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Tra Serraj e Haftar lo scontro si concentra nel sud della Libia

Libia

Dall’escalation militare guidata da Khalifa Haftar all’alta tensione intorno al giacimento petrolifero di Sharara. Il sud della Libia preoccupa non poco il governo di accordo nazionale guidato da Fayez al Serraj che, insieme con il Consiglio di presidenza, ha criticato ufficialmente la crisi in corso nel Fezzan, condannando l’offensiva militare condotta dalle forze dell’esercito nazionale libico guidate dal generale Haftar per contrastare quelli da loro definiti “gruppi terroristici” e “criminali”. Lo stesso presidente Serraj, poi, si è espresso in prima persona sulla questione, sottolineando come il sud del Paese non debba diventare “l’arena dove risolvere le dispute politiche”.

“Condanniamo l’escalation militare in corso nel sud della Libia – si legge in una nota del governo di Tripoli- che ha provocato come ultimo evento un bombardamento aereo sulla città di Marzuq provocando danni materiali e in termini di vite umane di persone innocenti”. E ancora, sempre Serraj chiede “lo stop immediato di azioni di questo tipo in difesa dell’integrità della popolazione locale”.

In un’altra nota, poi, il comando militare occidentale del presidente libico ha sottolineato che gli scontri avvenuti nei giorni scorsi nella zona di Ghadwa, a Sud-Est di Sebha, e i bombardamenti aerei a Murzuk dimostrano come l’obiettivo dell’offensiva di Haftar sia quello di “imporre una politica del fatto compiuto e di sconfiggere qualsiasi soluzione politica”.

E se per Serraj “il sud ha una grande importanza per la stabilità della Libia, non dobbiamo trasformarlo in un teatro per una resa dei conti”, da Tripoli non si sono limitati all’aperta condanna, dispiegando le forze armate a difesa proprio del maggior giacimento di petrolio del Paese, Sharara, situato circa 700 chilometri a sud della capitale. D’altra parte, proprio il sito petrolifero, secondo quanto riferito all’Agenzia Nova dal leader del movimento “Rabbia di Fezzan” sarebbe nel mirino di un gruppo armato libico, in procinto di attaccarlo, muovendosi da nord. “Una milizia di Zintan si trova a 50 chilometri dal campo e si sta muovendo per prenderne possesso con la forza”, riferisce la fonte a Nova.

Il timore, dunque, è che la regione del  Fezzan possa diventare il centro dello scontro tra le forze di Haftar e quelle di Sarraj. “Nei giorni scorsi il generale libico aveva mandato una delegazione a trattare per la resa di Sharara, ma i capi tribù della zona li hanno respinti. Una parte del nostro movimento è favorevole all’arrivo di una forza armata nominata dal governo di Tripoli, ma un’altra invece è contraria all’arrivo di milizie che non siano del luogo”, ha sottolineato a Nova sempre il leader del movimento “Rabbia del Fezzan, che insieme al 30ma Brigata controlla attualmente proprio il sito di Sharara.

Le Nazioni Unite, intanto, insieme al governo di accordo nazionale di Tripoli, hanno lanciato oggi in Libia il Piano di risposta umanitaria per l’anno 2019. Un’iniziativa volta a raccogliere 202 milioni di dollari intende fornire assistenza sanitaria, protezione, acqua e riparo a 552.000 persone vulnerabili che vivono in Libia in condizioni disastrose.

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