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Il Congresso frena Trump e blinda gli Stati Uniti nella Nato

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A prescindere dalle sparate del presidente Donald Trump, gli Stati Uniti resteranno convintamente nella Nato. È il messaggio che arriva dal voto notturno a Capitol Hill, dove la Camera dei Rappresentanti ha approvato alla stragrande maggioranza il Nato support act, il disegno di legge bipartisan volto a impedire l’uscita dall’Alleanza Atlantica. La scorsa settimana, le indiscrezioni del New York Times avevano descritto un tycoon ancora affezionato all’idea di ritiro, una proposta che lui stesso avrebbe rispolverato in più occasioni nel corso di meeting riservati.

IL VOTO DEL CONGRESSO

Ora, la House ha deciso di limitare le possibilità del presidente su questo tema, impedendo di fatti il ricorso ai fondi federali per l’uscita dalla Nato. La proposta, che ora passerà al Senato (dove comunque è già stato presentato un progetto di legge simile) ha come primo firmatario il rappresentante democratico della California Jimmy Panetta, anche se ha incontrato da subito un supporto bipartisan, ottenendo quattro cosponsor tra i Rep. Hanno votato a favore in 357 (contro 22 contrari). Tra i repubblicani, i sì sono stati 149, con 22 no e 28 astensioni. “Dobbiamo capire che la Nato non è solo una relazione commerciale”, ha detto Panetta in conferenza stampa riferendosi alle note insofferenze del presidente per i livelli di spesa degli alleati. “Il nostro unico focus non può essere solo su chi paga cosa e su chi ottiene cosa; essere membro della Nato non è come essere socio di un country club”. Difatti, gli ha fatto eco Stany Hoyer, leader della maggioranza democratica nel Congresso, “l’Alleanza Atlantica resta centrale per la sicurezza americana e per mantenere pace e stabilità in tutto il mondo”.

I DETTAGLI DELLA PROPOSTA

Oltre agli aspetti valoriali, per cui si ribadisce il rispetto e la fedeltà ai valori fondativi dell’Alleanza, il progetto di legge poggia su alcuni tecnicismi. Nello specifico, si prevede l’impossibilità per l’amministrazione di utilizzare fondi federali per predisporre e organizzare un ritiro dalla Nato. Poi, si afferma altresì il mantenimento di “robusti” finanziamenti all’European deterrence initiative (Eii), l’iniziativa in cui si inserisce l’impegno statunitense nel Vecchio continente. Parallelamente, si evidenzia anche l’importanza (e qui resta il messaggio agli alleati europei) del rispetto alla quota del 2% del Pil da spendere in Difesa.

LE PREOCCUPAZIONI DELLA SCORSA SETTIMANA

Pur nell’incognita di una risposta del presidente (che ha già dimostrato di avere polso duro in certe situazioni), il voto a Capitol Hill è un messaggio rassicurante per l’Alleanza. La scorsa settimana, l’articolo del Nyt, che citava anonimi funzionari della Casa Bianca, aveva fatto il giro del mondo, solleticando l’appetito di Mosca (che sui media a diffusione mondiale aveva rilanciato la notizia) e preoccupando le cancellerie europee. I timori più forti erano comunque emersi proprio a Washington, anche tra i repubblicani, tradizionalmente legati alla fedeltà all’Alleanza Atlantica di cui quest’anno ricorre il 70esimo anniversario. Pochi giorni dopo, presentando la Missile defense review del Pentagono, Trump aveva lanciato un messaggio di rassicurazione: “Resteremo nella Nato al 100%”. Al tempo stesso, non aveva rinunciato a una nuova strigliata agli alleati: “Dovete pagare di più; è ingiusto che la Germania paghi l’1% del Pil (per la difesa, ndr) quando noi siamo al 4,3%”.

IL RAPPORTO TRA TRUMP E LA NATO

A luglio, il tema della spesa era esploso nel corso del summit dei capi di Stato e di governo di Bruxelles. Secondo il New York Times, solo il segretario alla Difesa James Mattis e il consigliere per la sicurezza nazionale John R. Bolton riuscirono allora a placare le ire del presidente, evitando uno storico annuncio. A fine dicembre, l’annuncio del ritiro (con spinta di Trump) del generale Mattis aveva iniziato ad aumentare l’apprensione circa l’atteggiamento dell’amministrazione nei confronti della Nato. Convinto sostenitore e noto conoscitore dell’Alleanza Atlantica, Mattis era intervenuto puntualmente negli ultimi due anni per ricucire gli strappi provocati dal tycoon, soprattutto sul fronte transatlantico e dei rapporti con i Paesi europei. Ora, uscito il generale, il Congresso si erge a difensore della permanenza nella Nato.

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