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Tappe e obiettivi del tour di Mike Pompeo in Medio Oriente

Mike_Pompeo, cia pompeo

Il Medio Oriente è ben presente nell’agenda delle priorità del governo degli Stati Uniti. Il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, visiterà la regione dall’8 al 15 gennaio in un tour che prevede diverse tappe: Giordania, Egitto, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Arabia Saudita, Oman e Kuwait.

La missione di Pompeo in Medio Oriente si basa sull’impegno degli Usa per la pace la stabilità della regione. In un comunicato ufficiale, il Dipartimento di Stato ha confermato che il viaggio di Pompeo inizierà ad Amman, dove è previsto un incontro con i leader giordani per discutere di cooperazione bilaterale e i modi per espandere la partnership strategica tra Stati Uniti e Giordania. Pompeo s’impegnerà con i leader giordani sulle problematiche regionali, tra cui il rapporto commerciale tra Siria, Giordania e Iraq.

Inoltre, il segretario di Stato incontrerà i rappresentanti del governo egiziano al Cairo, per parlare di sicurezza, cooperazione economica ed energetica e anche sull’Iran. A Manama Pompeo incontrerà i leader del Bahrein per discutere di cooperazione bilaterale e la partnership strategica tra Bahrein e Stati Uniti, così come di antiterrorismo e dell’alleanza strategica in Medio Oriente per frenare il regime iraniano. Ad Abu Dhabi, invece, si parlerà delle strategie per aumentare gli investimenti e il commercio tra i due Paesi. Un argomento generale sarà l’invito a fare parte dei colloqui per la pace in Yemen che si svolgono in Svezia e il sostegno agli sforzi dell’inviato speciale per le Nazioni Unite.

Non è in programma per Pompeo una tappa in Israele. Tuttavia, Pompeo incontrò a Brasilia il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, durante l’insediamento del nuovo presidente del Brasile, Jair Bolsonaro. Il consigliere per la Sicurezza Nazionale di Trump, John Bolton, andrà in Israele e Turchia nei prossimi giorni per discutere sul ritiro delle forze americane dalla Siria.

Questo è il primo viaggio di Pompeo in Medio Oriente dopo l’annuncio del presidente Donald Trump di ritirare i soldati americani dalla Siria. La decisione, che ha portato alle dimissioni di Jim Mattis come segretario della Difesa, spinge alcuni analisti ad attendere una linea molto dura sull’Iran. Dore Gold, ex ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite, ha dichiarato a Jewish News Syndicate, che “il presidente Trump è preoccupato per l’aggressione iraniana in tutto il Medio Oriente, inclusa la Siria. Nella sua mente ha cominciato ad alterare il calcolo di Iran ritirandosi del terribile accordo nucleare con l’Iran e il rinnovo delle sanzioni degli Stati Uniti”.

John Sitilides, analista di geopolitica e consulente diplomatico a Washington, sostiene che fino al 2016 “l’Iran stava per diventare una potenza egemonica in Medio Oriente […] Le politiche degli ultimi 24 mesi, che hanno condotto al ritiro dall’accordo nucleare, hanno fermato significativamente le ambizioni dell’Iran”.

Per Michael Rubin analista del American Enterprise Institute, “Trump vede un mondo in tre dimensioni e non due […] Sembra non capire gli effetti del secondo ordine delle sue azioni né capisce che quando l’ideologia motiva gli avversari, semplicemente ritirarsi non pone fine al conflitto, ma lo avvicina”.

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