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Osservatore Romano, ecco la divisione del lavoro tra Monda e Tornielli

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Forse sbaglia chi afferma che all’Osservatore Romano, organo della Santa Sede, non è cambiato nulla dopo le ultime nomine nel sistema dei media vaticani. Infatti basta dare un’occhiata alle prime pagine delle edizioni del 10 e dell’11 gennaio, per iniziare a capire qualcosa di più e per avvertire il segno del cambiamento che sicuramente nei giorni e nei mesi a venire, diventerà sempre più profondo e con esiti forse inaspettati.

Ma procediamo con ordine: nell’edizione del 10 gennaio il direttore del quotidiano, Andrea Monda, ha scritto un editoriale dal titolo “La prontezza è tutto (se ci lasciamo sorprendere)”. Una lettura che qualcuno definirebbe sapienziale per la capacità di riannodare Shakespeare con C.S. Lewis, Martin Buber con la poetessa polacca Wislawa Szymborska, passando però dall’evangelico “estote parati” e per “il nostro Dio è il Dio delle sorprese” di Papa Francesco. Un testo sicuramente ispirato e colto quello del direttore dell’Osservatore Romano che non solo tradisce la sua naturale vocazione culturale, ma esprime la volontà di una ricerca di senso per nulla scontata. Con un impianto antropologico come piace a Francesco, laddove Monda prende le mosse, per il suo ragionamento, da un dato di stretta attualità: “L’importante è essere sempre pronti. Possibilmente essere pronti a tutto.

I leader politici in questi giorni pieni di incertezze e di agitazioni si sbracciano per dimostrarsi pronti, e pur di raggiungere gli obiettivi che si ripromettono e che promettono agli elettori si dichiarano capaci di non esitare neanche per un attimo e di andare dritti e sicuri fino in fondo, fino alle più estreme conseguenze”. Difficile non leggere, in queste parole, un drammatico riferimento alle vicende dei migranti bloccati sulle navi a Malta e che hanno poi trovato una saggia soluzione in sede europea. Ma ciò che conta rilevare è la scelta di fondo del direttore, che forse sarà il suo marchio, di proporre una lettura sapienziale che gli attribuisce una valenza più di guida culturale e spirituale che politica in senso stretto.

Di tutt’altro segno l’articolo, altrettanto importante, pubblicato sulla prima pagina dell’11 gennaio, a firma Andrea Tornielli, di recente indicato dal Papa come direttore editoriale del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede. Con il testo pubblicato di spalla dal titolo “Incontro tra Pastori con l’obiettivo della concretezza” si indicano obiettivi, limiti e prospettive dell’imminente riunione vaticana sul tema della protezione dei minori e degli adulti vulnerabili. La lettura di questo articolo è importante, sin dall’incipit, laddove Tornielli osserva che “c’è un’attesa mediatica eccessiva in vista della prossima riunione convocata da Papa Francesco sul tema della protezione dei minori e degli adulti vulnerabili, come se si trattasse di un evento a metà strada tra un concilio e un conclave”.

La sensazione è che Tornielli voglia rispondere direttamente a quanti, primo fra tutti forse Luis Badilla, il direttore del sito “Il Sismografo” seguitissimo da tutti i vaticanisti del mondo, che aveva manifestato nei giorni scorsi un eccesso di entusiasmo e di attesa.

Tornielli preferisce la concretezza: indica gli obiettivi, primo fra tutti quello di “far sì che ognuno di coloro che vi prenderanno parte possa far ritorno al proprio paese avendo assolutamente chiaro che cosa bisogna fare (e non fare) di fronte a questi casi”; sottolinea la continuità d’azione sul fronte degli abusi fra Benedetto XVI e Papa Francesco; ribadisce che, al di là di norme, leggi, codici e procedure, occorra cambiare “la mentalità e il cuore”, cioè “la via della conversione” indicata da Francesco.

Infine, con un colpo alla Francesco, cioè spiazzante, ricorda le parole del Papa alla Curia romana: la riunione servirà per cercare “di trasformare gli errori commessi in opportunità per sradicare” la piaga degli abusi “non solo dal corpo della Chiesa ma anche da quello della società”. Apparentemente, per usare una metafora calcistica, sembrerebbe che il giornalista voglia lanciare la palla in tribuna, coinvolgendo la società. Ma la realtà ci dice che la Chiesa è ancora la sola ad aver fatto mea culpa in tema di abusi. Il mondo, purtroppo, è ancora silente.

In conclusione, oltre a prendere atto che con la pubblicazione dell’articolo di Tornielli le sinergie fra i media vaticani sembrano prendere corpo, va segnalata la mission espressa dai due testi che abbiamo esaminato. In sostanza, sembra emergere una virtuosa e costruttiva divisione del lavoro: al neo direttore dell’Osservatore Romano, Andrea Monda, il ruolo di dare corpo a una riflessione sapienziale e spirituale, prim’ancora che politica, in grado di accompagnare e affiancare il magistero di Francesco con una esplicita propensione a incontrare il mondo sul terreno della cultura e dell’esperienza; al direttore editoriale Andrea Tornielli il ruolo più squisitamente politico, nel senso di politica ecclesiale, di indicare la linea di pensiero e di azione del Papa.

Ovviamente, tutto questo va letto nell’ottica ecclesiale e non di mero esercizio del potere, ma se questa nostra intuizione sarà confermata dai gesti e dalle scelte dei due uomini nuovi della comunicazione vaticana, potremo disporre di una utile griglia di lettura della vita della Chiesa secondo Francesco.



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