Ci sono momenti nella storia in cui non è ammissibile tacere. E la crisi politica e umanitaria che attraversa il Venezuela è uno di questi momenti.
Per questo l’Italia e l’Unione europea dovrebbero decidere, in fretta, che posizione prendere rispetto alla proclamazione del presidente ad interim, Juan Guaidó. Dagli Stati Uniti all’Argentina, gran parte dei governi si sono schierati dalla parte del leader dell’opposizione venezuelana, per avviare al più presto un governo di transizione.
Invece dalla parte di Nicolás Maduro, vincitore delle fraudolente elezioni del 20 maggio del 2018, ci sono Cuba, Nicaragua, Bolivia, Russia e Cina. Ma non solo, anche i gruppi terroristi Hamas ed Hezbollah hanno emesso due comunicati ufficiali dichiarando il proprio sostegno al leader del Partito Socialista Unito del Venezuela.
Le organizzazioni criminali accusano il governo di Donald Trump di promuovere un “colpo di Stato” in Venezuela, omettendo le irregolarità del processo elettorale che Maduro avrebbe vinto.
Secondo Hamas, “il tentativo degli Stati Uniti di organizzare un colpo di stato è una continuazione della politica aggressiva americana […] e viola i principi democratici e la libera volontà del popolo”. Secondo loro, l’atteggiamento statunitense “rappresenta una minaccia per la sicurezza e la stabilità del mondo”.
Lo stesso tono è utilizzato nelle dichiarazioni di Hezbollah. In un comunicato divulgato dall’emittente libanese Al-Manar, si legge che “tutti sanno che l’obiettivo degli Stati Uniti non è quello di difendere la democrazia e la libertà, ma di appropriarsi delle risorse del paese e punire tutti gli stati che si oppongono all’egemonia statunitense”.
Può l’Italia ancora restare in silenzio?