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Così Sophia e immigrazione infuocano i rapporti tra Italia ed Europa

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L’approccio verbale e politico, in Italia e all’estero, messo in pratica dal governo italiano dal primo giorno sta innescando un pericoloso effetto domino accentuato dalle imminenti elezioni europee. La rigida posizione italiana sul fronte dell’immigrazione ha scompaginato l’indifferenza europea senza però riuscire a ottenere risultati concreti: uno contro tutti, compresi quei Paesi dell’Est, ideologicamente più vicini ai sovranisti italiani, che però si guardano bene dall’accogliere la quota di migranti prevista dagli accordi oppure fanno in modo che di regolamento di Dublino non si parli più. Sovranisti sì, però ognuno a casa propria con tanti saluti all’Italia. È in questo contesto più ampio che si innesta l’ultima polemica, quella sulla missione navale europea Sophia da cui la Germania vorrebbe uscire e che potrebbe essere chiusa alla fine di marzo se si sfilasse anche l’Italia che ne ha il comando.

LE FRIZIONI CON FRANCIA E GERMANIA

Le ultime iniziative dei vicepresidenti del Consiglio hanno ulteriormente infuocato il dibattito interno e internazionale. Luigi Di Maio attacca frontalmente la Francia (insieme con Alessandro Di Battista e con l’appoggio di Roberto Fico e di Danilo Toninelli) aprendo uno scontro dagli esiti imprevedibili sul fronte industriale; Matteo Salvini mantiene la linea dura dei porti chiusi agli sbarchi “invitando” altri Stati membri a farsene carico e, improvvisamente, deve affrontare la risposta di Angela Merkel che annuncia l’uscita della Germania dalla missione Eunavfor Med-Sophia. Tecnicamente la decisione della cancelliera tedesca impedirà che la nave Berlin subentri alla fregata Augsburg all’inizio di febbraio, ma si tratta di una ripicca perché il problema politico è noto: alla fine dello scorso anno Sophia fu prorogata di soli tre mesi per superare lo stallo tra gli Stati partecipanti e dunque in questo momento la sua conclusione è fissata al 31 marzo. L’ammiraglio Enrico Credendino, comandante di Eunavfor Med, ha precisato che la decisione tedesca è appesa alla prosecuzione o meno della missione: “La nave che doveva arrivare il 6 febbraio rimarrà in Germania pronta a muovere in due settimane in attesa che si chiarisca la situazione dei porti di sbarco e il futuro dell’operazione”. Nel frattempo la Germania resta pienamente coinvolta tanto che il suo staff rimane e “il capo del team di pianificazione è tedesco”. Berlino ha poi fatto sapere che intende proseguire nella missione rivedendone i compiti perché, secondo il portavoce del ministero della Difesa, negli ultimi mesi “non ha più svolto i compiti previsti dal mandato originario”, cioè il contrasto ai trafficanti di uomini.

LO SCONTRO SU SOPHIA, TRA POLITICA E SICUREZZA

Il ministro dell’Interno ha ragione su un punto: non sono mai state cambiate le regole di ingaggio di Sophia, “copiate” da quelle della vecchia missione Triton dell’agenzia Frontex, che prevedono l’obbligo di sbarco in Italia dei migranti raccolti dalle navi militari di quella missione. Con l’attuale missione Themis, figlia di Triton, le regole sono state cambiate, ma non per Sophia. All’annuncio della Merkel, Salvini ha reagito dicendo che “se qualcuno si fa da parte per noi non è certo un problema” e fornendo alcuni dati: dal luglio 2015 al 31 dicembre scorso le navi di Sophia hanno soccorso e portato in Italia 43.327 persone. Per completezza bisognerebbe aggiungere che si tratta solo del 9 per cento del totale degli sbarchi e che il mandato di Sophia non è quello di soccorrere, che è un obbligo per chiunque si trovi in mare come ormai dovrebbe essere chiaro a tutti, bensì innanzitutto quelli di combattere i trafficanti di esseri umani, di far rispettare l’embargo sulle armi deciso dall’Onu, di addestrare equipaggi della Guardia costiera e della Marina libiche, di acquisire informazioni sul contrabbando di petrolio, condividendo tutte le informazioni con l’intelligence e le forze di polizia dei vari Stati. Credendino, a margine di un convegno, ha rivendicato che la missione Sophia ha contribuito alla riduzione dei flussi dell’87 per cento nel 2018 rispetto all’anno precedente anche grazie all’addestramento della Guardia costiera e della Marina libica, oltre ad aumentare la sicurezza nel Mediterraneo. “Se Sophia avesse avuto nel suo mandato il soccorso, avrebbe salvato 500mila persone, non meno di 45mila”. Non solo: “Con la nostra presenza – ha detto Credendino – garantiamo la sicurezza di un’area di interesse strategico non solo per l’Europa, ma soprattutto per l’Italia che è in prima linea”, e, pur non essendoci la prova di infiltrazioni di terroristi, “è chiaro che senza le navi militari aumenta il rischio che arrivino non solo i migranti, ma qualcos’altro sul territorio europeo”.

ENTRO MARZO DECISIONE OBBLIGATA

La scelta politica definitiva su Sophia arriverà presto perché marzo è alle porte e Federica Mogherini, commissario per la politica estera dell’Ue, ha fatto sapere che la sorte dipende dall’Italia che ne ha il comando con l’ammiraglio Credendino e con il quartier generale nella base di Centocelle a Roma: prima del 2015 nel Mediterraneo l’Italia era sola e Sophia ha portato l’Unione europea, ha ricordato la Mogherini, ma “se oggi l’Italia non la vuole più, siamo pronti a chiuderla”. Anche il commissario europeo alla Migrazione, Dimitris Avramopoulos, visto che è l’Italia a ospitare e ad avere il comando della missione, “se vuole interrompere l’operazione Sophia può prendere questa decisione” anche se “è un’operazione di successo e dovrebbe proseguire”. È evidente che la sorte dell’Africa, dell’Italia, dell’Europa o del mondo intero non dipenda da Eunavfor Med, una delle quattro missioni oggi nel Mediterraneo con Themis (Frontex), Sea Guardian (Nato) e Mare sicuro (Italia), ciascuna con obiettivi diversi, e quindi prima o poi bisognerà uscire dall’equivoco: se lo scopo sottinteso del governo italiano e in particolare di Salvini è di ridurre al massimo la presenza di navi nel Mediterraneo per disincentivare i traffici di migranti sarebbe meglio dirlo apertamente anche in sede europea. Si potrebbe discutere o meno sull’efficacia e sull’etica, ma almeno ci sarebbe chiarezza. D’altra parte, se interesse della Commissione europea è far proseguire la missione, dovrebbe incidere di più per far cambiare le regole d’ingaggio. Anche il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, è a favore della prosecuzione di Sophia “ma a patto che cambino le regole”. Una posizione bipartisan visto che anche il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani (FI), insiste sull’interesse nazionale alla base del mantenimento della missione purché ci sia più solidarietà dagli altri Paesi dell’Unione.

50MILA IMMIGRATI IN MENO NEI CENTRI

Nella conferenza stampa indetta per chiarire la posizione italiana sulla missione Eunavfor Med, Salvini ha fornito alcuni dati freschi sull’immigrazione: quest’anno per la prima volta ci sono state più espulsioni che arrivi (circa 600 rispetto ai 155 arrivi) mentre nelle varie strutture di accoglienza il 1° gennaio 2018 c’erano 183mila persone e oggi ce ne sono 133mila aggiungendo che, da informazioni riservate, gran parte delle 50mila in meno non sarebbe più in Italia. Altri dati confermano il crollo della protezione umanitaria, concessa in pochi specifici casi in base al recente decreto sicurezza: nei primi 19 giorni di gennaio i rifugiati sono stati il 9 per cento, la protezione sussidiaria è stata concessa al 6 per cento, quella umanitaria al 2, i dinieghi sono stati il 78 per cento e gli irreperibili il 5 per cento. Rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, quando i dinieghi furono il 57 per cento, la differenza riguarda solo la protezione umanitaria che nel 2018 era al 26 per cento. Salvini ha difeso lo sgombero del centro di Castelnuovo di Porto (Roma), sostenendo che le persone saranno accolte altrove, e confermato il prossimo intervento in quello di Mineo oltre allo smantellamento delle tendopoli di Reggio Calabria e di Foggia.

CONTATTI ONG-TRAFFICANTI

Salvini, citando l’intelligence italiana, ha confermato che i gommoni messi in mare dai trafficanti sono programmati per durare poco in modo da costringere al salvataggio e ha ribadito che “ci sono evidenze di contatti telefonici tra alcune persone a bordo delle navi delle Ong e alcuni trafficanti a terra”. Se la situazione libica complica tutto il quadro, il ministro dell’Interno ha annunciato visite in Africa all’inizio di marzo per definire alcuni accordi di riammissione che sarebbero “in fase avanzata” e ha ammesso invece difficoltà con paesi asiatici come il Pakistan e il Bangladesh che senza collaborazione potrebbero vedersi negato l’inserimento di loro connazionali nel decreto flussi.

QUAL È LA LINEA IN POLITICA ESTERA?

Le ultime iniziative del M5S e della Lega ripropongono una domanda: qual è la politica estera dell’Italia? Soprattutto, chi ne decide la linea? Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, non hanno un partito alle spalle e ne pagano le conseguenze come ogni tecnico. Salvini e Di Maio quando indossano il cappello di vicepresidenti del Consiglio sono autorizzati ad andare oltre i compiti dei propri dicasteri, solo che si sta creando troppa confusione. Dicono che dal Quirinale osservino con crescente perplessità e che lo stesso Conte si stia irritando. Mancano parecchi mesi alle elezioni europee e anche Sophia rischia di essere solo un dettaglio.

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