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A chi piace e a chi no la “mini Tav”

tav velocità

Oggi 28 febbraio e domani primo marzo a Parigi si confrontano i leader delle organizzazioni italiane e francesi su temi di mutuo interesse. Gli argomenti all’ordine del giorno sono molteplici, soprattutto dopo il raffreddamento, prima, e la normalizzazione, poi, delle relazioni politiche tra i governi dei due Paesi. Gli industriali italiani sono, senza dubbio, interessati a contribuire a forgiare un politica industriale europea, come stanno facendo Francia e Germania. Ma dopo l’interruzione del negoziato (iniziato ai tempi del governo Gentiloni) di quello che sarebbe dovuto essere il “Trattato del Quirinale”, è difficile riannodare i fili. Ci si concentrerà, quindi, su temi specifici. Tra questi non può mancare l’ormai quasi ventennale vicenda dell’alta velocità delle tratta Lione-Torino del corridoio N.5 di grandi linee di trasporto europee, ormai chiamata, in gergo giornalistico, la Tav.

La Francia preme perché l’attuazione della tratta avvenga come programmato e affinché la pubblicazione dei bandi per i lavori da parte della società mista non subisca ulteriori ritardi. La Commissione europea insiste su questa linea, che è supportata con energia dalle rispettive organizzazioni degli industriali dei due Paesi. Confusa ed incerta è, invece, la posizione italiana dove il “governo del cambiamento” appare sempre più come il “governo del compromesso” tra posizioni antitetiche che rispecchiano blocchi sociali anche essi antitetici.

Sul nodo Tav, sta emergendo un compromesso, come già annunciato su questa testata, dopo che l’amministrazione francese sembra abbia pronunciato frasi irripetibili a proposito della “non richiesta” analisi costi benefici inviata dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti italiano alla sua controparte d’oltralpe. Le linee sono stata delineate in conversazioni con i sottosegretari: il compromesso consisterebbe nell’eliminazione della stazione internazionale di Susa (progettata dall’architetto giapponese Kengo Kuma), e della galleria tra Avigliana e Orbassano. Sarebbe sostanzialmente un modo per far “salvare la faccia” al Movimento 5 Stelle (M5S): il vice presidente del Consiglio Luigi Di Maio ed il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Toninelli potrebbe dire a gran voce ai loro elettore di avere ottenuto, contro tutti e contro tutto, la “revisione” della Tav come scritto nel “contratto di governo”. In effetti, il corridoio Lisbona – Kiev resterebbe in gran misura integro ed i risparmi (1,5 milioni), modesti, verrebbero utilizzati per la metropolitana di Torino ed altre opere sul territorio. La “base” sarebbe in gran misura fatta contenta e canzonata.

Tuttavia, i “tagli” riguarderebbero soprattutto il Piemonte e l’area di Torino il cui trasporto (soprattutto quello merci) non avrebbe più accesso diretto al corridoio ad alta velocità dato che la tratta diventerebbe in sostanza Lione – Milano. Si respira un po’ aria di vendetta nei confronti delle manifestazioni di piazza a Torino contro la Tav; ed anche di una cera resa dei conti all’interno del M5S.

Al governo francese pare che questo non interessi più di tanto. Non è un prezzo eccessivo se lo si deve pagare per evitare ulteriori ritardi all’opera. E per mantenere rapporti accettabili con la controparte italiana.

Differente il punto di vista dei piemontesi, e soprattutto, dei torinesi. Mentre la sindaca tace, il governatore del Piemonte, Sergio Chiamparino sottolinea che “il progetto attuale ha tagliato pesantemente i costi iniziali prevedendo, dopo il tunnel di base, l’utilizzo della linea storica fino ad Avigliana e passando dagli oltre 4 miliardi iniziali agli 1,7 attuali sulla tratta nazionale”. Anche per gli industriali, se significa tagliare fuori dalla linea il trasporto merci dallo scalo di Orbassano e la stazione di Torino, il compromesso diventa inaccettabile. È possibile che nel silenzio del governo di Parigi, il Patronat si faccia sentire. Mentre la saga continua.

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