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Se una notte d’inverno Franco Nembrini arriva a Siena

“Le cose più importanti della vita accadono sempre o a tavola o in Chiesa”. “Avevo proposto alla Mondadori di far uscire quattro libri: oltre all’Inferno, al Purgatorio ed al Paradiso, anche la Vita Nova. Ma evidentemente era un progetto troppo rivoluzionario e non è stato accolto”. “Doveva essere un libro da tenere sul comodino, e poi, viste le dimensioni, credo sia diventato il comodino”. Queste alcune frasi pronunciate da Franco Nembrini nel corso della presentazione del suo ultimo libro “Inferno”, edito da Mondadori, tenutasi a Siena lo scorso Mercoledì 6 Febbraio, presso la suggestiva Chiesa della Santissima Annunziata, di fronte al Duomo. Fra i relatori, oltre a Nembrini, anche Luca Larpi e Filippo Ungar della casa editrice “Cento Canti”. La Chiesa era gremita da oltre 300 persone, fra cui moltissimi studenti delle scuole superiori di Siena e, in particolare, cinque classi del Liceo “G.Galilei” che stanno seguendo un progetto interdisciplinare dal titolo “La Circolarità del Futuro”, con il Preside Alfredo Stefanelli, e le docenti Monica Gaggi e Paola Pacini.

Nembrini, nato nel 1955 a Trescore Balneario, in provincia di Bergamo, noto per il video sull’orso siberiano divenuto virale lo scorso anno sui social, è insegnante di Lettere, educatore e scrittore di molti testi su Dante e la Divina Commedia. “Inferno” è un progetto nato dall’amicizia e dalla collaborazione con Gabriele Dell’Otto, un famoso illustratore, artista di punta delle due grandi casi editrici americane di supereroi, Marvel e DC. Dopo la prefazione di Alessandro D’Avenia, ogni canto ha un’introduzione alla lettura scritta da Nembrini, il testo originale di Dante con parafrasi a fronte e una riproduzione delle bellissime tavole di Gabriele Dell’Otto.

Parafrasando Calvino, se una notte d’inverno Nembrini arriva a Siena, è subito spettacolo, perché l’autore è un grande affabulatore ed è un piacere ascoltarlo. Lo storytelling inizia con le risposte ad una serie di domande preparate dagli studenti, ribaltando così gli schemi classici delle presentazioni dei libri, dove le domande sono sempre alla fine. La passione per Dante nasce nell’estate della prima media, quando, quarto di dieci figli, suo padre ammalatosi di sclerosi, gli chiede di andare a lavorare nel periodo estivo. Lo scrittore va a lavorare presso dei conoscenti a Bergamo come garzone in una gastronomia e resta a dormire da loro dal Lunedì al Sabato, sentendosi, come Dante, in esilio e lacerato dalla cattiva sorte. Una sera alle dieci, mentre sta per andare a letto stanco morto, il proprietario del negozio gli chiede di scaricare un camioncino di casse di acqua e di vino e di portarle in un seminterrato lungo una scala ripida. Nel mezzo della disperazione, e a metà scale, Nembrini si ricorda una terzina di Dante.

“Tu proverai sì come sa di sale/ lo pane altrui, e come è duro calle/ lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale”. Nel Canto di Cacciaguida, Nembrini ritrova se stesso e capisce che Dante parlava anche di lui e della sofferenza della lontananza. Da quel momento non lo lascerà più.

 


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