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La crisi del Venezuela fa tremare il mercato internazionale

Sebbene il 2019 si prospetti un ottimo anno per i conti dell’America latina, la crisi politica ed istituzionale del Venezuela rischia di mettere a repentaglio la stabilità economica non solo del continente.

La Borsa brasiliana è aumentata del 9%, mentre la Borsa messicana il 3%, la Borsa cilena del 5% e la Borsa argentina del 24%. Le prospettive per i prossimi mesi sono positive, grazie anche alla pausa della Fed per l’aumento delle tasse, la stabilità del prezzo del dollaro e l’aumento delle materie prime. Secondo il fondo M&G Investments, influisce anche il fatto che probabilmente si congelerà il conflitto commerciale tra la Cina e gli Stati Uniti. Cresce dunque la fiducia per le economie emergenti.

Tuttavia, c’è una congiuntura che rischia di intaccare la crescita: la crisi venezuelana. Anche se per alcuni il rischio è limitato perché la situazione del Venezuela non è una novità, si conosce da molto tempo, e si sa che lo sviluppo non sarà positivo.

Uno scenario ipotetico potrebbe avere conseguenze molto negative sui mercati globali. È l’intervento militare contro il regime di Nicolás Maduro. In minore misura, invece, sarebbe l’impatto in caso di un’insurrezione delle forze armate interne.

L’opportunità di acquistare titoli di Stato venezuelano, che potrebbero riprendere valore dopo la caduta del regime, non è considerata per la caratteristica di “mercato di frontiera” del Venezuela. Le perdite potrebbero essere rilevanti.

Il settore che ad oggi è più colpito dalla crisi venezuelana è il mercato globale di petrolio. Un articolo del sito Bloomberg riprende il report dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (Iea) che sostiene come il tipo di greggio estratto dal Venezuela è sempre più scarso. “Gli Stati Uniti, principale cliente del Venezuela, ha vietato le importazioni di petrolio come sanzione contro Nicolás Maduro – si legge su Bloomberg -. La produzione del Venezuela è al livello più basso negli ultimi anni, già che la crisi economica ha colpito l’infrastruttura petrolifera”.

Per l’Iea, l’interruzione in Venezuela rappresenta una minaccia perché la produzione del greggio più pesante e con più zolfo si sta riducendo in altri posti. L’Organizzazione di Paesi Esportatori di Petrolio ha tagliato la produzione per evitare il surplus mondiale. Il prezzo del greggio si è mantenuto a 60 dollari il barile, ma probabilmente aumenterà – secondo l’agenzia Iea – quando saranno finite le scorte del 2018.

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