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Non è un Paese per bambini

Un’indagine nazionale denuncia che molti bambini sono ricoverati nelle pediatrie per patologie (pare) curabili a domicilio: una ospedalizzazione under 18 è sicuramente uno dei sintomi che il territorio non è in grado di rispondere alle esigenze di visite e terapie farmacologiche nelle abitazioni.

Peraltro trovare un medico di base pediatra che quando i piccoli si ammalano con alterazione febbrile consistente si rechi a casa del piccolo è ormai impossibile. Esperienza personale, amicale, ma anche solo scambio di informazioni tra cittadini, la prassi di rivolgersi ad un pediatra che retribuito nelle 12 ore dalla chiamata presta la sua professionalità è diventata normale, ma anche, e non di rado, addirittura neanche facilissimo da trovare. Vero forse è che gli ospedali fanno ricorso al ricovero anche se non è indispensabile, ma con le famiglie giustamente in panico e il rischio di avere denunce penali per mancanza di assistenza, porta i sanitari a ricoveri precauzionali consistenti. La verità è che i servizi materno-infantili soffrono – nonostante in Italia vi sia un sistema tra i migliori a livello internazionale – a tagliare le risorse e gli ospedali si difendono come possono per garantire con il sistema del finanziamento riferito al bilancio dell’anno precedente, le medesime prestazioni economiche. La cittadinanza infantile è il bene più prezioso a cui una società responsabile deve garantire cure di buon livello rafforzando il rapporto tra territorio e presidi ospedalieri e premiando i pediatri che “ricominciano” a rendersi disponibili a visite e terapie domiciliari. Così come i recenti fattacci che vengono scoperti negli asili e nelle scuole dell’infanzia di operatrici che massacrano i piccoli a parole e botte è una vergogna ripugnante che va punita severamente. Le cosiddette maestre, o maestri, in età matura non sono più adatti a stare con i piccoli e la normativa dovrebbe prevedere l’utilizzo del personale sia insegnante sia operativo di modificare il rapporto di lavoro ed essere utilizzato presso uffici scolastici o comunque amministrativi perché per contrastare maltrattamenti bisogna puntare sulla riqualificazione del personale e prevedere piani di decompressione perché il rapporto con i bambini può provocare problemi di aggressività degli insegnanti.

Il lavoro a contatto con i bambini richiede visite periodiche per accertare la presenza costante dei requisiti necessari per prendersi cura dei piccoli e soprattutto un organico adeguato di supporto. Certo è che è un problema che coinvolge sia la scuola pubblica sia quella privata. E in questo periodo di iscrizioni la scelta del tipo di scuola è delicato e non può esserci competitività fra sistema pubblico e privato anche come rette di frequenza. La scuola primaria è comunque necessaria, perché è maestra nel sempre tanto avversato tempo pieno, necessita di un alto livello inclusivo e professionale, nonché la sua specificità didattica multietnica e dell’integrazione dei diversamente abili, è quella che può rispondere sempre più alle necessità di sussidiarietà tra un sistema e l’altro per un diritto di cittadinanza che faccia crescere i piccoli cittadini in armonia.

Gli anni da zero a sei, sono fondamentali nello sviluppo della persona, più ancora di quelli successivi: eppure in questo segmento si interviene in modo frammentato, spesso deprofessionalizzato e lo si tratta come “servizio” semplicemente custodialistico.

Dando applicazione ad una vecchia norma già contenuta del decreto 81/del 2008 sulla sicurezza si è previsto di intervenire sul fenomeno del burnout dei docenti, mediante apposite rilevazioni e corsi di formazione; operazioni previste dalla legge ma non adeguatamente finanziate. Il nodo principale è e rimane quello della formazione iniziale e del reclutamento. È necessario per insegnare soprattutto per i più piccoli possedere lauree direttamente abilitanti, con un biennio obbligatoriamente ad indirizzo metodologico-didattico, almeno un anno di tirocinio tutorato in sede universitaria, tesi ad indirizzo metodologico-didattico ed esami di psicologia dell’età evolutiva; assunzioni direttamente dalle graduatorie di merito universitarie ed un anno di prova tutorato direttamente nella scuola ove si viene assunti.

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