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L’arma segreta di Trump per alzare il Muro, al via una raccolta fondi

trump inf muro

Donald Trump non ha intenzione di mollare sul Muro con il Messico. Il presidente degli Stati Uniti ha chiesto 4,7 trilioni di dollari al Congresso per il budget dell’anno fiscale 2020. Nel bilancio, ha incluso la richiesta di 8,6 miliardi di dollari per finanziare la costruzione della struttura, oltre all’aumento previsto per le spese militari e i tagli ai programmi di assistenza Medicare e Medicaid. Molto probabilmente, la proposta sarà bocciata dai democratici alla Camera e farà sprofondare il Paese in un clima di tensione politica e un nuovo shutdown.

È per questo che all’interno del Partito Repubblicano c’è chi pensa ad una strada alternativa. Bruce Griffey, rappresentante statale dello stato Nashville, Tennessee, ha proposto l’imposizione di una nuova tassa del 10% per raccogliere fondi e finanziare la costruzione del Muro. La proposta è prevista nel progetto di legge HB-0562.

“Possiamo costruire il Muro degli Stati Uniti e proteggere i cittadini americani, nonostante la mancanza di azione da parte del Congresso”, ha dichiarato Griffey. Il repubblicano è sostenitore della linea dura di Trump contro l’immigrazione illegale e promuove la campagna “fare l’America più sicura, libera di criminali”. Il Tennessee non è l’unico che appoggia la costruzione del muro con denaro proveniente dalla vaglia internazionale. In Montana, Arizona e West Virginia sono avanzate proposte similari.

Secondo Griffey, con l’imposta si potrebbero raccogliere 5,7 miliardi di dollari in maniera quasi immediata. Perché il business degli invii di denaro dagli Stati Uniti verso il Messico è un affare miliardario. Solo nel 2018 lavoratori messicani hanno inviato ai suoi famigliari 33,4 miliardi di dollari. Una cifra record, con un aumento del 10,5% rispetto al 2017, secondo la Banca Centrale del Messico.

L’anno scorso sono state registrate 103.960 operazioni in totale. Juan José Li Ng, analista di Bbva Research, indica che il 94,1% delle vaglia internazionali ricevute in Messico provenivano dagli Stati Uniti. Il 97,7% arrivano da bonifici elettronici mentre il 1,8% in contati e lo 0,5% da altri vie.

Nel 2015, la Banca Centrale del Messico precisò che nel Paese sono arrivati 25 miliardi di dollari, più di quanto ha prodotto l’esportazione di petrolio.

Ma le opzioni per aggirare le nuove tasse non mancano. Un articolo della rivista Forbes México intitolato “L’app che abbatterà i ‘muri’ per inviare denaro dagli Stati Uniti” racconta di un nuovo strumento digitale ideato dal professore Raúl Hinojosa dell’Università di California per realizzare i bonifici in maniera diretta.

Invece il senatore repubblicano Ted Cruz ha proposto un’altra alternativa: destinare il patrimonio del narcotrafficante messicano Joaquín “El Chapo” Guzmán, condannato negli Stati Uniti, per finanziaria la struttura di acciaio nella frontiera. Il “tesoretto” è di 14 miliardi di dollari. Peccato però che ancora ancora non reperibile.

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