Sembrava non se ne parlasse più ma all’ultima ora, su forte insistenza del Movimento 5 Stelle, sta per giungere un emendamento del governo alla legge di Bilancio con cui si introduce un “fondo risparmio sui trattamenti pensionistici elevati”. La relazione che accompagna l’emendamento non lo dice. Ma il “taglio”, secondo una tabella allegata al testo per precisare che le pensioni ritenute elevate verrebbero ridotte dal 10% al 20%, non viene neanche mascherato come un contributo (durerebbe cinque anni, dopo i tre di quello effettuato nel recente passato), ma sarebbe strutturale e servirebbe a finanziare le “pensioni di cittadinanza”.
Sembra che all’interno del ministero dell’Economia e delle Finanze si sia sollevato il nodo della dubbia costituzionalità della misura, ma il ministro del Lavoro avrebbe insistito facendo riferimento al “contratto di governo” dove, però, si fa riferimento al ricomputo delle pensioni che superano, al netto, i 5mila euro al mese.
I contratti, si sa, sono sempre imperfetti. Ne è consapevole chi tollera lavoro nero e la costruzione di edifici abusivi e chi resta in palese conflitto di interessi. Lo sanno anche i pensionati con trattamenti (ritenuti) elevati che sono pronti a reagire energicamente alla modifica di quello che la Corte Costituzionale ha sancito essere un contratto dato che ha affermato che la pensione è un salario differito.
Prima di vedere quali sono le mosse che prevedono di intraprendere coloro colpiti dalla misura è importante sottolineare che, secondo i calcoli dello stesso ministero del Lavoro, l’emendamento, se approvato, porterà al massimo risparmi di spesa dello Stato di 200 milioni e una perdita netta di gettito fiscale alle Regioni e ai Comuni che non dovrebbero restare indifferenti.
Perché allora il ministro del Lavoro si accanisce tanto pur sapendo che probabilmente la Corte Costituzionale annullerà, tra un paio di anni, il provvedimento e lo Stato sarà costretto a rimborsare quanto detratto dai trattamenti? L’obiettivo è di breve periodo e puramente elettorale: portare via voti alla Lega, che nei sondaggi supera di molto il M5S, alle prossime elezioni europee. Non che Luigi Di Maio speri che tali voti andrebbero al M5S; a lui ed al Movimento non interessa a chi andrebbero, sempre che non vadano a quella Lega con cui c’è un contratto non un’alleanza.
Il Forum Pensionati (14 sigle per circa 640mila aderenti) muove trai due ed i tre milioni di voti, gran parte dei quali andrebbero alle Lega (soprattutto dopo il decreto Sicurezza) che il M5S vuole distogliere dal supporto al partito con cui governa per non essere superato alle prossime elezioni da coloro con cui ha stipulato un contratto, ma che considera concorrenti non alleati.
Nel Forum è particolarmente attiva l’Aps Leonida che si muove come una testuggine ed ha predisposto un programma di manifestazioni contro il governo, che costeranno soprattutto alla Lega – si tratta di un elettorato molto distante dal M5S.
L’Aps Leonida è particolarmente irritata dal fatto che il ministro del Lavoro abbia tacciato i pensionati con trattamenti ritenuti elevati di essere parassiti sociali che avrebbero rubato il futuro. Gli associati sottolineano che per l’Enciclopedia Italiana il parassita è “chi non lavora, non produce e vive sulle spalle di altri” . La campagna in fase avanzata di preparazione farà perno su due elementi: a) il termine di parassita sociale si addice a chi tollera lavoro nero ed evade o elude tasse e contributi; b) coloro potenzialmente colpiti dall’emendamento sono persone di alta professionalità che hanno contribuito alla crescita del Paese, assicurandone il futuro, ed i cui trattamenti sono stati ampliamente coperti dai versamenti fatti agli istituti previdenziali. La campagna metterà in risalto quello che viene ritenuto l’aspetto altamente discriminatorio della misura poiché non tocca i trattamenti di coloro che, in base a varie leggi di agevolazione sono andati in pensione molto giovani e che comporteranno un forte flusso di esborsi a fronte di pochi anni di versamenti contributivi. Da questa tabella, preparata dall’Aps Leonida si evince che mediamente i pensionati con trattamenti ritenuti elevati hanno versato più di quanto riceveranno, nella loro vita, in assegni previdenziali (inclusi quelli di reversibilità) e contribuiscono già, dunque, a politiche redistributive.
A questo punto occorre vedere cosa farà la Lega il cui esito elettorale è messo a repentaglio da coloro con cui ha stipulato un contratto molto imperfetto e che la controparte interpreta “pro domo sua”.