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Arriva Proteggi Italia, il Piano Marshall del governo contro il dissesto del suolo

Arriva “Proteggi Italia”. Si chiama così il Piano Marshall del governo contro il dissesto del suolo lanciato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che lo definisce come “il più grande Piano contro il dissesto mai stato concepito”; questo perché “l’Italia è un Paese fragile”, dove quasi l’80% del territorio è esposto a fenomeni di dissesto idrogeologico, e ha bisogno urgente di “una terapia del territorio, per proteggerlo e metterlo in sicurezza”.

Il Piano nazionale per la mitigazione del dissesto idrogeologico – questo il nome per esteso – può contare su uno stanziamento di risorse per 11 miliardi di euro nel prossimo triennio (2019-2020-2021). Ma il suo orizzonte – come spiega chiaramente Conte – è “pluriennale: ha vita da qui fino al 2030; e per i prossimi anni abbiamo già previsto altre risorse aggiuntive”.

Poggia su quattro pilastri: emergenza, prevenzione, manutenzione, semplificazione e rafforzamento della governance. Si tratta di un Piano integrato che coinvolge vari ministeri (insieme con il premier c’erano anche il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, il ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio e la ministra per il Sud Barbara Lezzi) e anche la Protezione civile. Secondo Conte infatti “norme confuse hanno ritardato gli interventi sul territorio. Per questo ora dobbiamo coordinare, semplificare, e spendere meglio” dal momento che si tratta di “soldi certi, e pronti per essere spesi in opere immediatamente cantierabili”.

Lavorare per risolvere l’emergenza del dissesto idrogeologico costa all’Italia 2,5 miliardi all’anno. Ora invece si deve invertire – secondo il Piano anti-dissesto idrogeologico del governo – questa modalità: prevenzione e manutenzione e avvio dei cantieri con gli 11 miliardi di euro messi a disposizione (a cui vanno aggiunti 1,6 miliardi di fondi Ue) di Regioni e enti locali, che il presidente del Consiglio incontrerà tra meno di 24 ore nella prossima Conferenza già convocata, e che sul tavolo dovrebbe avere anche altri argomenti, tra cui i provvedimenti sul reddito di cittadinanza e le pensioni, oltre che l’autonomia differenziata.

Come dovrebbe funzionare, lo spiega direttamente Conte che (citando il capo dello Stato) ricorda come non ci sia sviluppo senza cura del territorio. Con il piano stralcio per il 2019 – osserva il premier – mettiamo a disposizione 3 miliardi di euro per opere immediatamente cantierabili; entro fine aprile le competenti amministrazioni sottoporranno alla cabina di regia Strategia Italia e al Cipe i progetti più urgenti, con degli elenchi che saranno il risultato della collaborazione con Regioni e enti locali, saranno poi vagliati e si comincerà con quelli pronti a mettere subito i cantieri in funzione. Cantieri che – avverte il ministro Costa – potranno contare su “un elemento supplementare”, e cioè “un ddl chiamato ‘cantiere ambiente’” che arriverà nei prossimi giorni.

Tra l’altro non è difficile immaginare che, tra i vari motivi, per cui il governo ci tenga particolarmente alla “spesa” di queste risorse ci sia il “recupero” di quanto dovuto “abbandonare” in sede di discussione dei numeri della Manovra con l’Europa: la cifra di 11 miliardi rappresenta infatti su per giù quella tagliata nel corso del confronto di metà dicembre. E l’idea, già allora, era quella di cancellarli, sì, dalla legge di Bilancio ma di trovare allo stesso tempo il modo per farli rientrare da qualche altra parte, tenendoli fuori dal computo del deficit; cosa che per i fondi in questione è possibile. Inoltre il Piano dovrebbe avere una specie di cammino parallelo con il decreto “sblocca-cantieri” (Conte lo dice chiaramente che nei prossimi mesi sarà in giro per l’Italia per controllare) che ormai dovrebbe essere in dirittura di arrivo.

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