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Phisikk du role – Fenomenologia del fattoide

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Norman Mailer, scrittore americano che assaggiò la Beat Generation attraverso i sapori urticanti degli allucinogeni, pubblicò nel 1973 una biografia di Marilyn Monroe in cui compariva per la prima volta l’espressione “fattoide” (factoid) accolta e consacrata poi dall’Oxford English Dictionary. Cos’è un fattoide è presto detto: una informazione proposta dai media come vera, ma non verificata nella sua autenticità, che poi si rivela una bufala ma intanto ha consolidato un’opinione nel pubblico.

È qualcosa di simile alle fake news, anche se, rispetto alle fake che circolano nel web, può contare su un’idea di verosimiglianza che l’umore profondo del pubblico coltiva come bisogno di conferma di un convincimento: se io penso che il rom sia una minaccia per la società e mi imbatto in una notizia che mi racconta delle malefatte degli zingari nella mia città, sono naturalmente disposto a credere che quel che leggo sia vero. Il fattoide, però, può essere anche una rappresentazione dilatata, una realtà “aumentata” che condiziona e modifica l’opinione dei fruitori dell’informazione. Illuminante in questo senso appare il recente rapporto sulla informazione presentato dall’Associazione Carta di Roma e dall’Osservatorio di Pavia.

La ricerca ha analizzato tutte le informazioni diffuse dai media italiani nei dieci mesi da gennaio ad ottobre 2018. Il quadro che ne scaturisce è illuminante, soprattutto prendendo a riferimento il medium televisivo. Dell’universo della tv vengono analizzati i tg della sera- quelli che hanno gli ascolti più alti- delle reti storiche, Rai, Mediaset e la Sette, avendo cura di verificare sommari e servizi. Ebbene vien fuori che 4068 notizie sono dedicate agli immigranti, una media di quasi 14 al giorno. All’interno di questo enorme numero se ne fa largo un altro, quello riferito all’accostamento dei temi dell’immigrazione con la criminalità e la sicurezza: nelle reti Mediaset il 46% delle notizie sugli immigrati è accostato ai temi dell’ordine pubblico. NeI tg Rai e della Sette è più ridotto (23 e 24%).

Significativa è la percentuale di notizie andate in prima serata sui tg diverse dall’argomento immigrazione, criminalità, sicurezza e accoglienza: società e cultura variano tra il 6% di Mediaset e l‘11% della Rai, economia e lavoro tra il 2% della Sette e il 4% della Rai e, infine, terrorismo tra il due e il tre per cento per tutti. Insomma notizie residuali. Sorge spontanea la domanda: come può essere che, nell’anno in cui si registra uno dei più bassi, se non in assoluto il più basso, numero di sbarchi degli ultimi anni, la questione sicurezza legata agli immigrati resta la narrazione emozionale più gettonata dalle tv (non così dalla cartastampata)? Il tema è imposto dalle forze politiche al governo? Forse. Ma l’informazione, che fa? Segue pedissequamente? Di certo c’è che la persistenza di realtà aumentata con il contenuto “immigrati” distorce la percezione del problema da parte del pubblico, che lo porrà all’apice della sua classifica delle fonti di paura. Forse non siamo di fronte al fattoide in senso stretto, ma di certo gli somiglia alquanto.


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