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Il racconto del lavoro

Esistono ancora gli studenti lavoratori? Sì, e per fortuna verrebbe da dire, incrociando i racconti di alcuni di loro, i quali studiano per il diploma di scuola superiore, al serale, e di giorno sono elettricisti, magari come Michele, lo chiameremo così, che ci era apparso più maturo degli altri l’anno scorso, quando frequentava ancora le lezioni di mattina, in un “normale” istituto tecnico milanese. A volte doveva scegliere tra lavoro e scuola. La sua era già un’inedita alternanza.
Adesso il suo nuovo istituto ha deciso che parteciperà come progetto scolastico alla sezione speciale “Il racconto del lavoro”, che si affianca al premio indetto per la sesta edizione dalla Cisl, “La poesia del lavoro”. Perchè, ci spiegano, aiuterà gli studenti a raccontare di loro, a se stessi e alla società.
Racconteranno probabilmente anche le difficoltà, ma l’impressione è che lì ci sia ancora gente “appassionata”, quell’elemento non sempre necessario nelle nostre scuole. Al di là delle difficoltà di conciliare orari, sembrano completamente capovolte le priorità. In un mondo del lavoro in cui sono pochi i giovani che lavorano, questi istituti sembrano un miracolo. Ragazzi, ormai ventenni, che hanno fame di cultura, hanno già un’azienda da cui tornare, e vogliono farlo migliori di prima.
Vogliono migliorare la loro posizione, lo devono alla propria famiglia, nella quale fanno la propria parte. Hanno dato e hanno incassato forse una piccola delusione, con una bocciatura, quella se la portano sulle spalle. Loro, e la società che ancora non trova la ricetta giusta. Con percentuali tra le più alte di dispersione scolastica, L’Italia, con i suoi due milioni di ragazzi che nè studiano nè lavorano, una popolazione anziana che ha sognato tanto, a volte anche la parte che spettava a ognuno di questi.La poesia del lavoro

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