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Venezuela, scontri alla frontiera bloccano gli aiuti umanitari. Ma qualcuno apre il passo

Non è bastato il concerto di ieri al confine tra il Venezuela e la Colombia per sensibilizzare il regime di Nicolás Maduro e le forze armate venezuelane, almeno non tutte. Nemmeno è pesato il fatto che nella frontiera 250 tonnellate di aiuti umanitari, organizzati in kit di cibo e medicine di prima necessità, attendono l’apertura della barriera imposta dal governo socialista per arrivare ai venezuelani più bisognosi.

Oggi, mentre gli occhi del mondo sono su quella frontiera, i militari di Maduro hanno risposto all’appello a favore degli aiuti umanitari lanciando bombe di gas lacrimogeni contro decine di persone che cercavano di attraversare il ponte Francisco de Paula Santander, chiuso per ordine di Maduro.

Secondo l’emittente televisivo colombiano Rcn, la Guardia nazionale del Venezuela ha posizionato sul ponte barili e barricate di filo spinato per bloccare il passaggio. Maduro aveva avvertito già ieri sera della chiusura dei valichi alla frontiera. La leader socialista Delcy Rodríguez aveva scritto via Twitter: “Il governo bolivariano del Venezuela informa la popolazione che a causa delle serie e illegali minacce del governo di Bogotá contro la pace e la sovranità del Venezuela, ha preso la decisione di chiudere temporaneamente i ponti Simón Bolívar, Santander e Unión”.

Ma l’opposizione non si è arresa. Parlamentari dell’Assemblea Nazionale e cittadini comuni si trovano sul ponte per cercare di negoziare con i militari, con l’obiettivo di fare passare gli aiuti. Molte persone hanno stretto la mano e parlato con gli agenti, dopo che alcuni hanno abbassato gli scudi di protezione. “Siamo tutti fratelli dello stesso popolo” – dicevano i manifestanti -. Voi soffrite per questa crisi come noi, con le vostre famiglie”.

In alcuni punti della frontiera il richiamo è stato ascoltato. Quattro militari venezuelani hanno disertato dopo avere attraversato due ponti al confine con la Colombia, chiusi su ordine di Maduro. Secondo le autorità colombiane, tre di questi membri della Guardia nazionale bolivariana hanno investito con un veicolo blindato una delle barriere di sicurezza del ponte Simón Bolívar. Una donna che si trovava lì è rimasta ferita. Il quarto agente ha disertato invece attraversando il ponte a piede.

Continua il silenzio generale dall’Italia. Pochi parlano di quanto sta succedendo in queste ore. Pier Ferdinando Casini, presidente dell’Interparlamentare italiana, ha dichiarato: “In questo momento di trepidazione e di speranza voglio esprimere ancora una volta la mia solidarietà al popolo venezuelano: la stragrande maggioranza degli italiani è idealmente a Cúcuta al confine con la Colombia con gli uomini e le donne libere del Sudamerica che recano aiuti al popolo affamato dalla dittatura di Maduro”.

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