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Le inefficienze delle Forze armate tedesche. Report Bundestag

Merkel, Berlino

Si riaccendono i riflettori sulle inefficienze della Bundeswehr, le Forze armate di Germania. Mancano gli uomini, le risorse e i mezzi, ma questo non impedisce a Berlino di avanzare ambizioni di leadership sulla difesa europea, né di rafforzare l’asse con Parigi. Ad Aquisgrana, i due Paesi si sono impegnate in progetti altamente ambiziosi in campo militare. Nell’affermazione di una più profonda collaborazione in materia di politica estera, difesa e sicurezza, infatti, le due potenze si fanno portatrici di un rafforzamento delle capacità militari europee. Il timore è che lo vogliano fare in maniera autonoma e bilaterale, prospettiva che danneggerebbe il ruolo del nostro Paese, soprattutto se (viste le inefficienze tedesche) si dovessero tradurre nell’appiattimento degli obiettivi tedeschi su quelli francesi.

IL REPORT

I numeri sono emersi dal rapporto annuale curato dalla commissione competente del Bundestag. L’anno scorso, si legge nel report, oltre metà della flotta di Eurofighter e Tornado non era pronta a un eventuale impiego. Lo stesso vale per i nove sottomarini della Marina tedesca, nessuno dei quali in grado di combattere nel corso del 2018. “Serve un’azione immediata; è fondamentale che il procurement sia accelerato”, ha spiegato Hans-Peter Bartels commissario parlamentare, in quota Spd, per le Forze armate tedesche. “I soldati hanno bisogno ora di equipaggiamenti per fare il loro lavoro”, ha aggiunto il parlamentare. L’esempio più calzante riguarda i visori notturni che i militari tedeschi hanno dovuto “scroccare” agli alleati per essere pronti a guidare le truppe di risposta rapida della Nato. “Abbiamo un bisogno di 48mila visori, ma ne stiamo comprando 4mila all’anno; ci vorrà troppo per averli tutti”, ha notato ancora Bartels, denunciato “il mostro burocratico” che pesa sul procurement militare.

LA DEBOLEZZA MILITARE TEDESCA

Per quanto riguarda il personale, sarebbero oltre 21mila le posizioni ancora scoperte, con l’ingresso di reclute che è sceso di circa un migliaio l’ultimo anno. Per farvi fronte, tra le più recenti ipotesi è emersa anche quella relativa alle possibilità di impiego di forze provenienti da altri Paesi europei. Si tratta solo dell’ultima evidenza dell’inefficienza dello strumento militare di Berlino. Negli ultimi anni, si sono susseguiti casi emblematici, compreso l’utilizzo di manici di scopa al posto di mitragliatrici pesanti durante un’esercitazione Nato, nonché i problemi riguardanti il funzionamento di carri armati ed elicotteri. Eppure, tutto questo non ferma le ambizioni tedesche sul fronte militare, evidenti nel trattato siglato ad Aquisgrana la scorsa settimana dalla cancelliera Angela Merkel insieme al presidente francese Emmanuel Macron.

INVERTIRE IL TREND

Eppure, va sottolineato in questo contesto, che la stessa Germania ha recentemente dimostrato i suoi sforzi ad incrementare la spesa destinata al miglioramento del proprio apparato militare, confermato dal ministro della Difesa Ursula von der Leyen, che ha dichiarato che sarebbero in atto numerose misure affinché la Germania superi i 25 anni di declino che hanno seguito la fine della guerra fredda: un segnale di inversione di rotta che fa supporre un progetto a lungo termine in discontinuità con il passato. Contribuiscono in tal senso anche le strigliate che sono arrivate puntualmente dagli Stati Uniti di Donald Trump, particolarmente indispettiti dalla lontananza delle Germania dall’obiettivo (definito in ambito Nato) di destinare il 2% del Pil alla difesa.

LA DIFESA COMUNE, UN PROGETTO FRANCESE EVERGREEN

Emerge, allora, la valenza strategica di una alleanza bilaterale di Berlino con la vicina Parigi. D’altro canto, gli impegni dei due Stati in materia di difesa non sorprendono affatto per la parte francese, che con i suoi armamenti nucleari e l’ingente spesa militare dispone effettivamente dei mezzi per porsi in una una posizione di leadership militare in Europa. Non a caso, Parigi è anche da sempre promotrice di progetti di difesa comuni. Si pensi alla lontana costituzione della Comunità Europea di Difesa, fallita poi anche a causa della stessa Francia nel 1954, e al più recente accordo firmato in Lussemburgo nel giugno scorso per la creazione di una forza di intervento comune (l’European intervention initiative), che ha raccolto l’adesione di otto Paesi europei, non dell’Italia, scettica su una proposta estranea al contesto Nato e Ue.

TRA ONU ED EXPORT MILITARE

Ma i progetti tedeschi superano i confini Europei per raggiungere il (non più tanto) lontano Consiglio di Sicurezza Onu. Con il trattato di Aquisgrana, la Francia si è infatti impegnata a sostenere la richiesta della Germania di accedere a un seggio permanente all’interno dell’organo più selettivo delle Nazioni Unite. Resta da capire se tale impegno francese avrà luogo al prezzo di una più morbida posizione da parte della Germania sull’esportazione di mezzi militari all’estero. Infatti, se da un lato il patto di Aquisgrana implica una posizione comune anche per la vendita di armamenti a Paesi terzi, dall’altro i tedeschi si sono sempre mostrati in passato piuttosto rigidi sul punto.

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