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Zopa diventa banca nel Regno Unito. E alle banche non resta che riorganizzarsi (per davvero)

E se le Fintech diventassero banche? Non è una provocazione. È di qualche giorno fa la notizia che Zopa, una delle pioniere assolute nel settore del P2P lending dedicato alle persone, abbia fatto richiesta ufficiale per essere autorizzata a operare come banca. Allora, mentre siamo abituati a pensare e a ripetere che le banche siano obbligate a fare innovazione acquisendo le capacità delle start up Fintech, ecco che arriva una (ex) start up Fintech che decide di mettersi a fare la banca.

Sta accadendo, semplicemente, che i confini tra banche, FinTech e Faang si sfumano.

Nel 2017 la banca spagnola BBVA, 750 miliardi di euro in asset, uno dei 50 maggiori istituti di credito del globo, aveva avviato un sistema digitale di prestiti alle PMI. La Spagna è molto avanti nel processo di avvicinamento tra credito tradizionale e FinTech tanto che già nel 2014 un altro colosso locale, Santander, aveva siglato un’alleanza nel Regno Unito con Funding Circle, piattaforma specializzata nel lending alle piccole e medie imprese. L’intesa mirava a indirizzare verso il digital lending le aziende più piccole con esigenze di credito che la banca non riusciva ad evadere. Secondo Carlos Torres Vila, CEO di BBVA:“Il modo di relazionarsi con i clienti sta cambiando velocemente” e le start up “operano in nicchie e lo fanno a costi inferiori e con maggior valore per il cliente”.

Forse proprio grazie a questa specializzazione ora, dopo aver percorso la traiettoria dell’alleanza, le banche tenderanno a proporre modelli di business più snelli ed efficienti.

Zopa vuole diventare la capostipite di queste banche di nuova generazione e per farlo ha raccolto 60 milioni di sterline di nuovo capitale (di cui 16 milioni a inizio novembre 2018).

Zopa ad oggi ha prestato 3,7 miliardi di sterline a circa mezzo milione di clienti nel Regno Unito. Ora però vuole ampliare la gamma di prodotti, lanciandosi nel settore dei conti correnti, conti deposito e delle carte di credito, ma anche dei prodotti di risparmio gestito (come gli Ifisa, i Pir inglesi che, al contrario dei nostri, possono comprendere strumenti FinTech). Oltre a rafforzare il core business dei prestiti: tutto offerto via app in modo immediato, friendly e a costi ridotti per i clienti.

Insomma, le banche sono con le spalle al muro: prima hanno provato a contrastare l’ondata irreversibile del FinTech, poi hanno capito che non c’era una terza via rispetto all’apertura e per non perdere fette di mercato hanno cominciato a investire in alleanze e in molti casi si sono portate a casa le innovazioni attraverso acquisizioni. Ora sono minacciate dall’ingresso delle FinTech sul loro stesso terreno di gioco. E non è un caso che dal mondo della finanza tradizionale si intensifichino i lanci di challenger banks: la più famosa è N26; in Italia il primo esperimento è Hype di Banca Sella.

Insomma lo tsunami della disruption ha smesso di essere una minaccia e adesso è diventato realtà. Cambiare o morire, non esiste una terza possibilità.

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