In prima fila campeggiano gli striscioni delle delegazioni meridionali della Lega: Bari, Taranto, Foggia, Calabria. Sparse nella piazza di “L’Italia alza la testa”, che solo qualche anno fa sarebbe stata monocromatica, bandiere da ogni territorio: Marche, Sicilia, Sardegna, Milano, l’immancabile vessillo di San Marco, la bandiera dell’As Roma e anche quella della Russia.
Una ragazza di Roma stringe tra le mani un ritratto di Salvini. “L’ha fatto mia madre con i pastelli, è una disegnatrice. Vorrei darlo a Matteo perché lui dice solo cose giuste”. Una signora di Bari porge a un ragazzo della sicurezza un’effige della Madonna e si raccomanda di darla a Matteo. “Gli serve protezione, ci sono tante persone che gli vogliono male”. Un’altra si dispiace perché nel giro di folla conclusivo in cui Salvini ha stretto la mano a centinaia di sostenitori non è riuscita ad abbracciarlo. “Mi hanno rubato il portafogli in autobus. Erano stranieri, avrei voluto dirgli che deve mandarli via ma solo i delinquenti, gli altri possono restare”.
LORENZO FONTANA: “AFFIDIAMO LA NOSTRA REAZIONE IDENTITARIA ALLA MADONNA IMMACOLATA”
È una folla calda e a tratti adorante quella che ha invaso questa mattina il centro della Capitale. Piazza del Popolo inizia a riempirsi a poco a poco dalle 8 della mattina quando arrivano i primi pullman, quelli del Sud. In totale ne sono partiti più di 200 da ogni angolo d’Italia oltre a 3 treni speciali. Alle 11.00 la piazza è piena di quasi 50mila persone che non aspettano altro che ascoltare le parole del leader. La manifestazione inizia con il ricordo delle giovani vittime di Ancona, morte della calca durante il concerto di Sfera Ebbasta.
“Non può essere una festa se nella notte sei persone, ragazzi, sono rimaste vittime di una tragedia”, dice Salvini che si presenta sul palco con la felpa della Polizia. Poi si susseguono gli interventi dei ministri. La prima a salire è Giulia Bongiorno, ministro della Pubblica Amministrazione, che parla subito di legittima difesa. “È buon senso stare con l’aggredito e non con assessore”, dice l’ex finiana. Poi è il turno del ministro dell’Istruzione Marco Bussetti che ribadisce l’importanze del rispetto delle tradizioni religiose cattoliche nelle scuole italiane. “Essere tolleranti non significa rinunciare ai propri valori nascondendoli”.
Gli fa eco il ministro della Famiglia Lorenzo Fontana: “Affidiamo la nostra reazione identitaria alla Madonna Immacolata. Abbiamo la nostra tradizione e vogliamo che venga trasmessa: per questo vogliamo che i nostri simboli, i nostri crocifissi siano esposti. Noi non ci vergogniamo della nostra tradizione”. Il ministro dell’Agricoltura Centinaio promette 100 milioni di euro per la lotta alla xylella in Puglia. Il sottosegretario Giancarlo Giorgetti conclude gli interventi dei ministri sottolineando che quella che sta portando avanti il governo gialloverde è una vera e propria rivoluzione. “Noi portiamo avanti la rivoluzione del buon senso che arriva dalla nostra esperienza di gente normale. Noi sappiamo cosa stiamo facendo, nel rispetto dei nostri valori”.
SALVINI CAMBIA TONO: “NO ALLA POLEMICA, QUESTA È UNA PIAZZA D’AMORE”
Salvini ha seguito tutti gli interventi seduto sui gradini che conducono al palco. Maglioncino blu e smartphone in mano non si perde una parola dei suoi ministri. Fino a quando è il suo turno. Gli altoparlanti sparano a tutto volume le note di Vincerò della Turandot di Puccini. Il popolo leghista esplode e Salvini fa la sua sfilata sul palco, manda baci, batte la mano sul petto, alza il pollice in segno di vittoria e ringrazia mille volte tutti quegli applausi e quelle bandiere che sventolano per lui. “La vita è troppo breve per perdere tempo in odio e polemiche questa è una piazza di amore e di speranza la lasciamo ad altri la violenza” – dice Salvini dal palco – “Le forze dell’ordine con la Lega in Piazza sono disarmate e sorridenti. Martin Luther King diceva che per farsi nemici basta dire quello che si pensa”.
Nel suo discorso Salvini, oltre al premio nobel per la pace King, cita De Gasperi e Giovanni Paolo II. “Uno statista guarda alle prossime generazioni e non alle prossime elezioni”, declama dal palco. Nessun riferimento al pantheon leghista: non c’è più Miglio, non c’è Bossi, non c’è il federalismo. I toni che usa Salvini sono quasi da chierico e molto diversi da quelli utilizzati per percorrere la strada che l’ha portato oggi a Piazza del Popolo davanti a 50mila persone. La concordia, l’unità e l’appello al buon governo sono predominanti rispetto alle dichiarazioni taglienti con cui ha rianimato una Lega sprofondata al 4%. Persino su immigrazione e Europa, due temi molto cari alla retorica leghista più aggressiva, Salvini abbassa i toni. “Abbiamo avviato un progetto in Ghana, i ragazzi africani potranno riuscire a trovare lavoro e a vivere con 6 euro al giorno. E noi non dovremo più spenderne 35 per ingrossare le tasche di qualche furbetto”.
Sull’Europa, che torna ad essere un contesto valido per l’Italia, chiede al suo popolo il mandato per andare a trattare. “Voglio da voi il mandato di andare a trattare con l’Ue non come ministro ma a nome di 60 milioni di italiani che vogliono lasciare ai loro figli e nipoti un’Italia migliore” – declama dal palco – “Se c’è il vostro mandato non abbiamo paura di niente e di nessuno”. L’unica traccia di un passato barricadero arriva quando cita le manifestazioni dei gilet gialli in Francia. “Guardiamo cosa sta succedendo a Parigi e cos’è successo in Grecia. Io credo che la violenza non dovrebbe mai essere usata ma chi semina povertà raccoglie protesta”. Nel discorso di Salvini c’è spazio anche per l’alleato di governo. “Non faccio certo saltare il Governo per un sondaggio. Siamo qui per restare, il governo non si dimette tra sei mesi ma durerà cinque anni”.
E ha parole di stima anche per Luigi Di Maio, da qualche giorno nella bufera mediata per le inadempienze del padre. “A me non interessano le questioni di famiglia, sono cose che non hanno a che fare con la politica”. Se nel corso dei mesi scorsi è stata più volte definita una forza che lambiva ambienti di estrema destra quella scesa in piazza oggi è sembrata collocata saldamente nel centro dell’arco costituzionale italiano. Salvini ha saputo imparare e reinventare la grammatica politica berlusconiana (i flyer distribuiti dai ragazzi della Lega in piazza ricordano molto quelli dell’epoca d’oro di Forza Italia) e con quella saccheggiare l’elettorato di un centro destra stanco e desideroso di avere un nuovo leader.
“Lo sa quando ho visto Piazza del Popolo così piena?” – dice una signora romana al termine della manifestazione – “Quando c’era Giorgio Almirante“.