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Una Brexit “disordinata” sarà benzina per il populismo. Il compito dell’Italia

Di Massimo Ungaro
brexit

Gentile Direttore,

In seguito all’esito del voto di questa settimana sull’accordo Brexit, l’accordo di recesso dall’Unione Europea, la Gran Bretagna si ritrova in una profonda paralisi politica e istituzionale: alla Camera dei Comuni al momento non ci sono i voti per approvare l’accordo ma nemmeno per le elezioni anticipate o, purtroppo, indire un secondo referendum.

Dobbiamo essere realisti: a questo punto la possibilità di un’uscita senza accordo del Regno Unito dall’Ue, il cosiddetto scenario ‘no-deal’, è un’ipotesi concreta dati i tempi stretti e lo stallo del parlamento. Un’uscita senza accordo, dunque disordinata, della Gran Bretagna il 29 marzo sarebbe un’ulteriore vittoria del populismo Nigel Farage e getterebbe il paese nella più grande incertezza economica e politica con gravi conseguenze per tutta l’Europa a cominciare dai 3 milioni di cittadini europei residenti nel Regno Unito tra i quali oltre 700 mila cittadini italiani. Seppur il governo britannico abbia promesso di tutelare i loro diritti, rimangono molte questioni aperte. Altri paesi come Francia, Germania e Belgio stanno preparano articolati piani di emergenza. La Germania ne ha discusso in Parlamento, la Francia ha istituito una commissione parlamentare ad-hoc e stanziato un fondo di 50 milioni di euro ma non si riscontrano iniziative simili da parte del governo italiano, sebbene ci siano molti più cittadini italiani nel Regno Unito che francesi, tedeschi o belgi.  A Londra continuano ad arrivare ogni mese migliaia di ragazze e ragazzi italiani spesso perché in Italia non trovano il modo di soddisfare le proprie aspirazioni.

L’Italia invece deve farsi trovare pronta per limitare al massimo le conseguenze negative sui nostri cittadini e sulla nostra economia. Chiediamo al governo di rafforzare immediatamente le risorse per i nostri consolati: già oggi il Consolato a Londra è allo stremo delle forze e non riesce a fornire un servizio accettabile ai cittadini.  Occorrono mesi per il semplice rinnovo di un passaporto, figuriamoci cosa accadrà quando i nostri connazionali si renderanno conto che serve un documento nazionale valido per richiedere il ‘Settled Status’, il nuovo sistema di residenza britannico che verrà introdotto il 30 marzo. Occorre rafforzare le risorse per i controlli doganali nei nostri porti e aeroporti, legiferare per l’immediato riconoscimento dei titoli di studio e delle professionalità acquisite nel Regno Unito, garantire alti standard di sicurezza per la circolazione delle merci, promuovere la piena convertibilità dei fondi pensione privati. La Brexit, soprattutto in caso di mancato accordo, è un evento storico nuovo con implicazioni sconosciute che non può essere lasciato solamente al livello governativo ma deve veder coinvolto anche il Parlamento data l’entità della comunità italiana e dei rapporti economici tra Italia e Regno Unito, un paese che rappresenta per l’Italia il quarto mercato d’esportazione per un totale di oltre 22 miliardi di euro. Mi appello dunque al governo e alla maggioranza per istituire al più presto una commissione parlamentare per valutare tutti gli scenari e le iniziative legislative appropriate per farvi fronte.

Spero che questo mio appello, nei modi per lei più opportuni, possa trovare spazio per intero o parzialmente sul suo giornale.

La ringrazio per l’attenzione.

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