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Francia e Germania puntano sul caccia del futuro. Ecco il primo contratto

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Procede spedita la collaborazione tra Parigi e Berlino per il caccia franco-tedesco del futuro. Forti del sostegno politico rinnovato ad Aquisgrana da Angela Merkel ed Emmanuel Macron, Airbus e Dassault hanno incassato il primo contratto per l’avvio dello studio preliminare di sviluppo. L’annuncio è arrivato dai due ministri della Difesa, Florence Parly e Ursula von der Leyen, che contestualmente hanno presenziato alla firma tra la francese Safran e la tedesca Mtu Aero Engines per la collaborazione sulla componente motoristica del velivolo.

IL CONTRATTO

La cooperazione sul progetto che punta a sostituire dal 2040 gli Eurofighter e i Rafale era stata annunciata dalla cancelliera e dal presidente nell’estate del 2017. Poi, l’intesa tra il colosso franco-tedesco Airbus e la transalpina Dassault era arrivata il successivo aprile durante il salone Ila di Berlino, con la sigla del documento condiviso sui requisiti operativi (Hl cord). Ora, dai governi di Parigi e Berlino è giunto il primo contratto, con un valore di 65 milioni di euro (equamente finanziati dai due Paesi) finalizzati a sostenere un Joint concept study (Jcs) di due anni. La tabella di marcia prevede la presentazione dei primi progressi già il prossimo giugno, durante l’air show parigino di Le Bourget, per avere poi un primo volo nel 2025.

IL CACCIA

Il Future combat air system (Fcas) sarà un “sistema di sistemi”. Il velivolo pilotato, il Next generation system (Ngf) cuore del progetto, sarà accompagnato da “armamenti aggiornati” e “sistemi unmanned” (i Remote carriers), tutti inseriti in un unico “combat cloud” e in un ecosistema che lega l’intera architettura. Il contratto “è la pietra angolare per assicurare l’autonomia strategica europea di domani”, ha commentato il chairman e ceo di Dassault Aviation, Eric Trappier, ben descrivendo il livello di ambizione. “L’Fcas – gli ha fatto eco il ceo di Aribus Defence and Space Dirk Hoke – è uno dei più ambiziosi programmi di difesa europei del secolo; con la firma del contratto stiamo finalmente mettendo in moto questo programma di alta tecnologia”.

LA PARTNERSHIP SUI MOTORI

Effettivamente, la strada sembra essere ormai segnata con una certa convinzione. Mentre annunciavano il contratto per Airbus e Dassault, le due ministre della Difesa si apprestavano a presenziare alla firma dell’accordo tra la francese Safran e la tedesca Mtu Aero Engines per la componente motoristica dell’Fcas. La partnership riguarda la cooperazione su sviluppo, produzione e attività di post-vendita dei nuovi motori. In particolare, Safran si occuperà della progettazione e dell’integrazione, mentre Mtu guiderà la parte dei servizi. È prevista anche la partecipazione di Aerospace Embedded Solutions (joint venture al 50% tra le due) che verrà incaricata del controllo su hardware e software sotto la responsabilità dell’integratore Safran Aircraft Engines. “L’intenzione – spiega una nota congiunta – è avere una quota industriale di programma bilanciata tra Francia e Germania”.

IL CONTESTO

Ciò dimostra che, nonostante Berlino e Parigi abbiano promesso di lasciare la porta aperta ad altri Paesi, non si prevede l’ammissione di altri Paesi nel ruolo di leader del programma. Fino ad ora, infatti, nessuno è stato inserito nella fase più delicata, quella in cui si definiscono i ruoli di forza e i coinvolgimenti industriali. La Spagna ha presentato ufficialmente richiesta di partecipare al Fcas lo scorso dicembre, ma ancora non è chiaro come verrà formulato il suo coinvolgimento. Il Regno Unito ha da tempo fatto la sua contromossa, lanciando il programma nazionale Tempest e presentando un primo modello in scala reale al salone di Farnborough lo scorso luglio. Prevede di arrivare all’operatività del nuovo caccia nel 2035, così da sostituire gli Eurofighter e volare fianco a fianco agli F-35, per cui Londra ha da poco dichiarato la capacità operativa iniziale.

LA SCELTA TEDESCA SUGLI F-35

Si rafforza così l’asse franco-tedesco nel campo della Difesa. Un’indicazione in tal senso era già arrivata la scorsa settimana, con la scelta della Germania di escludere l’F-35 dalla gara per la sostituzione della flotta di Tornado, lasciando la partita aperta tra l’aggiornamento degli Eurofighter (che farebbe la gioia dei francesi) e l’F/A-18E/F di Boeing. Escludere il Joint strike fighter permette di equilibrare la competizione tra un velivolo americano e uno del Vecchio continente, tra l’altro in un momento in cui le incomprensioni tra l’amministrazione Trump e il governo della cancelliera sembrano più ampie che mai. Anche qualora la scelta ricadesse sul Super Hornet statunitense poi, ciò rappresenterebbe un problema minore per la Francia in vista dell’Fcas. Essendo più vecchio rispetto all’avanzato velivolo di quinta generazione di Lockheed Martin, il velivolo di Boeing è avvertito da Parigi come “una minaccia minore” per la collaborazione sul caccia del futuro.

LA SFIDA PER L’ITALIA

L’Italia intanto resta indietro sul velivolo del futuro, anche se un ragionamento pare doveroso e urgente. Oltre il caccia che sarà di sesta generazione, sono le prospettive di politica industriale di lungo periodo a preoccupare. I suddetti accordi e contratti pongono il rischio di perdere terreno di fronte all’accelerazione di Parigi e Berlino.

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