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Tav, chi odia e perché quel “buco” tra Torino e Lione

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A questo punto della surreale vicenda Tav, credo sia lecito chiedersi cosa spinga il Movimento 5 Stelle a un atteggiamento così rabbioso, nei confronti di questa infrastruttura. Siamo oltre la contrarietà, anche puramente ideologica. Si respira un astio, un odio viscerale, come se questa linea ferroviaria ad alta velocità fosse, ormai, semplicemente un simbolo da abbattere. Il feticcio di tutto ciò che confusamente viene additato come ‘nemico del popolo’. Un atteggiamento tanto spregiudicato, quanto pericoloso.

Osservate la deriva degli ultimi giorni: nel giro di poche ore, siamo passati dalla sarcastica e sfortunata battuta del ministro dei Trasporti, Toninelli, all’uscita sprezzante del vice presidente del consiglio, Luigi di Maio, che oggi ha ridotto la Tav a un ‘buco nella montagna’.

Come tutte le realizzazioni dell’ingegno umano, può piacere o meno, ma ormai l’opera sta catalizzando diffidenze ataviche. Sembra quasi la ribellione dell’uomo di fine XIX secolo all’avvento del trasporto su ferro e poi su gomma. Un uomo spaventato dall’idea stessa del progresso tecnologico, con il terrore di essere tagliato fuori da un futuro, che semplicemente non riusciva a comprendere. Parliamo, però, di un’era imparagonabile alla nostra: ciò che terrorizzava ampie fasce della popolazione, all’alba della belle epoque, non dovrebbe essere minimamente riproducibile oggi. A meno che In Italia sia accaduto qualcosa di profondo e sconvolgente, in grado di spingere tantissime persone a scegliere il rifiuto del progresso, per trovare quelle risposte che la classe politica e dirigente non è stata più in grado di fornire.

Resta, però, gravissimo che una forza politica del peso e dell’importanza del Movimento Cinque Stelle possa abbracciare acriticamente quest’idea antiprogressista. Il partito nato sull’onda della rete e della democrazia diretta, sembra ormai schierarsi sempre più contro l’idea che il destino dell’uomo sia quello di scavalcare i propri limiti e trovare nuove forme di sviluppo, per garantirsi un’esistenza migliore. È la storia stessa dell’Occidente, dall’Illuminismo a oggi, così, a finire in soffitta.

La Tav è evidentemente solo un comodo pretesto, un banco di prova per un’idea di mondo, in cui tenere confusamente insieme il modernismo web, le scie chimiche, qualche pulsione novax e tanta, tanta diffidenza per il progresso tecnico-scientifico. Una diffidenza figlia, lo ripeto, di una paura irrazionale, che si è scelto freddamente di accarezzare a fini tattici ed elettorali.

È una battaglia di retroguardia, destinata a sicura sconfitta, ma che può lasciare tantissime vittime sul terreno. La prima, la fiducia nel futuro, un costo che nessuna società può pagare a cuor leggero.


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