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Il governo del cambiamento piace agli italiani. Lo rivela il Trust Barometer Edelman 2019

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Presentato alla Biblioteca del Senato il Trust Barometer 2019 di Edelman, alla presenza, tra gli altri, di Anna Masera, già capo ufficio stampa della Camera, Pier Luigi Petrillo, capo di gabinetto del ministero dell’Ambiente, Giuseppe De Lucia, delegato Ferpi Lazio, e Andrea Iacomini, portavoce Unicef Italia.

CRESCE LA FIDUCIA NEL GOVERNO

La ricerca annuale misura la fiducia dei cittadini su quattro istituzioni: governo, business, ong e media. L’indagine è stata condotta su un campione di 33mila persone fra il 19 ottobre e il 16 novembre 2018 in 27 Paesi. Il primo dato che emerge è l’aumento di fiducia nel governo: con un delta positivo di 16 punti in più rispetto al precedente. L’Italia fra i 27 Paesi considerati nell’indagine, riscontra l’incremento maggiore, con ben il 43%, mentre la Francia cala dell’1% scendendo al 32%, la Germania del 3% portandosi al 40% e la Gran Bretagna sale di 6 raggiungendo il 42%, in linea con gli Usa, dove la fiducia recupera 7 punti e si porta al 40%. In generale, si nota come le persone hanno poca fiducia sul fatto che le istituzioni le aiuteranno ad affrontare un mondo in costante cambiamento, quindi si mostrano critiche. In Italia, solo una persona su dieci crede che complessivamente il sistema funzioni, mentre in Germania il dato è di uno su quattordici, in Francia uno su otto, con una media mondiale di una persona su cinque.

IN CALO MEDIA E SOCIAL

Per quanto riguarda i media, la fruizione e la condivisione di quelli tradizionali sono rimbalzate, segnando un drammatico ribaltone rispetto a un anno fa, perché c’è un crescente desiderio di ricerca di fatti, si legge nel rapporto. Per quanto riguarda le fonti più attendibili, recuperano il giornalismo tradizionale (69% di fiducia), mentre negli ultimi anni si registra un calo di fiducia nei social media (al 36% con una media mondiale al 44%), e il 76% teme le fake news. Inoltre, aumenta il divario tra media tradizionali e social di 20 punti a livello globale e fino a 35 punti in alcuni mercati sviluppati, secondo il sondaggio, mentre nella precedente ricerca il 51% dei rispondenti non consumava nemmeno un mezzo d’informazione durante la settimana, quest’anno il dato è sceso al 31%, con una crescita del 23% di chi si informa e diffonde le notizie, escluso gli over 55.

POSITIVA ANCHE LA FIDUCIA VERSO IL DATORE DI LAVORO

In netto aumento, nel mondo, la fiducia nei confronti del “datore di lavoro”, che supera con il suo 75% di ben 27 punti il governo e di 28 punti i media, dato oltretutto in crescita di due punti rispetto all’anno precedente. Si avverte in generale una sensibile paura di perdere il lavoro, il 59% degli intervistati dubita di poter trovare un lavoro migliore a causa della mancanza di adeguata esperienza o formazione specifica; il 55% teme che ciò possa accadere per colpa delle evoluzioni tecnologiche, in particolare l’automazione; il 57% infine ritiene che l’azienda per cui lavora possa risentire dei conflitti internazionali sulle politiche e le tariffe commerciali. Il dato è positivo per le donne, per la popolazione definita non informata e persino per coloro che si erano detti danneggiati dal sistema. Il datore di lavoro viene visto come una fonte affidabile su molti argomenti, soprattutto quelli su cui non c’è generale accordo. A lavoro poi, ci si fida di più dei superiori diretti e dei colleghi nella nostra stessa posizione, piuttosto che dei Ceo e del board. Si conferma, anche per i lavoratori la scarsa fiducia nell’informazione giornalistica.

BISOGNO DI CAMBIAMENTO

La fiducia è cresciuta in 12 dei 15 settori presi in considerazione, con la tecnologia (il 78%) che rimane maggiormente affidabile, seguita dalla produzione (70%) e dal settore automobilistico (70%), che ha registrato il salto più consistente a sette punti. I servizi finanziari, che hanno visto un aumento di due punti fino al 57%, sono stati ancora una volta i meno affidabili a livello globale.

Il Trust Barometer attesta che oggi le preoccupazioni dei cittadini sono più rivolte alla propria sfera individuale, in particolare per quanto riguarda la perdita del lavoro, mentre c’è meno attenzione verso i problemi della collettività e avverte nel pubblico a livello globale un bisogno impellente di cambiamento.

Infine, l’indagine rileva come si riponga un carico di responsabilità senza precedenti nei leader: il 66% degli italiani intervistati crede che i leader di oggi debbano prendere l’iniziativa per realizzare cambiamenti, senza contare sul governo, su temi come l’uguaglianza salariale, l’ambiente e la discriminazione.

In positivo, la ricerca segnala che cresce la fiducia sul “brand Italia.


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