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Tutte le insidie del voto parlamentare sul Global Compact. Parla Rauti (FdI)

Il governo italiano ha comunicato nei giorni scorsi che non parteciperà al vertice di Marrakech nel quale si arriverà al varo del Global Compact for migration. Il testo, un documento Onu di indirizzo e non vincolante per gli Stati firmatari, si propone, in 23 obiettivi, di fornire delle linee guida per l’accoglienza dei migranti nei Paesi di transito e in quelli di arrivo.

Sul tema il governo italiano ha tenuto un atteggiamento ondivago, specchio delle diverse visioni in materia di politica estera, presenti nell’esecutivo bicefalo gialloverde e, alla fine, ha deciso di temporeggiare rimandando la decisione al dibattito parlamentare. Al momento sembra passata la linea della Lega, di chiusura alla regolamentazione internazionale, e che colloca l’Italia al fianco dei Paesi di Visegrad oltre a Usa, Australia, Austria, Slovenia, Bulgaria, Svizzera e Israele. Giovedì scorso si è svolto il Question time con il ministro degli Esteri Moavero Milanesi nel corso del quale si è parlato anche di Global Compact. Formiche.net ne ha parlato con Isabella Rauti, vicepresidente vicario del gruppo di Fratelli d’Italia al Senato.

“Non siamo rimasti per nulla soddisfatti dalle risposte del ministro Moavero Milanesi” – ha detto Rauti – . Il ministro si è limitato a esporre alcuni cenni di merito relativamente ai contenuti del Global Compact, che erano già noti a tutti, ma non ha minimamente fatto luce su quale sia la posizione del governo. Fratelli d’Italia ha il merito di aver sollevato la questione evitando che, stando a quanto dichiarato dal premier Conte e dal ministro degli Esteri Moavero Milanesi, l’Italia sottoscrivesse il documento senza che ne nascesse un dibattito pubblico”.

Il governo, difatti, non ha ancora espresso una decisione univoca. “Il rinvio al Parlamento non è una prova di democrazia ma è una via di fuga perché consente al governo di non decidere e di non spaccarsi su questo tema che, evidentemente, è divisivo. Inoltre è soprattutto un modo per rimandare l’appuntamento”, continua Isabella Rauti.

“L’Italia non va il 10 e l’11 dicembre a Marrakech e non sappiamo quando questo problema andrà affrontato. Il Global Compact è un accordo volontario che obbliga gli Stati all’accoglienza, riconosce il diritto alla migrazione indipendentemente dalle ragioni e non distingue in alcun modo i regolari dai clandestini, i profughi e i rifugiati politici dai migranti economici”.

Il ricorso al voto parlamentare potrebbe riservare anche altre insidie. “Questo modus operandi è rischioso perché all’interno del Parlamento si potrebbe creare una saldatura tra Sel, Pd e M5S che potrebbe ottenere una maggioranza dei voti a favore della sottoscrizione”, aggiunge la senatrice di Fratelli d’Italia.

“A quel punto la Lega che, dopo un silenzio inaccettabile, si è dichiarata contraria, potrebbe nascondersi dietro il voto parlamentare. A questo aggiungiamo che la Lega ha detto che si voterà secondo coscienza mentre noi riteniamo che le politiche migratorie siano distintive e caratterizzanti un governo e che quindi non sono questioni etiche in cui si lascia libertà di coscienza. Il Global Compact legittima un diritto assoluto alla migrazione che minaccia i confini nazionali, il che va proprio nella direzione opposta delle politiche promesse dalla Lega in campagna elettorale che sta annunciando attraverso il Vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini”.

Quanto successo all’interno del governo (le affermazioni del premier Conte e il passo indietro imposto dall’esecutivo) può raccontare molto circa le difficoltà di convivenza tra i due attori governativi. “Il Global Compact fa emergere una contraddizione di fondo che perseguita tutta la politica estera del governo: certifica lo scontro tra l’anima sovranista, che è quella della Lega, e l’anima mondialista che è quella di gran parte del M5S. Una riprova è che al Parlamento Europeo 4 giorni fa la Lega si è schierata contro la calendarizzazione del Global Compact mentre il M5S si è dichiarato a favore. Al Parlamento Europeo, dove il governo non cade i due alleati nazionali si sono spaccati”.



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