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Venezuela, tra un concerto storico e le prime importanti diserzioni

MAduro

Poche certezze intorno alla crisi venezuelana, ma l’unico fatto chiaro è che il concerto che si svolgerà oggi nella città di Cúcuta, nella frontiera tra Colombia e Venezuela, farà storia. Si spera nell’arrivo di migliaia di persone nella capitale del dipartimento del Nord di Santander, tutte schierate a favore della fine del regime di Nicolás Maduro e l’entrata degli aiuti umanitari.

Il ponte Tienditas sarà lo scenario del concerto “Venezuela Aid Live”, che comincerà alle 10 del mattino (ora locale). Circa 30 artisti di fama internazionale si presenteranno: da Alejandro Sanz a Luis Fonsi. Le misure di sicurezza sono al massimo (più di 1500 poliziotti, 400 volontari, 14 ambulanze e 173 medici), già che sarà presente anche il presidente della Colombia, Iván Duque, tra altri leader mondiali.

La missione del concerto “Venezuela Aid Live” non finirà con lo spettacolo di oggi. L’imprenditore britannico Richard Branson, organizzatore dell’evento, ha annunciato che spera di raccogliere 100 milioni di dollari nei prossimi tre mesi, con la Fondazione Solidarietà per Colombia e Price Waterhouse Cooper, per continuare ad inviare aiuti umanitari per i venezuelani più bisognosi.

C’è però grande aspettativa su come e quando reagirà il regime di Maduro. Il leader del Partito Socialista Unito del Venezuela (Psuv) ha annunciato un altro concerto, a 300 metri dal ponte Tienditas, ma ancora non sono stati confermati i nomi di chi parteciperà. Secondo l’emittente televisiva colombiana Noticias Caracol, Maduro ha offerto fino a 7 milioni di dollari ad alcuni artisti, senza che l’invito sia stato accettato.

Nel frattempo, le forze armate venezuelane hanno bloccato alcuni punti della frontiera, per evitare l’ingresso degli aiuti umanitari, annunciati dal presidente ad interim Juan Guaidó per il 23 febbraio. Le autorità colombiane, invece, hanno deportato cinque cittadini venezuelani simpatizzanti del chavismo, sospettati di attentare contro la sicurezza del concerto.

Dietro le quinte Maduro comincia a perdere i pezzi. L’ex capo dell’intelligence militare del Venezuela, Hugo Carvajal, una delle figure più conosciute e antiche del chavismo, ha annunciato che appoggerà il governo ad interim di Juan Guaidó. In un messaggio video, ha chiamato Maduro dittatore e ha confermato i legami del regime venezuelano con reti di narcotraffico internazionale e gruppi terroristici come Hezbollah.

Ai due lati della frontiera la tensione è al massimo. E i flusso di notizie incontrollabile. Dalle prime ore del mattino sono girate voci di disturbi e sparatorie a Caracas, che però non sono state confermate.

Nel confine tra il Brasile e il Venezuela, dove molti camion attendono l’arrivo degli aiuti umanitari, è stato denunciato l’attacco alla comunità indigena Kumarakapay, dove sono rimasti uccise due persone e 15 feriti. I deputati Américo de Grazia e Ángel Medina hanno accusato via Twitter la Forza Armata Bolivariana.

Successivamente, la comunità avrebbe sequestrato il generale della Guardia Nazionale venezuelana, José Miguel Montoya. Secondo De Grazia, il militare è stato ritenuto responsabile dell’attacco e rapito ad un checkpoint creato dalla popolazione indigena per difendere il passaggio degli aiuti.

Un’altra notizia di ultima ora è il trasferimento del deputato dell’opposizione, Juan Requesens, dal carcere dell’Helicoide al Palazzo di Giustizia. Da cinque mesi il leader dell’opposizione è in prigione con l’accusa di tradimento alla patria, terrorismo, omicidio e associazione per delinquere.

In un’intervista con il quotidiano americano The New York Times, Carvajal ha lanciato un appello ai militari venezuelani per abbandonare Maduro durante la giornata di sabato, quando si spera fare arrivare sul territorio venezuelani 250 tonnellate di cibo e medicine.

“Ora basta – ha detto Carvajal -. Hai ucciso centinaia di ragazzi che erano in piazza per chiedere i loro diritti. Senza contare tutti i morti per mancanza di medicine e per la criminalità. Ai generali, come fate, avendo il potere, a non fare entrare gli aiuti umanitari internazionali che potrebbero salvare vite nel nostro Paese? Siete così inumani? Siete ipnotizzati?”. Carvajal ha detto che è disposto a fornire prove contro il regime, una volta arrivata la fine.

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