La malattia, l’amore perduto, la solitudine dell’uomo potente. La vita e la morte, sempre incombente per tutti. Anche quella politica, che forse è peggio dell’altra. C’è tutto questo nelle immagini, che scorrono davanti ai nostri occhi, del San Valentino leghista. Il leader, il Capitano come ama farsi chiamare, lo passa da single. È nel pieno della sua forza, fisica ed elettorale. Gira l’Italia, stringe mani, parla con tutti e tutti lo acclamano. Tanto amore, ma gli manca l’Amore. E si sente solo. E vuole farlo sapere.
Perché sarà pure un “truce”, come lo chiamano gli “invidiosi” a cui non ha timore di mandare un “ciaone”, ma è un uomo in carne ed ossa. Come tutti, come lo è il suo popolo. Si consola affermando sulla sua visitatissima pagina Facebook, ove tutto sembra affidato al caso ma nulla lo è: “Avete ragione voi, San Valentino probabilmente sarebbe una festa da abolire”. Probabilmente… Un’immagine davanti ad una finestra a guardare l’infinito cielo fa il resto. Un tocco di umanità, quasi a voler mostrare il “vero” Salvini.
Una magia della comunicazione al tempo dai social. Poche ore dopo sulla Lega si abbatte una tegola: il vecchio leader, il fondatore, Umberto Bossi, ammaccato ma non domo da quindici anni, ha avuto un’altra ischemia ed è dovuto correre in ospedale in condizioni serie. Il vecchio leone è ko. Politicamente, non da oggi. Tanto che Salvini si è potuto presentare come il nuovo che si innesta su un albero vecchio (farà così anche col centrodestra e con Berlusconi? È sulla buona strada). La vita che si trasforma in continuazione, la gloria che transita sulle cose del mondo. Ma le idee restano. Sarà pure cambiato lo statuto della Lega, ma l’autonomia rafforzata per Veneto e Lombardia che si discute in questi giorni al Parlamento non ha il sapore di qualcosa di antico, cioè di appartenente alla vecchia Lega federalista? E anche di molto concreto.
La cifra dei movimenti cosiddetti “populisti” è proprio questa: non perdersi dietro alle ideologie, fossero pure quelle ovattate del “politicamente corretto”, ma correre dietro ai bisogni della gente. Senza pedagogismi perché la politica non è questo. Ad ognuno il proprio mestiere. Anche a chi Salvini non piace, onestà vorrebbe che il “mondo nuovo”, con le sue mille contraddizioni, non dispiacesse.