Matteo Renzi è tornato e sembra in forma smagliante. Il suo libro, “Un’altra strada – Idee per un’Italia di domani”, ha già scalato le classifiche dei libri più venduti. Il suo manifesto programmatico arriva a meno tre settimane dalle primarie del Partito Democratico, una contesa nella quale l’ex premier si è speso solo marginalmente, riservandosi, probabilmente, di intervenire nella successiva contesa elettorale, quella delle elezioni europee. Dei prossimi appuntamenti elettorali del Pd, delle sfide in vista delle europee e della riorganizzazione interna del partito, ne abbiamo parlato con Ettore Rosato, vicepresidente della Camera dei Deputati.
In tutta Europa soffia un vento anti europeista, forte seppur non maggioritario, secondo lei il Pd come può comportarsi per evitare di rimanere schiacciato da questa retorica?
La campagna elettorale delle europee va fatta sull’Europa non sulla politica interna. Bisogna ribadire come l’Europa abbia rappresentato il più grande successo del secolo scorso. Quando parlo del futuro dell’Europa racconto sempre che ancora oggi l’unico confine della Croazia non oggetto di recriminazione è quello con l’Ungheria, tutti gli altri sono ancora oggetto di discussione perché non sono ancora condivisi con il Paese accanto. Questo per dire che l’Europa è ancora instabile, abbiamo bisogno di più Europa e non di meno Europa. Questo ragionamento che vede oggi i nostri giovani girare senza dover mostrare i documenti alle frontiere dei Paesi europei e pagando con la stessa valuta è una grande conquista che viene data per scontata, va difesa invece.
La posizione di questo governo mette a rischio quanto ottenuto in campo europeo?
Le politiche di Salvini e di Di Maio sono pericolose e hanno l’obiettivo di demolire questo risultato. Esattamente come i loro alleati in giro per l’Europa, e lo dicono dichiaratamente. Noi dobbiamo caratterizzarci per questo, dobbiamo essere i difensori del sogno europeo che l’Italia ha contribuito a realizzare 70 anni fa.
Crede che dovrebbe essere chiesto un maggiore ingaggio all’Europa in materia di immigrazione?
Su questo c’è tanta confusione. Al suo primo Consiglio Europeo il presidente Conte ha firmato un accordo che esonera gli Paesi europei dalla collaborazione in materia di immigrazione e sul ricollocamento di coloro che arrivano in Italia. Noi, invece, crediamo che l’Ue vada ingaggiata in una battaglia di solidarietà, non solo sull’immigrazione ma anche sull’immigrazione. Ci sarebbe bisogno di una politica estera unica per l’Unione Europea, un ministro degli esteri unico che parli con una sola voce. Tutto ciò è lontanissimo da quello che stiamo vedendo in questi giorni in cui ogni Paese assume una sua posizione anche su questioni lontane ma importanti che richiedono una voce sola.
Quello che lei ha appena tratteggiato è un disegno davvero molto lontano dalla realtà. Viviamo in un’Europa divisa, basti pensare ai Paesi del Gruppo di Visegrad o al nuovo asse Parigi-Berlino.
Credo che il governo italiano stia dando un grande colpo all’unità dell’Unione Europea. Invece di favorire un percorso in cui noi siamo protagonisti dell’Europa, stiamo diventando come i Paesi di Visegrad, una delle palle al piede dell’Europa. Il tema è davvero delicato, per questo dico che questa campagna elettorale rappresenterà un vero punto di svolta. Il rischio che abbiamo davanti è enorme.
Lei l’ha firmato il manifesto europeista di Carlo Calenda?
L’ho firmato e condiviso. Credo che il contributo che da Calenda sia vero e utile sia per il Partito Democratico che per il nostro Paese. Lì c’è la richiesta di un’Europa più solidale, più forte e più inclusiva ed è fondamentale che l’Italia faccia la sua parte. Senza l’Italia, onestamente, anche l’Europa è molto più debole.
Che rapporti avete con le formazioni di marca nettamente europeista come Volt e +Europa?
Tutti dobbiamo fare la nostra parte. Io credo che dobbiamo fare una proposta politica che parli all’elettorato italiano e racconti come vogliamo che l’Europa sia più incisiva e aiuti la crescita dell’Italia, non vogliamo un’Europa che faccia regolamenti ma che aiuti a crescere. Il che è ben diverso da quello che abbiamo visto negli ultimi anni. Il rischio della burocratizzazione esiste e viene percepito da una larga fetta della nostra cittadinanza. Il nostro compito è far passare il messaggio che l’Europa è la prospettiva del nostro futuro. Settant’anni fa l’Europa era al centro del mondo, qualsiasi cosa succedesse qui era al centro del mondo, la Cina non era neanche nelle classifiche economiche. Oggi è completamente diverso, se noi non stiamo insieme rischiamo davvero di essere irrilevanti.
L’approccio all’Europa e alla politica estera dei candidati alle primarie è la medesima per tutti?
Io mi auguro che lo sia. Sarebbe davvero assurdo se non ci fosse una proposta unica su come proporci in una campagna elettorale che sarà decisiva per il futuro dell’Europa e per il futuro del Pd.
Lei si augura un Pd più democratico più liberale o più socialista?
Mi auguro un Partito Democratico più utile. Io racconto sempre una cosa: non faccio politica per il partito ma per il Paese, il partito è uno strumento che va utilizzato per fare le politiche che servono a questo Paese. Serve un’opposizione che contrasti in maniera netta coloro che oggi sono al governo per i danni che stanno facendo all’Italia. Serve un’opposizione che sappia rilanciarsi con una proposta che sembri credibile per un elettorato che un anno fa ha scelto in un altro modo e che presto, non sappiano quando, sarà richiamata alle urne per le elezioni politiche e speriamo che possa scegliere in maniera diversa.
Il Pd potrà, in un futuro, pensare di entrare in un governo in cui ci siano il M5S o la Lega?
No, né con la Lega né con il M5S, tra l’altro loro due sono strutturalmente alleati. Vedrete questo è un matrimonio per assorbimento, Salvini li sta assorbendo giorno dopo giorno e continuerà a farlo. Già oggi un pezzo del gruppo parlamentare dei grillini si riconosce più in Salvini che in Di Maio.