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Il referendum propositivo e la democrazia partecipativa oggi. Istruzioni per l’uso

Di Maria Cristina Antonucci
fraccaro

La proposta di legge costituzionale per introdurre il “referendum propositivo”, incardinata dal M5S nei lavori parlamentari della Camera a settembre 2018 ed attualmente in discussione presso la Commissione Affari Costituzionali, ha lo scopo di incrementare il numero degli strumenti istituzionali di partecipazione dei cittadini alla vita politica.

Il testo prevede una modifica sostanziale al secondo comma dell’articolo 71 della Costituzione, riferito alla possibilità che almeno cinquantamila elettori presentino una proposta di legge redatta in articoli e che le Camere possano dare avvio all’iter di discussione. Con il referendum propositivo, si aumenta il numero di richiedenti l’iniziativa popolare (da cinquantamila a cinquecentomila) e si prevede un percorso legislativo particolarmente spedito per la proposta popolare, entro un massimo di 18 mesi, nei due rami del Parlamento.

Definite chiaramente le esclusioni di materie: le proposte presentate dai cittadini non possono riguardare tutte le procedure legislative rafforzate (revisione costituzionale) o speciali (autonomia differenziata, trattati internazionali, indulto e amnistia) o riservate (legge di bilancio). In estrema sintesi, nel caso di respingimento parlamentare dell’iniziativa popolare, essa può essere oggetto di consultazione referendaria, nel caso in cui la Corte Costituzionale ne preveda l’ammissibilità. Se la proposta di iniziativa popolare ottiene la maggioranza dei consensi nel corso del referendum, essa si trasforma in legge.

Più che dell’introduzione di un istituto radicalmente innovativo, si può parlare di una riforma di un importante cardine della democrazia diretta previsto dalla Costituzione. L’iniziativa popolare è stata in passato poco impiegata, più per scarsa risposta da parte del sistema istituzionale che per mancanza di testi presentati dai cittadini elettori. Inoltre, anche nella legge di riforma costituzionale “Boschi Renzi” – approvata nell’aprile 2016 e poi rigettata proprio da una consultazione referendaria nel dicembre 2016 – era prevista l’introduzione di “referendum popolari propositivi e d’indirizzo”.

Tema bipartisan, dunque, nonostante i recenti attacchi dell’opposizione alla proposta del M5S e ad un certo fastidio manifestato dalla Lega sul tema. Non resta che attendere l’esito dell’iter di legge nei due rami del Parlamento per vedere quanto questo interesse comune per una maggiore partecipazione civica alla vita politica – sempre un efficace antidoto all’astensionismo e al rischio dell’esplosione di fenomeni di protesta – possa superare le vicissitudini di una stagione parlamentare piuttosto aspra.

Resta da ricordare, in questa sede, che già vi sono molteplici formati e strumenti di coinvolgimento dei cittadini nelle scelte collettive. Il dibattito pubblico sulle grandi opere infrastrutturali è una recente innovazione nel sistema italiano. Dopo l’introduzione nel codice degli appalti nel 2016 e la completa disciplina dell’agosto del 2018, questa forma di confronto tra cittadini, imprese e istituzioni coinvolti sul territorio in cui si intende realizzare una grande opera attende ora occasioni di applicazione.

Al di là degli aspetti tecnici, il dibattito pubblico si iscrive come strumento partecipativo nella dimensione della “life politics”, indicata da Giddens: un contesto in cui le scelte collettive pubbliche, spesso connotate da rischi e incertezza, incidono pesantemente sulle vite dei cittadini, stimolando una più attiva partecipazione su temi concreti e post-ideologici. Il dispositivo della consultazione pubblica, strumento di frequente applicazione nell’ordinamento europeo, ha trovato una recente sistematizzazione anche in Italia grazie alle Linee guida sulla consultazione pubblica in Italia. Tali principi, messi a punto dal Dipartimento della Funzione Pubblica, nell’ambito della iniziativa internazionale Open Government Partnership, sostengono e promuovono l’impiego delle consultazioni online su temi specifici aperte a tutti, allo scopo di favorire una democrazia partecipata e l’assunzione di decisioni collettive pubbliche pienamente informate sulle preferenze espresse dai cittadini.

Mentre si compie il percorso legislativo della proposta di legge del M5S sul referendum propositivo sarebbe utile esercitare le opportunità di partecipazione dei cittadini elettori grazie agli strumenti già disponibili: essi si pongono quasi come una “palestra” per gli ulteriori strumenti di democrazia che il M5S ha in mente per incrementare il ruolo della cittadinanza attiva nei processi decisionali.

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