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Economia, difesa e sicurezza. Perché essere integrati conviene a tutti gli europei

Di Salvatore Rossi
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Il caso dell’Unione bancaria, ultima nata fra le costruzioni europee, è emblematico delle difficoltà in cui versa oggi l’idea europeista. A dispetto del suo nome, solo negli enunciati essa punta a integrare il mercato bancario in Europa, in realtà serve di fatto a difendere le banche di alcuni paesi dai problemi delle banche di altri. In questo senso non è un avanzamento sulla strada della sovranazionalità, è un arretramento.

C’è un punto fondamentale su cui conviene soffermarsi. Essere integrati conviene a tutti gli europei: il benessere collettivo in Europa è tanto maggiore e meglio distribuito quanto più ci si avvicina a una vera federazione di Stati. La stessa importanza geopolitica di un’Europa unita è molto maggiore della somma di quelle dei singoli Stati che la compongono. Questa convenienza va fatta ridiventare sentimento.

Molti cittadini europei sono angosciati dal futuro: dal pericolo – non importa se reale o immaginario – di flussi incontrollati di immigrazione, dal terrorismo religioso, dalle trasformazioni che si annunciano nel lavoro di massa. Quando si avverte un pericolo la tendenza è ad asserragliarsi. Ma farlo ciascuno nella propria casa è un’idea peggiore che farlo insieme agli altri nel palazzo in cui tutti si abita. L’Europa è il palazzo a cui apparteniamo.

Le persone che vedono l’oggettiva convenienza, anche economica, dello stare uniti devono lavorare a tradurla agli occhi della collettività in termini non più e non solo economici, ma di altri collanti basilari come la difesa e la sicurezza. Devono soprattutto rendere attraente sentirsi europei.

(Leggi qui la lezione completa)

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