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Spagna, lo stallo continua. E a perdere sono i partiti tradizionali. L’analisi di Román

spagna, madrid

Gli spagnoli, ancora una volta, tornano alle urne. Il premier socialista Pedro Sánchez non regge ancora. Dopo la bocciatura della legge di Bilancio, ha convocato il voto anticipato per il prossimo 28 aprile. Nuove elezioni che evidenziano la mancanza di stabilità politica e sfondano la Spagna nello stallo.

E, purtroppo, l’epilogo non sarà diverso dalle altre volte. In una conversazione con Formiche.net, Paloma Román, direttrice della Scuola Governo dell’Università Complutense di Madrid, ha spiegato come all’indomani del voto spagnolo si ripresenterà la stessa necessità di una coalizione per formare il governo. Perché nulla cambierà.

“Realmente la situazione è di totale blocco – sostiene Román -. Si ripeterà lo scenario solito e la svolta sarà per il voto in più o il voto in meno, non solo degli elettori, ma soprattutto per i parlamentari che verranno eletti”.

Anche questa volta, dunque, la chiave sarà il giorno dopo. La politologa ricorda che i sondaggi, ad oggi, indicano un nuovo pareggio tecnico, tra il blocco di destra e il blocco di sinistra, per cui saranno decisive le negoziazioni che partiranno il 29 aprile: “Tutto si giocherà sulle conversazioni successive al voto, le combinazioni possibili. Si ripeterà lo scenario dell’Andalusia, con un’alleanza delle destre? O un’alleanza delle sinistre con Psoe e Unidos Podemos, ma con il necessario contributo degli indipendentisti, che però sono poco affidabili? Sembra remoto, ma in politica nulla è impossibile”. Un’altra opzione, aggiunge, potrebbe essere la coalizione tra il Partito Socialista Operaio Spagnolo e Ciudadanos, il che sposterebbe la bilancia al centro.

Certo è che l’epoca in cui c’erano vincitori indiscussi è finita. Ora in Spagna la forza elettorale dei partiti emergenti mette in difficoltà le formazioni politiche tradizionali. “Il Psoe è al primo posto nei sondaggi – spiega Román -, ma ha una bassissima percentuale, che non ha mai avuto. Il Partito Popolare è messo ancora peggio. Ora dovranno fare i conti con la ripartizione della torta. I tempi di trionfi e maggioranze assolute è parte del passato”.

Un’altra certezza è che gli spagnoli sono stanchi. Non di votare, gli esercizi democratici sono sempre positivi, ma di non vedere un miglioramento della situazione. La professoressa sottolinea come la gestione politica della Spagna è bloccata, specialmente sul fronte catalano: “Pedro Sánchez ha governato in mezzo ad un sandwich, soltanto con 84 deputati e molte forze contro. Non si era mai vista una situazione simile. Ha retto anche molto. Con la bocciatura della legge di Bilancio non ha avuto altra alternativa che convocare le elezioni. Il leader socialista spera di vincere in maniera più certa per esercitare il potere esecutivo con più sicurezza”. Le tendenze però restano le stesse, nulla è scritto fino al 28 aprile.

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