell’indifferenza, nella loro divisione e nella loro irrilevanza”. E che “nessuna di tali presenze, infatti, sembra aver portato frutti adeguati alle attese ed alle speranze nostre e a quelle degli italiani che, con noi, restano smarriti e preoccupati per il futuro delle nuove generazioni”. È così questa l’analisi definitiva, che porta i promotori ad affermare che “vediamo così necessario, nei tempi in cui ci è dato di operare, contribuire a portare la forza vivificatrice del cristianesimo nella Storia, al fine di concorrere a quello scatto di orgoglio necessario all’Italia che amiamo e che sentiamo più che mai nostra”.

Tutto questo perché “il Paese ha bisogno di un ripensamento ampio e profondo”, e per il semplice fatto che “crediamo necessario avviare un’iniziativa politica ispirata cristianamente, capace di riportare nella vita delle istituzioni, tra i gruppi sociali intermedi, nel sistema economico, tra le famiglie e le singole persone il senso della solidarietà e della volontà di realizzare più che distruggere, di convergere più che dividere”, è l’ultima constatazione, di certo condivisibile. Non ci resta perciò che aspettare, e vederne gli sviluppi.


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