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Effetto Ocasio, arriva il secondo divorzio di Bezos. Con la sinistra

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È finita la pacchia. Una frase nota alle cronache politiche italiane riecheggia oggi sulle bocche della new left americana. Jeff Bezos ha rinunciato a costruire il nuovo quartier generale di Amazon a New York. L’accordo era a un passo dalla chiusura. La nuova, futuristica sede della multinazionale del commercio online sarebbe sorta a Long Island, nel Queens. La posta in gioco era altissima: 25.000 posti di lavoro. In cambio, un patto con il sindaco Bill De Blasio e il governatore Andrew Cuomo per sgravi fiscali da capogiro: 3 miliardi di dollari. Una cifra ritenuta indecente da un agguerrito gruppo di legislatori locali, che ha alzato le barricate mobilitando manifestazioni per la Grande Mela contro il gigante di Bezos accusato da anni per le condizioni lavorative dei suoi dipendenti e la scarsa se non inesistente attenzione alle rivendicazioni sindacali.

A guidare la rivolta un volto noto, forse il più noto della nuova sinistra a stelle e strisce: Alexandria Ocasio-Cortez. La deputata ventinovenne con origini portoricane nata nel Bronx è divenuta l’incubo di multinazionali e milionari, che vedono come fumo negli occhi le sue proposte su tasse e protezione ambientale. Odiata dai repubblicani, la nuova stella dei democratici è anche una spina nel fianco della vecchia classe dirigente dell’Asinello. In questa schiera rientrano De Blasio e Cuomo, che si erano spesi in prima persona per chiudere il deal con Bezos. Sogni infranti una volta per tutte quando Michael Gianaris, senatore dem del Queens, ha apposto il veto all’interno di un organo statale appositamente costituito per decidere le sorti dell’accordo. “Un gruppo di politici statali e locali ha chiarito di esser contraro alla nostra presenza e che non lavorerà con noi per costruire il tipo di relazioni richieste per andare avanti” recita un comunicato glaciale di Amazon diramato giovedì mattina per mettere una pietra tombale sulle trattative. L’azienda si accontenterà per il momento dello storico quartier generale a Seattle, e procederà con l’accordo per una nuova sede in Virginia, incrociando le dita per scongiurare nuove barricate. Furiose le reazioni di De Blasio e Cuomo, che fino all’ultimo minuto avevano chiesto e ricevuto rassicurazioni dai dirigenti Amazon in un interminabile gioco del telefono. Se il sindaco se l’è presa con Bezos, nella reazione del governatore Cuomo c’è tutta la frustrazione dei dem per la nuova ondata della new left subentrata alle midterm di novembre: “Un piccolo gruppo di politici mette davanti i suoi piccoli interessi personali al di sopra di quelli della sua comunità”. Esulta invece la Ocasio Cortez su twitter: “tutto è possibile”.

A sollevare dubbi sulle esenzioni fiscali comprese nell’accordo, a dire il vero, erano stati personaggi di estrazione bipartisan, a cominciare dall’ex sindaco repubblicano di New York Michael Bloomberg. Dopotutto, nota Federico Rampini su Repubblica, la vecchia e consolidata prassi degli sgravi stellari alle multinazionali finisce sul groppo dei contribuenti del ceto medio.

Eppure, rivendica stizzito Amazon nel comunicato, i sondaggi con cui azienda e autorità locali avevano tastato il terreno prima di concludere l’accordo avevano rivelato un alto apprezzamento da parte dei cittadini, fiduciosi per il boom occupazionale che ne sarebbe seguito. Per questo, fa notare Conor Sen in un editoriale per Bloomberg, la vittoria della Ocasio Cortez e della sinistra verde, rosa e anti-industriale potrebbe in fondo rivelarsi una vittoria di Pirro. Non é un caso che le stime per le primarie dem in vista delle presidenziali del 2020 diano in testa, con ampio distacco, l’ex vicepresidente di Barack Obama Joe Biden. Un volto vecchio della politica, che a quanto pare però rassicura l’elettorato dem, da sempre vicino al ceto medio e ai settori industriali che Ocasio Cortez & Co. spaventano a suon di proposte come il Green New Deal. Il presidente Donald Trump, per il momento, non ha affondato colpi su twitter. La bagarre di New York non rende facile una presa di posizione. Fin dal primo giorno alla Casa Bianca Trump si è erto a campione del ritorno in patria delle multinazionali a colpi di sgravi fiscali e non perde occasione di vantare il boom di posti di lavoro dovuti alla sua tax reform. Questo caso però fa eccezione. Il colpo incassato da “Jeff Bozo”, suo acerrimo nemico e proprietario del Washington Post, e le faide interne fra nuovi e vecchi democratici non devono essere un brutto spettacolo per il Tycoon.

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