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Carlo Minini: un innovatore dev’essere creativo, un creativo non è necessariamente innovatore

Spesso si definisce un’organizzazione o un’azienda innovativa solo perché opera in settori nuovi, o considerati tali dai media. Ma è un errore perché anche in tanti settori ‘tradizionali’ ci sono aziende e organizzazioni che fanno innovazioni di processo, di prodotto o dell’offerta. E dietro a tutte queste innovazioni, ci sono donne e uomini che amano il proprio lavoro. Persone che hanno fatto loro il proverbio africano “Chi vuole sul serio qualcosa trova una strada, gli altri una scusa” e che sanno che la vera innovazione è quella condivisa in grado di generare benessere per la collettività.Quest’intervista fa parte della rubrica Innovatori pubblicata su www.robertorace.com. Uno spazio in cui proviamo a raccontare le storie degli Innovatori, a scoprirne modi di pensare, predilezioni e visioni del mondo. Cercando di capire meglio cosa ci riservano presente e futuro.

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Da giovane ha fatto del voglio aver vissuto di Tiziano Terzani il proprio mantra e questo lo ha trasformato dapprima in cittadino del mondo e poi in appassionato sostenitore dell’energia pulita – ambito in cui lavora da più di 10 anni – quale via per consegnare alle future generazioni un pianeta un po’ meno malato, un mondo in cui anche i suoi figli, come lui, possano aspirare ad una vita che valga la pena esser vissuta.
Laurea in ingegneria, dopo aver lavorato in 5 continenti – in angoli di paradiso così come in zone di guerra – Carlo Minini oggi è tornato a vivere in Italia e compie il suo commuting giornaliero in sella ad un’innovativa bici ibrida, mentre ascolta con Audible i libri che altrimenti non troverebbe il tempo di leggere; anche la sua auto è elettrica e, con un passato da vespista, ha già messo gli occhi sulla rivoluzionaria Vespa Elettrica che Piaggio sta per commercializzare. Insomma, per quanto possibile non vuole più saperne di bruciare combustibili fossili. Attualmente è Manager – New Solutions in Turboden SpA.

D. Chi è un innovatore per te? Perché?
R. Chiunque trovi un modo nuovo di risolvere un problema o di superare un ostacolo, perché così facendo cambia lo stato delle cose. Così un innovatore dev’essere un creativo, ma un creativo non è necessariamente un innovatore.

D. Qual è l’innovazione che cambierà il mondo nei prossimi anni?
R. Rispondo da ingegnere: se vedremo usare il computer quantistico per machine learning e intelligenza artificiale, allora ne vedremo delle belle.

D. Qual è il ruolo di un leader in un’organizzazione?
R. Ispirare: a seguirlo e ad agire. Non lo dico io (purtroppo!), ma Simon Sinek nel suo bestseller “Start with why” e nel suo intervento a TED Talk “How great leaders inspire action”, uno dei più guardati di sempre su TED.com

D. Una persona che ha lasciato il segno nella tua vita?
R. Tutte le persone che incontriamo nelle nostre vite lasciano un segno in noi, sia esso piccolo o grande. Tuttavia, chi più di recente mi ha segnato davvero profondamente, addirittura nella mia fede, è senza dubbio Yuval Noah Harari. Chi ha letto il suo Homo Deus certamente può capire.

D. La tua più grande paura/la tua più grande speranza?
R. Paura: che il cambiamento del clima sulla Terra causi orrori e disastri di sempre maggiore portata, tanto da segnare anche la vita dei miei figli. Affascinante sentir parlare della colonizzazione di Marte – e io sono un fan di Elon Musk, – ma mi spezzerebbe il cuore dover vedere l’umanità costretta a quel passo.
La speranza, al contrario, è che le tante innovazioni tecnologiche in cui mi imbatto continuamente col mio lavoro cambino il mondo decisamente in meglio.

D. Il tuo progetto di lavoro attuale e quello futuro.
R. Ho lavorato nel profit e nel non-profit, ho avuto la fortuna di vivere in cinque continenti, oltre a visitare anche quello che mi mancava, l’Antartide, e a fare l’esperienza catartica di tuffarmi nelle sue gelide acque dal ponte di una rompighiaccio. Più recentemente ho ottenuto la cittadinanza australiana (avviai questa complicata pratica tanti anni fa quasi per sfizio, ma ciò che mi rende più felice, oggi, è che così ora ce l’abbiano anche i miei figli) e da dieci anni lavoro con passione nel settore delle energie rinnovabili, contribuendo a esportare in tutto il mondo tecnologia Made in Italy all’avanguardia: se mi guardo indietro penso di “aver vissuto” fino in fondo il progetto che avevo di diventare un “cittadino del mondo” grazie al mio lavoro.
Per il futuro, quindi? Il mio mondo adesso è quello dell’energia pulita e della lotta al cambiamento del clima: il mio progetto professionale è di dare il massimo contributo che posso all’innovazione tecnologica per l’avanzamento delle energie rinnovabili nella loro marcia inarrestabile verso il traguardo del 100%, ormai alla nostra portata. Nell’azienda in cui lavoro ho la fortuna di coordinare lo sviluppo di un nuovo prodotto che andrà esattamente in quella direzione, la decarbonizzazione dell’energia.

D. La cosa che più ti fa emozionare e quella che ti fa più arrabbiare
R. La bellezza della natura e la prepotenza dell’uomo.

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