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Tav, sfatiamo un po’ di miti sull’analisi costi-benefici. Il commento di Scandizzo

Di Pasquale Lucio Scandizzo

L’analisi costi benefici è una metodologia di valutazione economica dei progetti piuttosto complessa, ma necessaria per una politica di investimenti pubblici efficiente. A prescindere dall’esito delle singole applicazioni, ritengo quindi che l’attenzione sulla necessità di valutazioni quantitative approfondite di piccoli e grandi progetti sia un elemento positivo delle discussioni in corso.

Essa può contribuire a un uso più esteso delle migliori pratiche internazionali di gestione dei progetti, purtroppo ancora non sufficientemente diffuse nel nostro Paese. L’analisi costi benefici di basa sull’idea che i progetti possono essere valutati come generatori di flussi di cassa equivalenti, esprimendo i benefici e i costi in termini di una unità di conto monetaria (per es. le riserve della Banca Centrale) sia dal punto di vista della creazione (o distruzione) di valore causata dal progetto, sia degli effetti sulla platea dei possibili beneficiari positivi e negativi.

È necessario inoltre tenere conto del fatto che le stime sono affette da errori di misura e che il futuro è incerto. Sono disponibili on line manuali nazionali e internazionali (tra cui un’ottima guida europea) e vari testi accademici (tra cui uno scritto da me a quattro mani con Giuseppe Pennisi che tiene conto in modo particolare delle condizioni incertezza temporale e della necessità di valutare rischi e opportunità creati dal progetto).

Conoscendo Marco Ponti, penso che l’analisi presso il Mit sia al passo con gli standard internazionali. Tuttavia, le conclusioni di qualunque analisi dipendono dalle ipotesi fatte, dai dati disponibili e dalla interpretazione dei risultati. Spetta ai policy maker prendere le decisioni tenendo conto delle indicazioni delle analisi.

Allo scopo di fornire ai policy maker una informazione adeguata, inoltre, a mio avviso il problema dell’analisi costi-benefici di opere in corso dovrebbe essere affrontato usando la tecnica delle cosiddette opzioni reali, e valutando la cosiddetta opzione di uscita. Esiste cioè per chi ha intrapreso il progetto, in corso d’opera, l’opzione, ossia la facoltà, ma non l’obbligo, di sospendere, cancellare o modificare il progetto in qualunque momento della sua implementazione.

Valutare queste opzioni (dette opzioni reali in analogia, ma anche per distinguerle da quelle finanziarie), d’accordo con il cosiddetto metodo del valore attuale netto esteso, consente di tenere conto dei costi associati all’abbandono definitivo o temporaneo o al ri-disegno, in aggiunta ai risparmi di costo e ai minori benefici, che si realizzerebbero cancellando, sospendendo o ridisegnando il progetto.

Se una o più di queste opzioni reali presenta un valore positivo, il valutatore può raccomandare che l’opera vada sospesa, cancellata o modificata, a seconda dell’opzione che presenta il valore maggiore. Poiché la valutazione delle opzioni reali avviene tenendo conto delle opportunità e dei rischi associati al progetto, le condizioni di incertezza dinamica del progetto (ossia l’evoluzione futura delle condizioni economiche di contorno), ricevono l’attenzione necessaria, che non è sufficientemente presente in una analisi tradizionale.

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