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Vincenzo Nicastro nominato commissario straordinario di Piaggio Aerospace

L’avvocato Vincenzo Nicastro. È lui l’uomo sorteggiato dal governo per Piaggio Aerospace, l’azienda ligure del settore aeronautico che il 22 novembre scorso aveva presentato al ministero dello Sviluppo economico istanza per accedere alla procedura di amministrazione straordinaria.

Sorteggiato da una rosa di “non meno di cinque candidati parimenti idonei tra tutti coloro che hanno risposto all’apposito avviso pubblico pubblicato sul sito del ministero”, come da direttiva emanata a luglio dal numero uno del Mise Luigi Di Maio, Nicastro è chiamato dunque a prendere in mano l’azienda nel suo momento forse più delicato. Il suo primo atto, ha spiegato pochi giorni fa lo stesso vice premier, “sarà il pagamento immediato degli stipendi dei lavoratori”. Lavoratori a cui il ministro aveva chiesto “di avere fiducia e di pazientare ancora qualche giorno finché la situazione verrà sbloccata”. A essere chiamati in causa sono i circa 1.200 dipendenti dell’azienda di Villanova d’Albenga, da tempo preoccupati sul futuro dell’azienda di proprietà, dal 2015, del fondo emiratino Mubadala.

“Nonostante l’impegno e il duro lavoro di tutti i dipendenti di Piaggio Aerospace, così come il significativo supporto finanziario sostenuto dal socio nel corso degli anni, le assunzioni fondamentali del piano di risanamento approvato nel 2017 non si sono concretizzate”, spiegava la società il 22 novembre scorso. L’azienda, si leggeva nell’amara nota, non è più “finanziariamente sostenibile”. Da qui, la “difficile decisione” di fare richiesta per accedere alla procedura di amministrazione straordinaria, disciplinata dalla cosiddetta Legge Marzano.

Ad auspicare un nome “competente” per il ruolo di commissario è stato oggi il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, reduce da un incontro con i sindacati. “Piaggio – ha aggiunto – è una realtà che non può essere persa dal nostro Paese; aveva già oltre 700 milioni di investimenti pronti in Parlamento per essere approvati, è una realtà che sta sviluppando due brevetti dell’industria italiana che devono andare avanti”.

Il riferimento è al programma per i droni militari P.2HH, al centro del rilancio dell’azienda come spiegato di recente dall’ad Renato Vaghi alle commissioni Difesa di Camera e Senato. I venti velivoli a pilotaggio remoto costerebbero all’Italia 766 milioni di eurofino al 2032, a fronte di uno sforzo parallelo da parte degli Emirati Arabi. Lo Schema di decreto ministeriale, presentato alle commissioni lo scorso febbraio, è tornato nell’agenda dei lavori parlamentari solo un paio di settimane fa, nonostante le ripetute preoccupazioni che negli scorsi mesi sono arrivate da dipendenti e addetti ai lavori.

Alla fine del 2017, ha spiegato il Vaghi alle commissioni, Piaggio Aerospace ha strutturato il nuovo piano industriale, focalizzando la sua missione sulla velivolistica e, in particolare, su quella “defence” a pilotaggio remoto. “L’investimento sul programma dei droni è un suo elemento importante – aveva rimarcato l’ad – e per questo il bilancio 2017, pur gestionalmente chiuso, non è ancora stato pubblicato”. In altre parole, si attende di capire se i fondi per il P.2HH saranno effettivamente stanziati. Se così non fosse, “dovremmo rivedere il piano industriale”. Ad ogni modo, “stando alle previsioni correnti”, lo scorso anno le perdite sono state “minori rispetto a quelle inizialmente previste, con il miglioramento della posizione finanziaria netta grazie alla ristrutturazione del debito avvenuta, di concerto con l’azionista, alla fine del 2017”. D’altra parte, nel 2016 le perdite erano state di 90 milioni di euro, in calo rispetto ai 242 milioni del 2015

In particolare, prima a maggio di fronte alle commissioni speciali, e poi lo scorso mercoledì alle commissioni Difesa, Vaghi aveva spiegato il piano di ristrutturazione messo in atto alla fine del 2017. Si basava su tre pilastri: “la riacquisizione del debito che avevamo contratto nel 2007 per un valore totale di 200 milioni di euro; l’apporto finanziario da parte dell’azionista Mubadala del valore di oltre 250 milioni di euro mediante finanziamento soci, poi convertito in capitale sociale; e il riscadenziamento del debito nei confronti della società Leonardo, del valore di circa 115 milioni e tutto relativo allo sviluppo del programma HammerHead (i droni militari, ndr) di cui Leonardo è nostro partner principale”. Ora, la palla passa a Vincenzo Nicastro.

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