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Quello che non vi hanno mai detto sui Cacciatori di Teste. E’ uscito il nuovo libro di Gabriele Ghini

Con l’avvento dei social network – e principalmente di LinkedIn – la professione del Cacciatore di Teste ha perso l’aura di mistero che per tanti anni l’ha avvolta.
I nomi e i profili dei manager sono ora prontamente disponibili con pochi click.
Le società di Head Hunting sembrava potessero fare la fine delle agenzie di viaggio, completamente disintermediate dal web. E, invece, il business continua ad aumentare specialmente ai livelli Executive.
Profili “fake”, reputazioni costruite sul nulla, oltre 10 milioni di iscritti su LinkedIn solo in Italia, eccesso di informazioni che rendono difficile, se non impossibile per un non professionista orientarsi in questa giungla. Sono questi alcuni dei motivi per i quali la professione del Cacciatore di Teste sta trovando una nuova giovinezza, ma che richiede anche un nuovo e diverso approccio alla ricerca dei Manager.

A raccontare come sta cambiando questo mondo il libro “Diario di un Cacciatore di Teste. Oltre Social e Algoritmi” tratta di come sia cambiato il mestiere sia dal lato dei candidati sia da quello delle aziende. Contiene oltre trent’anni di esperienza di Gabriele Ghini, di uno degli Head Hunter più senior sul mercato italiano ed è un’utile guida per chiunque sia interessato al mercato del lavoro.
Per chi abbia voglia di ragionare sulle dinamiche della caccia di teste e scoprire come lavora un Head Hunter le prime due presentazioni del libro saranno a Milano mercoledì 27 febbraio alle 18 alla libreria Open in viale Monte Nero, 6 e a Brescia il 6 marzo alla libreria Tarantola 1899 in via Fratelli Porcellaga, 4.

Il libro come recita la quarta di copertina è “un diario frutto della penna di chi il mestiere del Cacciatore di Teste, dell’Head Hunter, l’ha vissuto non solo come professione, ma come passione.Un insieme di ricordi, episodi autobiografici, riflessioni travolge il lettore in un vortice, come in un romanzo di cui aspetti il finale. L’immedesimazione è tale perché è una storia che riguarda ciascuno, storia di uomo di azienda, di organizzazione, e al tempo stesso in cerca di risorse, ma spesso anche in cerca di se stesso nell’ambiente più adatto.
Fare l’Head Hunter è un mestiere che non si improvvisa, che costa rigore e sacrificio, che va vissuto avendo forti valori dentro, che porta a dire alcuni no a volte, ma che sa regalare la più grande delle soddisfazioni: collocare le giuste competenze nel giusto contesto.”

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