“Vedo, nel prossimo futuro, una marginalizzazione ulteriore dell’Italia, un restringimento del suo rilievo economico globale, e vedo inoltre una classe dirigente che non prende il tram delle occasioni”. Dalla legge di bilancio ai cavalli di battaglia del governo guidato da Giuseppe Conte, alla Brexit, alla crisi della Ue, fino ad arrivare al futuro equilibrio tra Usa, Russia e Cina, Giancarlo Elia Valori, dirigente d’azienda ed esperto di geopolitica di lungo corso, in una conversazione con Formiche.net fa un bilancio dei passi compiuti dall’esecutivo gialloverde.
Analizzando mancanze e prospettive future, il fil rouge che emerge nel discorso è la necessità effettiva di una ricostruzione totale dell’apparato imprenditoriale. Senza dimenticare di cogliere al volo le occasioni che la politica estera offre all’Italia in questo momento storico: in primis la centralità strategica per riorganizzare il Mediterraneo.
La manovra economica e finanziaria del governo è ormai legge. Cosa ne pensa?
Che costa troppo e che non risolve molti dei problemi di coloro che hanno votato per la Lega e per il Movimento Cinque Stelle. La perequazione delle pensioni è fatta a spese dei pensionati stessi, anche dei meno fortunati. La flat tax per le patite Iva è casomai un incentivo, non una soluzione, alla evasione. Ma dal 2020 arriverà perfino una nuova tassa sul reddito degli autonomi. Le clausole di salvaguardia per l’Iva sono colossali, e non so proprio se ci saranno i soldi per saldarle o mantenerle, alla fine.
La quota 100 e il reddito di cittadinanza cosa sono, secondo lei?
Due errori. Lo smottamento della Legge Fornero porta molti voti, ma se è fatto così, risiamo daccapo. Se si abbassa l’età del pensionamento ma solo a spese del lavoratore, si ricreano le condizioni per il lavoro nero dei pensionati. E per la pensione scarsa e inefficiente. L’idea poi di uno scambio uno a uno tra pensionati e giovani in cerca di occupazione sembra una favola dei Fratelli Grimm. Il reddito di cittadinanza è, anch’esso, soprattutto uno stimolo al lavoro nero. Farà aumentare i salari minimi e, quindi, diminuirà l’offerta di lavoro. Con i salari attuali, molti rimarranno a casa invece di prendersi il salario di cittadinanza. E dove si troveranno i lavori per questa gente, visto che, davvero, non ci sono?
Ma cosa vede di altro, nell’operato del governo Conte?
La più assoluta mancanza di un progetto strategico, a parte il soddisfacimento, non sappiamo quanto e come, dei desideri immediati dell’elettorato che li ha mandati al governo. Se, per esempio, parliamo della Conferenza sulla Libia, il governo non ha nemmeno partecipato agli sforzi del parlamento europeo per modificare il regolamento di Dublino III. La missione italiana in Niger è stata mandata a farsi prendere in giro dalla Operation Barkhane dei francesi, senza una idea, un accordo o magari anche uno scontro con Parigi. La questione libica non è solo il tema dei migranti. È anche, direi soprattutto, il tema della pacificazione del Maghreb e della lotta anti-jihadista. Non parliamo nemmeno, qui, del nuovo protezionismo Usa, non pervenuto a Palazzo Chigi, o della Nuova Via della Seta cinese, che sembra anch’essa sconosciuta al governo. Un esecutivo pieno di poche idee fisse, e neanche quelle giuste.
Cosa farebbe lei, al posto di Salvini e di Moavero?
Ripensare tutto il Mediterraneo con Israele, Russia, Cina e Usa. Non è impossibile, il Mare Nostrum diverrà tra poco il grande passaggio globale del futuro, a cui tutti sono interessati, per pacificarlo. Ma occorrono relazioni potenti e la conoscenza delle mappe del potere, cosa che non mi sembra accada con questi ragazzini in gita governativa. Per governare, ci vuole anche, soprattutto, stile ed esperienza.
E per le riforme economiche?
Ricostruire tutto il sistema delle imprese. Favorire l’arrivo di nuove industrie nel nostro Paese, magari con Zone Speciali. Ripensare, insieme agli altri Paesi della Ue, tutta l’Eurozona. Nessuno, nemmeno i tedeschi o gli olandesi, sono contenti di come va l’area Euro. I progetti del mio amico Paolo Savona sarebbero allora utilissimi, in questo ambito. Far rientrare subito le imprese che sono uscite dall’Italia, evitare duramente che altre ne escano. Evitare subito le vendite di nostre aziende a gruppi esteri, che portano gli utili fuori dal nostro Paese. Poi, investire pesantemente nella Scuola, altro che salari di cittadinanza.
Cosa accadrà con questo governo, in futuro?
Spero, per il bene dell’Italia, che tutto vada bene. Ma sono scettico. Vedo, nel prossimo futuro, una marginalizzazione ulteriore dell’Italia, un restringimento del suo rilievo economico globale, e vedo inoltre una classe dirigente che non prende il tram delle occasioni: la Brexit, la crisi della Ue, la pacificazione del Maghreb, l’evoluzione tecnologica, il nuovo, futuro equilibrio tra Usa, Russia e Cina. Dove ci vorrebbe uno Stato, come quello italiano, che riorganizza il Mediterraneo. Tutte idee grandi che non rientrano nel piccolo cabotaggio di questo governo di un professore, Conte, con intorno una buona quantità di fuori-corso.
E il debito pubblico?
Le legge di bilancio genera un nuovo debito che vale 36 miliardi. Il debito italiano a medio termine in scadenza sarà nel 2019 di 220 miliardi. Nel 2019, scaduto il quantitative easing della Bce, la Banca Centrale comprerà solo il 9% dei nostri titoli a rinnovo. È probabile che ce la faremo, con fatica, nel 2019, ma dopo, se non aumenta il Pil, la vedo molto brutta.