L’anno nuovo della politica si è aperto così come l’anno vecchio si era chiuso: Salvini Uber Alles nel dibattito pubblico, nei tiggì, nei social, nei post alimentari e dopolavoristici che lo ritraggono gaudente e salmodiante in tutte le pose, come le figurine Panini, e nelle giaculatorie degli editorialisti blasonati. Il lieve scarto rispetto alla narrazione prenatalizia sta nel conflitto con un grappolo di primi cittadini che disubbidiscono, con corredo di ragioni umanitarie e giuridiche, al cosiddetto decreto sicurezza.
L’opinione degli esperti che impazzano nei talk e nei telegiornali è divisa tra l’horribile visu per il gesto antilegalitario e l’incoraggiamento a proseguire di fronte a provvedimenti incostituzionali. Il punto di domanda è, anche al di là del merito, cosa può fare il cittadino – e la domanda è ancora più stringente se questi è anche gravato dalla responsabilità di sindaco – di fronte a provvedimenti emanati dall’autorità legittima che abbiano un contenuto contrario ai principi fondanti della democrazia repubblicana.
Il problema se lo posero i Costituenti e, in modo particolare, il grande Costantino Mortati, con un emendamento che introduceva nella Carta fondamentale il diritto di resistenza. La proposta di Mortati confluì nell’art.50: “Quando i poteri pubblici violano le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalla Costituzione, la resistenza all’oppressione è diritto e dovere del cittadino”. Non c’era nessuna vaghezza in quella formulazione, ma emergeva la volontà del costituente di preservare la Costituzione da attacchi imprevedibili da parte degli stessi pubblici poteri.
Quell’articolo non venne approvato per le ragioni che lo stesso Mortati avrebbe espresso nella seduta del 6 dicembre 1946: si valutò sufficiente il sistema di garanzie già inserite nel testo. I tedeschi, per molti aspetti vicini a noi dal punto di vista della recente esperienza storica e della sensibilità giuridica, si regolarono diversamente, inserendo nell’articolo 20 della loro Legge Fondamentale un comma che esplicitamente prevede ciò che la Costituzione italiana nega: “Tutti i tedeschi hanno il diritto alla resistenza contro chiunque tenti di eliminare questo ordinamento, quando non è possibile altro rimedio”.
Costituzione a parte resta da domandarsi se la “disobbedienza civile” dei sindaci possa riuscire a proporre un elemento di riflessione su un clima generale che tende al conformismo culturale e alla cloroformizzazione delle dissenting opinions. Dopo le piazze un segnale di esistenza in vita dell’opposizione viene dal drappello dei sindaci, che, a differenza dei manifestanti di piazza, fanno politica. Dall’opposizione parlamentare lievi sussurri e grida. Nei pastoni dei tiggì.