L’accordo raggiunto per la guida al vertice della Cgil è una scelta inevitabile, ma come dice un detto popolare “Il budino si capisce com’è mangiandolo”.
Maurizio Landini, a breve segretario generale della Cgil e Vincenzo Colla, che verrà eletto come suo vice, agiranno secondo la tradizione del più grande sindacato italiano, ovvero in modo univoco, evitando in ogni modo di far apparire l’organizzazione a cui appartengono come un Giano bifronte. Di loro si conosce, dalle cronache, quello che sono stati: un movimentista che buca il video, il primo; un riformista, tenace e riservato, il secondo. Poco si sa quel che faranno insieme nel solco dell’unità sindacale che entrambi professano come la direzione da seguire. Mai come ora c’è bisogno di una Cgil che compia scelte avanzate, che tuteli lavoro e produzione, che sappia interloquire con ogni parte senza pregiudizi, o remore. E’ necessario che ciò avvenga con un’effettiva capacità di rappresentanza senza alcun vincolo burocratico nell’interesse del Paese, prima che del sindacato stesso.
L’ANNO CHE VERRÁ
Il 2019 è l’anno della recessione nazionale, della mancata crescita in Italia, della scarsa ripresa in Europa e della crisi internazionale dal punto di vista geopolitico, oltre a quello strettamente economico. Se ne può uscire a partire da una visione europea che accomuni le voci del “Capitale e del Lavoro” in una formula condivisa, moderna, caratterizzata da un senso di marcia realmente riformatore. Lo ripetiamo da tempo, ma il Paese può riuscire a rialzare la testa e smettere di essere il fanalino di coda delle economie del Vecchio Continente, se il sindacato punterà a far crescere l’industria, ed in particolar modo il settore manifatturiero, attraverso investimenti pubblici e privati rivolti alle infrastrutture materiali ed immateriali. Se ci sono luoghi di produzione aperti e che funzionano, ci può essere il sindacato che difende i diritti correlati e che tutela chi ci lavora. Questa è la chiave di volta per chi fa il nostro mestiere: valorizzare il lavoro dal punto di vista contrattuale e renderlo meno precario di quanto oggi lo sia già: è questo quanto il sindacato ha fatto finora e quanto la gestione Landini in Cgil dovrà continuare a fare mantenendo una concreta comunità d’intenti con Uil e Cisl.
L’UNITÁ RAGGIUNTA
È importante che Vincenzo Colla abbia ribadito come Cgil sia la casa più importante di tutte le culture di sinistra riformista. E che questa organizzazione non poteva permettersi, in un momento così delicato per il Paese di indebolirsi su un linguaggio di rottura. È ancor più importante che Maurizio Landini abbia fatto proprio questo imperativo. Domani sarà dunque una lista unitaria, che verrà presentata all’Assemblea generale per votare il nuovo segretario generale della Cgil.
L’ESEMPIO DEL RINNOVO CONTRATTUALE DEI CHIMICI
Una nota personale riguarda chi scrive. Nella nuova segreteria confederale che verrà a formarsi nel sindacato ubicato in Corso d’Italia a Roma molto probabilmente entrerà presto a far parte anche Emilio Miceli, segretario generale della Filctem. Con questo sindacalista, leale e competente, abbiamo condiviso azioni e scelte comuni sempre caratterizzata da vera unità. Per ultimo, va citato l’epilogo positivo del rinnovo contrattuale del settore chimico- farmaceutico, siglato lo scorso 19 luglio. Si è tratta di un’intesa che rispetta in toto i contenuti dell’accordo interconfederale firmato il 9 marzo del 2018 e che conferma l’efficienza di un settore caratterizzato da relazioni industriali moderne e di qualità. Proprio questo risultato può costituire una delle basi su cui dovrà ripartire l’unità sindacale, a partire dalle risposte che la Cgil dovrà riuscire a dare.