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Riconversione industriale e salario minimo europeo. Le proposte di DiEM25

diem25

La data del 26 maggio, giorno delle elezioni europee, sta portando tutte le formazioni politiche a riorganizzarsi. L’offerta politica che si presenterà agli elettori sarà ampia e articolata. In più la natura, europea e non solo nazionale, della prossima tornata elettorale permette esperimenti e innovazioni non possibili a livello locale. Uno di questi è DiEM25, un movimento paneuropeo capeggiato dall’ex ministro delle finanze ellenico Yanis Varoufakis presente in 13 paesi europei tra i quali Italia, Grecia, Francia, Regno Unito, Polonia, Germania, Austria, Spagna e Danimarca.

In occasione dell’evento “Per i molti. Verso un partito di sinistra”, abbiamo parlato del progetto e delle sue prospettive nazionali e sovranazionali con Lorenzo Marsili, cofondatore di DiEM25 e presidente della lista transnazionale Primavera Europea e con Andrea Serra di DiEM25 Italia.

LORENZO MARSILI: I NAZIONALISMI SERVONO ALL’ESTABLISHMENT PER GIUSTIFICARE LA LORO ESISTENZA

L’idea della fondazione di un partito transnazionale nasce dalla consapevolezza che questioni che riguardano tutti i popoli europei non possono essere risolti solo a livello nazionale. “Crediamo che dopo 10 anni di crisi europea alla quale si è data solo risposta nazionale sia arrivata l’ora di mettete in campo una forte risposta europea – dice a Formiche.net Lorenzo Marsili – in Europa non abbiamo un problema di scontro tra Paesi, tra Italia e Germania ma tra una politica in continuità con il passato e il tentativo di mettere in campo una proposta politica nuova. I lavoratori senza occupazione in Italia, così come i mini jobber in Germania hanno gli stessi problemi. Il nostro è un progetto ambizioso, non solo un partito transnazionale ma anche un sindacato transnazionale”. Il lavoro è al centro del progetto politico proposto da DiEM25, anche questo visto da un punto di osservazione europeo. “Risollevare le sorti economiche dell’vecchio continente non è impossibile.

È necessario rendersi conto di quali siano i tempi che stiamo vivendo, oggi con un grande piano di investimenti e riconversione, un Green New Deal, si potrebbe iniettare 500 miliardi di euro, pari al 4% del Pil dell’Eurozona, di liquidità nelle nostre comunità per produrre una riconversione ecologica industriale capace di rimettere al lavoro un continente e far ripartire una nuova produzione industriale – continua Lorenzo Marsili – esiste, inoltre, la necessità di uno statuto europeo dei lavoratori in grado di mettere fine alle gare al ribasso tra lavoratori europei e le delocalizzazioni: garantire un salario minimo e standard lavorativi minimi sposterebbe verso l’alto l’asticella della qualità della vita dei lavoratori” – continua Marsili – “Dove trovare le risorse? L’Europa perde fino a 1000 miliardi di euro di gettito per l’elusione delle grandi multinazionali che giocano in una competizione fiscale al ribasso in più ci sono 5 paradisi fiscali in Europa, potrebbero essere chiusi domani mattina qualora ce ne fosse la volontà”.

La fiducia nell’Europa sociale, però, è venuta meno dopo le dure politiche di austerity imposte alla Grecia per sanare il suo mostruoso debito pubblico. “La Grecia non è stata affondata dall’Europa ma da una classe politica nazionale incapace di generalizzare la richiesta greca per un nuovo sistema economico europeo in una lotta comune europea. Tsipras non è stato messo all’angolo dall’Europa ma da François Hollande e da Matteo Renzi, due premier per così dire di sinistra, eppure nessuno dei due mosse un dito per aiutare Tsipras. Tra l’altro ciò che è successo in Grecia ha spianato la strada alla Brexit e ai nazionalismi, soggetti utili all’establishment rappresentato da Juncker per giustificare la propria esistenza”. DiEM25 non è l’unico esperimento transnazionale, anche il campo liberale ha visto la comparsa Volt.

“È bene che anche Volt abbia intrapreso questa strada, certo Volt rappresenta la continuità con quelle politiche economiche che in 10 lunghi anni di crisi hanno costruito le basi per l’emergere dei nuovi nazionalismi – conclude Marsili – noi non crediamo che un movimento omeopatico possa curare il male. Serve una proposta radicalmente differente da quella rappresentata dall’establishment e dalla tecnocrazia europea. Il nostro è un europeismo che vuole salvare l’Europa da se stessa”.

ANDREA SERRA: IL PD È UNO DEI MOTIVI PER I QUALI CI TROVIAMO IN QUESTA CRISI

Ma come si può collocare un partito dichiaratamente di sinistra in Italia, dove quel campo è occupato da un Partito Democratico che proprio in questi giorni sta scegliendo quale strada percorre, se quella più socialista rappresentata dall’alternativa di Zingaretti o quella più liberal-laburista rappresentata da Maurizio Martina e Roberto Giachetti? Lo abbiamo chiesto ad Andrea Serra, di DiEM25 Italia.

“Io sinceramente tutta questa diversità non la vedo. Le primarie non porteranno ad un risultato netto e chiaro perché sembra che nessuno dei contendenti abbia la maggioranza e molto probabilmente si andrà verso una soluzione di compromesso. Fatto salvo il rispetto che si deve a un partito che sceglie la via democratica per scegliere i propri vertici non ci prendiamo in giro, il Pd rappresenta uno dei motivi per i quali ci troviamo in questa situazione – ci dice Andrea Serra – il governo Renzi, con i voti dei parlamentari del Pd, ha attuato una riforma del mercato del lavoro che, nei suoi esisti conclusivi, andava anche oltre le più rosee aspettative dei governi di centro destra. In Europa è stato responsabile delle politiche di austerità.

Insomma è stato un governo poco coraggioso e che non ha innovato. Speriamo che il nuovo segretario possa dare una svolta seria”. Sono sempre le politiche del lavoro quelle al centro della contesa elettorale dei DiEM25 e dal palco dell’evento targato Leu è arrivata una proposta che suona, anzi ri-suona, come rivoluzionaria: riduzione dell’orario di lavoro e aumento del salario. “Non è una proposta utopistica. Noi oggi viviamo in un incubo. L’incubo della precarietà, dei bassi salari, dell’impossibilità di creare una famiglia, avere figli, emanciparsi dalla famiglia, l’incubo dei working poor, persone che pur lavorando restano povere – continua Andrea Serra – e questo non è un portato incidentale del neoliberismo ma un obiettivo preciso, se si hanno bassi salari e si ha un esercito di riserva anche i lavoratori abbasseranno le proprie pretese per paura di far parte di quell’esercito di sostituzione. A questo incubo, concreto e attuale, dobbiamo rispondere con un sogno, proprio come i grandi movimenti sociali che tra fine ‘800 e inizio ‘900 cominciarono a rivendicare diritti inimmaginabili prima d’allora”.

La risposta alle condizioni drammatiche del mondo del lavoro italiano e dei lavoratori precari non arriva, secondo gli attivisti di DiEM25, dal Reddito di Cittadinanza. “Noi siamo a favore di un dividendo universale di base da distribuire a livello europeo. Dopo 30 anni in cui il lavoro è stato massacrato dalle politiche neoliberiste dire che il problema del lavoro si risolve con una ricetta sola è dire una falsità – conclude Serra – è necessario ridefinire i contorni del mercato del lavoro. Noi abbiamo proposte concrete che sono le stesse di Sanders, che si sta lanciando nella sua campagna per le presidenziali, che vogliono assicurare non solo un reddito ma anche un lavoro, attraverso un programma che si chiama di Job garantee legato alle esigenze della comunità e alla riconversione industriale”.

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