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La situazione dei giovani prigionieri politici del Venezuela

“Pensa questo: arrestano un giovane che è appena uscito dall’infanzia. Gli impediscono di parlare con i suoi genitori e con i suoi avvocati. Lo portano in tribunale e resta in carcere, senza sapere il perché. Adesso metti il volto di tuo figlio o tua figlia. Puoi immaginare un’angoscia come questa?”.

Con queste parole, l’avvocato, scrittore e attivista per i diritti umani, Gonzalo Himiob Santomé ha cercato di spiegare sui social il dramma di queste ore attorno ai giovani prigionieri politici in Venezuela.

Nell’ultima settimana, le proteste registrate in tutto il Paese sudamericano hanno lasciato un saldo mortale di 45 vittime e 850 persone arrestate. Di queste, 696 solo durante la giornata di manifestazione organizzata dall’opposizione il 23 gennaio.

L’Ufficio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha confermato che tra i detenuti ci sono 77 minorenni. Il giornalista venezuelano Luis Olavarrieta ha informato su Instagram che tra loro ci sono un bambino con sindrome down e un bambino con cancro.

La deputata dell’opposizione, Delsa Solórzano, ha denunciato che sono finiti tra le sbarre bambini di 12,13 e 14 anni: “So che per il regime è difficile applicare le leggi, ma sono minorenni, non possono essere puniti, secondo le normative in vigore in Venezuela”. Il Foro Penal, ong che offre assistenza penale ai prigionieri politici venezuelani, ha informato che in totale ci sono 976 detenuti per motivi politici nel Paese.

L’Alta commissionata dell’Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet, ha espresso preoccupazione per l’escalation di tensioni in Venezuela, e invitò alle parti coinvolte a dialogare per evitare una crisi fuori controllo da conseguenze catastrofiche.

Marco Ponce, coordinatore dell’ong Observatorio Venezolano de Conflictividad Social, ha informato sul bilancio della situazione in Venezuela: “Dall’osservatorio abbiamo documentato un aumento degli scontri a livello nazionale nell’ultima settimana. Solo nel Distretto capitale si sono registrate più di 200 proteste tra il lunedì 21 e il giovedì 24 gennaio, principalmente nei settori popolari di Caracas in orari notturni. Zone che erano roccaforte del chavismo”.

Ponce ha spiegato che gran parte dei manifestanti sono vicini di queste zone, famiglie complete. Il coordinatore denuncia anche l’incursione illegale da parte delle autorità – in coordinamento con collettivi paramilitari – nelle abitazioni di persone che probabilmente hanno partecipato alle manifestazioni.

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