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Lo stop della crescita economica e le risorse per la ripresa

Di Claudia Persichini
cdp, distretti

L’economia rallenta come dimostrano in ambito industriale i dati congiunturali di Federmeccanica e le rilevazioni dell’indice IHS Markit PMI nell’Eurozona.

LA STAGNAZIONE NEL SETTORE METALMECCANICO

I dati relativi all’andamento del comparto metalmeccanico, rivelano che dopo i buoni risultati conseguiti dal settore metalmeccanico nel corso del triennio 2015-2017, a partire dai primi mesi del 2018 l’attività produttiva è stata caratterizzata da una fase di sostanziale stagnazione. Nel terzo trimestre dell’anno la variazione congiunturale è risultata pari al +0,1% dopo il -0,6% del primo e il +0,8% del secondo. In termini tendenziali il tasso di crescita si è ridotto all’1,0% nel trimestre estivo rispetto a dinamiche medie di poco superiori ai 4,5 punti percentuali realizzati nel corso della prima metà dell’anno. Lo indicano i dati dell’indagine congiunturale di Federmeccanica sull’industria metalmeccanica. Il peggioramento della congiuntura si evince sia dai dati di fonte ufficiale Istat, che segnalano una contrazione della durata degli ordinativi, sia dai risultati dell’indagine di Federmeccanica che evidenzia, sempre nel terzo trimestre, una eccedenza di scorte di materie prime e di prodotti finiti, rispetto alle normali esigenze produttive aziendali, e un peggioramento del giudizio sulle consistenze degli ordini in essere rispetto a quanto indicato nella precedente rilevazione.

UNA FASE DI INCERTEZZA

“L’Industria Metalmeccanica italiana – afferma Fabio Astori, vice presidente di Federmeccanica – sta vivendo un momento di rallentamento e di incertezza. Sulle dinamiche produttive stanno pesando la contrazione del tasso di crescita dei consumi delle famiglie e della domanda per beni di investimento oltre al rallentamento della domanda mondiale che incide negativamente sulle esportazioni del settore metalmeccanico che indirizza all’estero oltre la metà delle proprie produzioni. Attualmente i volumi prodotti risultano inferiori del 22% rispetto a quelli che si realizzavano prima della recessione del 2008-2009”. Nel terzo trimestre il tasso tendenziale di crescita dell’export è stato pari, in valore, al +2,9% rispetto al +6,5% evidenziato nell’ultimo trimestre del 2017, continua Federmaccanica. Complessivamente nei primi nove mesi del 2018 i flussi di produzione indirizzati ai mercati esteri sono cresciuti del 3,2% rispetto al + 3,8% delle importazioni, mentre il saldo dell’interscambio ha evidenziato un attivo pari a circa 39 miliardi di euro collocandosi sugli stessi livelli del precedente anno. A livello previsionale, nella parte finale dell’anno non sono attese sostanziali modifiche del clima congiunturale, pur in presenza di un parziale recupero dei volumi produttivi rispetto ai bassi livelli del terzo trimestre. ”Il quadro complessivo evidenzia ancora una volta l’esigenza di misure concrete di politica industriale per ridare slancio alla nostra economia – continua Astori- Occorre puntare sulle Imprese per generare sviluppo. Non ci sono altre strade. C’è tanto ancora da fare otto questo profilo su vari ambiti, ma oggi vogliamo sottolineare un aspetto su tutti, che deve stare alla base di qualsiasi percorso di crescita: la creazione delle competenze e conoscenze che servono alle aziende oggi e domani. Queste sono le fondamenta senza le quali il sistema non può reggere”.

L’IMPORTANZA DELLA FORMAZIONE

L’indagine ha rilevato che, fermo restando le difficoltà in circa il 50% delle aziende a reperire sul mercato manodopera specializzata, i neodiplomati e neolaureati assunti sono ritenuti dal 22% delle imprese non in possesso di una adeguata preparazione sia tecnologica/avanzata sia tecnica di base/tradizionale. ”Quello dell’Istruzione e della Formazione – ha commentato Stefano Franchi, direttore generale di Federmeccanica – è un tema cruciale. I dati ci dicono che siamo in grave ritardo. È evidente lo scollamento tra scuola e impresa, che rende poi necessari interventi formativi riparatori, non solo sulle nuove tecnologie ma anche per le competenze di base. Per questo Federmeccanica ha lanciato nei giorni scorsi la Petizione ”Più Alternanza. Più Formazione” a sostegno dell’alternanza scuola lavoro e della formazione di qualità. Con questa iniziativa chiediamo al governo due cose principalmente: mantenere, in particolare negli istituti tecnici e professionali, 400 ore di alternanza scuola-lavoro e continuare a garantire strumenti e dotazioni finanziarie necessarie; riconoscere il credito di imposta per le spese fatte dalle aziende per l’alternanza e la formazione del personale funzionale a Industry 4.0. Perché la crescita del Paese parte dalla crescita delle persone”. Con riferimento al Decreto Dignità, il 30% delle imprese non rinnoverà, alla data di scadenza, i contratti a tempo determinato in essere.

I DATI COL SEGNO MENO DELL’INDICE IHS MARKIT PMI

Dati negativi anche dalla produzione composita in Europa. Dopo aver calcolato i fattori stagionali, l’Indice IHS Markit PMI della produzione composita nell’Eurozona finale di novembre ha registrato il valore più basso da settembre 2016. Con 52.7, l’indice di novembre ha indicato una flessione rispetto a 53.1 di ottobre, segnando però un leggero rialzo dalla recente stima flash di 52.4. Il polo di rallentamento della crescita dell’eurozona è stata la Germania, i cui dati di novembre hanno mostrato l’espansione più debole in quasi quattro anni. L’Italia è tuttavia rimasta la nazione con la prestazione più debole, con una leggera contrazione dell’attività per il secondo mese consecutivo. Irlanda, Francia e Spagna hanno invece registrato una maggiore espansione anche se i tassi sono stati inferiori a quelli visti ad inizio anno. Comunque sono cinque anni e mezzo che il valore composito dell’eurozona registra valori in crescita, con settore manifatturiero e terziario di novembre ancora in espansione. Le aziende produttrici di beni hanno tuttavia segnalato un incremento della produzione solo marginale, il più debole della sequenza di crescita iniziata a luglio 2013. Il rialzo del terziario si è mantenuto forte, indicando tuttavia il ritmo più debole in più di due anni.

LE RISORSE DELLA CASSA DEPOSITI E PRESTITI

Mobilitare nel triennio 2019-2021 la cifra di 83 miliardi di euro di risorse per favorire l’innovazione e la crescita anche internazionale delle imprese italiane, attraverso la creazione di un’unica offerta di gruppo e la semplificazione dei canali di accesso. L’obiettivo è di ampliare il numero di aziende sostenute, con un target di 60.000 imprese nell’arco di piano con un focus crescente sulle Pmi. È quanto prevede il piano industriale di Cassa depositi e prestiti per il 2019-2021, presentato oggi. Inoltre, il Gruppo in questione nel prossimo triennio mobiliterà 200 miliardi di euro, di cui oltre 110 miliardi di risorse proprie per la crescita economica e lo sviluppo sostenibile del Paese, e oltre 90 miliardi di risorse aggiuntive da investitori privati e altre istituzioni territoriali, nazionali e sovranazionali. In questo caso si tratta di risorse che andranno a supporto di imprese, infrastrutture e territorio. Nel dettaglio, con il Piano approvato oggi, Cdp si pone l’obiettivo di attivare complessivamente 203 miliardi di euro tra il 2019 e il 2021 (+32% rispetto al triennio 2016-18), contribuendo in maniera significativa alla crescita sostenibile del Paese. Si tratta -spiega la società del tesoro- di una cifra rilevante, che sarà ottenuta dall’impiego di 111 miliardi (+23%) di risorse proprie e dall’attivazione di 92 miliardi di euro (+47%) di risorse da investitori privati e altre istituzioni territoriali, nazionali e sovranazionali. Tutti gli interventi previsti -assicura Cdp- verranno realizzati assicurando l’equilibrio economico-patrimoniale e, quindi, la piena tutela del risparmio che le famiglie affidano a Cdp attraverso Buoni e Libretti postali. Infine, Il piano industriale di Cassa depositi e prestiti, mobiliterà nel prossimo triennio 25 miliardi di euro per supportare il territorio e gli Enti Locali nella realizzazione delle infrastrutture e nel miglioramento dei servizi di pubblica utilità, rafforzando la partnership con la Pa e il presidio territoriale.

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