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Sovranisti vs Globalisti? Un dibattito approssimativo e sterile

Mi pare che il dibattito avviato da un paio d’anni a questa parte, e che ha toccato il suo apice di scontro con il risultato elettorale di marzo 2018, sia del tutto fittizio e piuttosto povero di contenuti. Un enorme magma di luoghi comuni, dall’una e dall’altra parte, alimentato e corroborato da un’informazione sempre più approssimativa, oltre che sgrammaticata (e in questo, Internet e le instant news non hanno aiutato).
Siamo nell’anno delle celebrazioni per Giovannino Guareschi, 110 anni dalla nascita e 50 dalla morte del più grande romanziere italiano del 900’, di un uomo responsabilmente libero (e per questo scomodo), di enorme fede (e per questo oltremodo scomodo) e quindi non catalogabile.
I suoi scritti sono trattati di logica, di morale, di politica, di teologia, di filosofia, di storia, di letteratura, di educazione.
Mi chiedo spesso cosa scriverebbe Guareschi dalle colonne del Candido in un periodo storico come questo. Non mi permetto affatto di attribuirgli possibili posizionamenti, ma sono portato a pensare che sarebbe stato uomo troppo intelligente per prendere una posizione a favore di una fazione o dell’altra.
Temo peraltro che la logica da stadio che sta semplificando e radicalizzando la gran parte delle analisi e le proposte, non possa dare spazio a dei “Giovannino Guareschi”, se mai ce ne fossero.
Manca spesso un’analisi accurata, ampia, che tenga in considerazione fattori storici, economici, geografici, geopolitici. La big picture, in definitiva. Il dibattito invece assume declinazioni più o meno ampie a seconda del momento o dell’occasione: europeisti vs sovranisti, globalisti vs nazionalisti, mondialisti vs populisti, statalisti vs liberali e/o liberisti, etc.
Perbacco, sarebbe un’occasione fantastica per discutere di temi importanti.
Il problema – tra gli altri – è che il più delle volte giornalisti e sedicenti opinionisti leggono poco, studiano di meno e partono da conclusioni già preconfezionate, costruendo appositamente premesse e considerazioni su misura. Fanno un sillogismo aristotelico a contrario, per intenderci. Quello che conta per costoro è contribuire al dibattito, mettere la firma, dare un messaggio anche se non si sa esattamente di cosa si sta parlando, anche se si è fatto proprio un solo pensiero facile da masticare e da riproporre.
Questo clash di opinioni, segnato da un metodo così poco genuino, è piuttosto fastidioso. Talmente sgradevole che può portare un osservatore attento e intellettualmente onesto a maturare riflessioni realmente “sovraniste” di fronte ad istanze “finto-globaliste”, e riflessioni globaliste di fronte a provocazioni cd. sovraniste.
E’ a questo punto che un umile e attento osservatore potrebbe prendere ad esempio il Nostro Giovannino Guareschi. Imparando cioè a prestare attenzione alla realtà dei fatti e ad osservare e commentare senza devianze ideologiche: vale la pena ricordare che Guareschi denominava “trinariciuti” (dotati di una terza narice, utile per spurgare il cervello versato all’ammasso) quei servi obbedienti agli ordini del partito in maniera cieca. La cosa curiosa è che per Guareschi la terza narice non era appannaggio esclusivo della sinistra (come si potrebbe desumere dalle vignette di “Contrordine, compagni”) ma di tutti coloro che non pensavano autonomamente.
Ecco, la sensazione è che il dibattito attuale veda contrapposte due facce opposte della stessa medaglia, in una contesa dove nessuno viene convinto delle posizioni opposte perché nessuno realmente possiede le proprie, e dove arroccarsi in maniera partigiana è più importante che cercare la verità (o almeno stimolarne la ricerca).
In questo contesto, il corredo di urla ossessive di una necessaria uscita dall’Euro quale unica via di salvezza, ha lo stesso peso specifico dell’europeismo modaiolo con tanto di bandierina sventolante sul profilo Twitter e ripetizione martellante di slogan televisivi ed inni alla gioia.
E così si arriva a leggere qualche imbecille che afferma la dannosità del progetto Erasmus (senza sapere di che cosa sta parlando), contrapposto ad un altro che invoca l’Europa del Manifesto di Ventotene, senza averlo mai letto (e quindi senza conoscerne la dannosità, rispetto alla grandezza e alla nobiltà dei principi ispiratori del Trattato di Roma).
Che la platea dei trinariciuti si sia ampliata così tanto negli ultimi 50 anni?

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