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L’Ue negozia una posizione unica sul Venezuela. Chi si rifiuta (ancora) e perché

L’Unione europea non ha ancora dichiarato, con chiarezza, la propria posizione sulla crisi politica del Venezuela. Sarebbe in corso una trattativa tra i 28 Paesi membri per assumere nei prossimi giorni una posizione unica. L’ipotesi più solida è quella di riconoscere il presidente ad interim, Juan Guaidó, nel caso Nicolás Maduro non accetti convocare nuove elezioni presidenziali nel breve termine.

I partiti conservatori della Spagna hanno voluto forzare una posizione indipendente, senza attendere la decisione concordata a Bruxelles, ma il premier Pedro Sánchez si è rifiutato. Intanto, dalla Francia il presidente Emmanuel Macron ha manifestato il proprio sostegno ai venezuelani che hanno partecipato alla protesta dell’opposizione: “Dopo l’elezione illegittima di Nicolas Maduro nel maggio 2018 – ha scritto Macron – l’Europa sostiene il ritorno della democrazia”.

A Davos Iván Duque, presidente della Colombia, Lenín Moreno, presidente dell’Ecuador e Carlos Alvarado, presidente del Costa Rica, si sono impegnati in diverse conversazioni per chiedere che l’Unione europea riconosca Guaidó come presidente del Venezuela.

Danimarca, Regno Unito e i Paesi bassi sostengono senza riserve il processo di transizione venezuelano, mentre la Grecia sostiene ancora Maduro. Il governo del partito di sinistra Syriza ha emesso un comunicato ufficiale per confermare la sua posizione a favore del governo socialista. Anche l’Austria, con la guida del partito di destra FPO, preferisce restare a fianco di Maduro per la sua vicinanza con la Russia di Vladimir Putin.

Una via d’uscita però è stata trovata dalla Spagna e la Germania. Ed è il riconoscimento da parte dell’Ue in caso Maduro non accetti convocare elezioni libere in Venezuela. Con la garanzia della partecipazione dell’opposizione, condizioni di trasparenza e osservatori internazionali. L’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, ha proposto la strategia usando il “procedimento amministrativo di silenzio”. Si presenta il testo e, se non ci sono contestazioni, si procede all’approvazione.

Intanto, Guaidó ha chiesto all’Unione europea – e all’Italia – che aiutino il Venezuela ad uscire dalla crisi, sollevando la questione della violazione dei diritti umani da parte del governo di Maduro.

“L’appoggio della comunità internazionale è molto importante – ha detto a La Stampa il presidente provvisorio venezuelano – perché qui si tratta di ristabilire il rispetto più basilare dei diritti umani. L’Unione europea, con l’Italia al suo interno che ha avuto un ruolo molto importante nella storia del Venezuela, è un baluardo di questi principi. Abbiamo bisogno del loro appoggio. L’Ue potrebbe rappresentare un’istanza fondamentale, se il regime non accettasse la transizione, sollevando con la sua autorità la questione dei diritti umani in Venezuela davanti alle corti internazionali”.

Guaidó ha precisato che “la maggioranza dei soldati la pensa come noi. Ai loro capi chiediamo di rispettare questa volontà popolare, e non prestarsi alla repressione. Pensiamo di poterli convincere sulla base della prospettiva di democrazia e prosperità che intendiamo costruire”. Il leader dell’opposizione ha spiegato la campagna di distribuzione “porta a porta” della legge di amnistia per i militari e ha confermato la manifestazione in piazza prevista per la prossima settimana.


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