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Il coraggio di esporre la bandiera dell’Europa accanto a quella italiana

Europa

Mi piace l’iniziativa promossa da Romano Prodi, per invitare i cittadini ad esporre la bandiera dell’Unione Europea, al fianco di quella italiana, oggi 21 marzo. Mi piace, tanto per sgomberare subito il campo da possibili equivoci, non per questioni politiche o peggio di partito. Neppure per la personalità di chi l’ha ideata, ma perché è una proposta controcorrente e deliziosamente spericolata, in questa fase storica.

Anche solo parlare di Europa e Unione Europea, infatti, sembra garantire l’insulto e l’odio cieco, certo non la popolarità. Mi correggo, neppure l’incolumità verbale.
L’Europa è diventata il bersaglio facile-facile di un dibattito così sbracato e senza senso, da finire pudicamente nascosta, anche da chi nutra sentimenti genuinamente favorevoli. Meglio non parlarne…

Ci vuole, dunque, coraggio a chiedere all’italiano medio di oggi di esporre e sentire propria la bandiera azzurra con le dodici stelle d’oro. Il coraggio di andare contro le mode, contro i facili giudizi, contro la polemica becera e fine a se stessa, ma produttiva in termini di audience.

È un’iniziativa con dei tratti di nobiltà, se pensiamo come il cannoneggiamento quotidiano dell’idea di Europa equivalga a minare il futuro dei nostri ragazzi.
Far finta di non sapere che il domani dei nostri figli, senza Europa, sarebbe immensamente più grigio ed esposto a rischi inimmaginabili, significa negare subdolamente il valore storico delle conquiste di chi ci ha preceduto. Traguardi impensabili, fino a poche generazioni fa, in un continente che si è scannato e ha toccato i punti più bassi della storia dell’uomo.

Nessuna conquista è per sempre, neppure la più radicata nelle nostre menti. La pericolosità del gioco al massacro, cominciato pochi anni fa e oggi sotto i nostri occhi, è tutta qui. Ci vuole una vita a costruire un miracolo, qual è stata la pace prima e l’Unione Europea poi, può bastare pochissimo a lasciare ai nostri figli un tappeto di cocci taglienti.


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