Skip to main content

Il lupo nero perde il pelo, ma non il vizio

Ci risiamo. Dopo l’occupazione delle spiagge di Ostia lo scorso agosto, quando una ventina di militanti di Casa Pound, guidati dal consigliere del X Municipio di Roma, Luca Marsella, avevano senza alcun titolo allontanato i venditori ambulanti, l’ormai celebre pattuglia in pettorina rossa si sposta alla stazione del trenino di Ostia Lido Centro, una zona, sostengono i “tartarugati”, ostaggio dei migranti. Traduco: appartenenti a una formazione politica che si ispira dichiaratamente a principi e valori riconducibili al fascismo sono liberi di girare in formazione paramilitare per allontanare, identificare o bloccare migranti sul territorio della Capitale d’Italia. Per di più, tali azioni avvengono alla luce del sole, liberamente diffuse – anzi, rivendicate – attraverso i social network, senza farsi mancare il solito frasario su benpensanti, buonisti e radical-chic della sinistra. No, nessun pericolo di nuovo avvento di un regime di stampo fascista in Italia: la democrazia del nostro Paese, benché giovane, possiede sufficienti anticorpi nelle Istituzioni, nella politica, nella società civile e nelle forze dell’ordine per non preoccuparci di un pericolo del genere. E a ciò contribuisce anche la storia dell’integrazione europea nel nostro continente che, fra tante difficoltà, ha garantito e dato forza al consolidamento dei principi democratici. La sfrontatezza di quanto accaduto a Ostia, tuttavia, ben esemplifica il fatto che, a fronte di un florilegio di piccoli e grandi episodi di intolleranza e di violenza, peraltro caratterizzata dall’armamentario verbale e simbolico fascista e neo-fascista, si stia verificando un allentamento dell’attenzione sociale su tali eventi. Il tutto, non va dimenticato, accompagnato da uno sdoganamento del linguaggio in rete che alimenta e allo stesso tempo trae linfa da questi fenomeni. E se Eco aveva profeticamente ragione nell’identificare un nuovo diritto di parola “a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività”, in quanto “venivano subito messi a tacere”, sarebbe stato forse difficile immaginare, solo fino a pochi anni fa, la spinta fondamentale e la sponda che i social media hanno offerto e offrono a forze dichiaratamente antidemocratiche. Non bisogna, tuttavia, cessare di replicare, con le parole della ragione, e ricordare, a proposito degli exploit di Casa Pound – è bizzarro che si debbano reiterare tali elementari concetti –, che il monopolio della forza spetta alle forze dell’ordine e a loro soltanto. Lo Stato di diritto dispone che l’ordine pubblico sia esclusivo compito di coloro i quali hanno il titolo, il compito, i mezzi e l’addestramento per garantirlo, per ciò richiedendo che i cittadini versino le tasse necessarie, fra l’altro, a tale scopo. E ciò avviene in un sistema di regole, che vanno rispettate a dispetto di ogni propaganda o di chi alzi la voce più degli altri. Sono le basi della democrazia, senza le quali ci ritroverebbe in un inferno hobbesiano o in un far west dove l’unica legge è quella del più forte. Spetta in primo luogo alla politica difendere valori che, val la pena ripeterlo, dovrebbero essere patrimonio e parte integrante della cultura di ogni partito, indipendentemente dal colore e dall’orientamento, lungo tutto l’arco costituzionale: si tratta dell’accordo di massima, il patto fondamentale su cui deve reggersi la dinamica della politica, dei partiti, dei movimenti. I quali possono dividersi su tutto e in tutto, anche in maniera aspra: starà ai cittadini farsi una propria opinione e separate il grano dal loglio. Su una cosa, però, non possono dividersi: sui valori fondamentali della Carta costituzionale. Repetita iuvant. Forse.

×

Iscriviti alla newsletter